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Origine di Ryugu: più vicina di quanto si pensasse

By Giovanna Russo
Published 1 Ottobre 2024
7 Min Read
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Origine di Ryugu: più vicina di quanto si pensasse

L’asteroide near-Earth Ryugu è stato fotografato da una distanza di 20 km.​ Crediti: Jaxa, University of Tokyo, Kochi University, ‍ Rikkyo⁤ University, Nagoya ‌University, Chiba Institute of Technology, Meiji University, University of Aizu e Aist. Il 6 dicembre 2020, ⁤la sonda spaziale Hayabusa 2 della Jaxa ha riportato sulla Terra circa 5⁣ grammi dell’asteroide Ryugu. Da quel⁤ momento, i preziosi frammenti di ⁢questo oggetto celeste, considerato una vera e ​propria capsula del tempo‌ contenente informazioni sui primi istanti⁣ di vita del Sistema Solare,⁣ sono stati sottoposti a numerose indagini. Dopo il recupero del materiale dal sample catcher presso l’Extraterrestrial Sample Curation Center della Jaxa, minuscoli granelli ⁣neri sono stati distribuiti ⁤in vari laboratori di ricerca in tutto il mondo, incluso un ‍laboratorio Inaf a Roma. Qui, sono stati analizzati per determinarne​ la ‍struttura, la composizione chimica, isotopica e mineralogica, con l’obiettivo di rispondere a una delle‌ domande che da tempo affascinano‌ gli scienziati: dov’è nato Ryugu?

Le prime scoperte sull’asteroide ⁢Ryugu

Analisi iniziali e risultati sorprendenti

I primi studi condotti sull’asteroide, i cui risultati sono stati pubblicati su prestigiose riviste scientifiche come ⁤ Nature e Science, hanno ‌rivelato molti dettagli interessanti. Alcuni studi ‍hanno rilevato la presenza di acqua liquida intrappolata in⁤ cristalli esagonali di solfuro di ferro.‍ Non si tratta di acqua “liscia”, ‍ma di ‍acqua arricchita con molecole di anidride carbonica (CO2). ⁣Altri studi hanno scoperto la presenza di abbondante materia organica, sia sotto ​forma‌ di grani di dimensioni sub-micrometriche che⁢ come materia dispersa nella matrice rocciosa. Inoltre, sono stati trovati gas nobili, idrocarburi, amminoacidi, uracile e niacina (un vitamero⁣ della vitamina B3), molecole ​fondamentali per la vita come la conosciamo.

Composizione e origine di Ryugu

Altri studi hanno rivelato che Ryugu è composto da una pasta simile a quella delle condriti carbonacee di tipo Ivuna,‌ meteoriti che⁤ si ritiene ⁢abbiano la composizione chimica più vicina alla nebulosa da cui si è formato il Sistema ⁢Solare. Questi risultati suggeriscono che i 450⁤ milioni di tonnellate di roccia di cui è fatto Ryugu ‍si siano assemblati nel ‍ Sistema Solare esterno. La differente⁢ composizione isotopica rispetto ad altri gruppi di condriti, come le condriti carbonacee (Cc), ha ⁣portato a ipotizzare che Ryugu si sia ⁢formato ⁤a una distanza dal Sole maggiore rispetto a queste ⁣ultime, probabilmente in ⁤una regione ⁤compresa tra Urano e Nettuno.

Nuove ipotesi sull’origine⁢ di Ryugu

Studio del Max Planck ‍Institute

Un nuovo studio condotto da un team di scienziati del Max Planck Institute in Germania dipinge ora un quadro diverso. I⁢ risultati della ​ricerca, pubblicati recentemente su Science Advances,​ suggeriscono che, come le condriti Cc, Ryugu possa essere nato​ tra le orbite di Marte e Giove. Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato la composizione isotopica del nichel in quattro campioni di Ryugu e li hanno confrontati con quelli di sei condriti carbonacee note.

Confronto delle firme isotopiche

Le due condriti ⁢ Tagish Lake e Tarda presentavano firme isotopiche ‍del nichel⁢ simili a quelle della maggior parte delle altre condriti Cc.‌ Al contrario, tutte le condriti ‘CI’ e tutti e quattro i campioni di Ryugu avevano firme isotopiche ‍diverse, mostrando quantità⁤ maggiori di ‍varianti di ⁣nichel. Per spiegare queste differenze, i ricercatori hanno calcolato le variazioni isotopiche⁢ del nichel ⁣prodotte dalla miscelazione di inclusioni refrattarie, condruli ‍e matrice. Tuttavia, nessuna ‌miscela delle tre strutture⁣ ha riprodotto le variazioni isotopiche del nichel osservate tra le condriti Cc. Le cose sono ⁤cambiate quando i ricercatori hanno incluso nel modello un quarto componente: minuscoli granuli di ferro-nichel.

Il‌ modello proposto dai ricercatori

Processo ‍di ⁤foto-evaporazione

Secondo gli scienziati, il processo che potrebbe aver‍ causato l’arricchimento dei grani di ferro ‌e nichel e le peculiari composizioni isotopiche delle condriti di tipo‌ Ivuna/Ryugu durante la ⁣formazione del Sistema Solare è la foto-evaporazione del gas nel disco protoplanetario del Sole. Questo scenario implica che questi corpi non abbiano avuto origine nel ​ Sistema Solare esterno, ma tra le orbite di Marte e Giove.

Formazione delle ⁢condriti carbonacee

Le prime condriti carboniose iniziarono a formarsi circa‌ due milioni di anni dopo la formazione del Sistema Solare nel disco ‌proto-planetario⁣ del Sole. Da lì, la polvere e⁣ i primi grumi si fecero ‍strada verso il Sistema Solare interno. A‌ un certo punto, lungo il ⁤loro cammino, questi semi incontrarono Giove. Fuori dalla sua ‍orbita, i grumi più pesanti e grandi si accumularono, trasformandosi in condriti carbonacee con le loro numerose ‌inclusioni. L’accrescimento continuò per circa due milioni di anni, fino a quando un altro processo prese il sopravvento: sotto l’influenza del Sole, il gas ⁢di cui le condriti ⁤carbonacee⁢ erano costituite evaporò gradualmente fuori dall’orbita di⁢ Giove,‌ causando l’accumulo di polveri e granuli di ferro e nichel, portando alla ‍nascita delle condriti di tipo Ivuna e Ryugu.

Conclusioni e implicazioni future

Riconsiderazione dell’origine​ di Ryugu

Se ​questa ipotesi è corretta,​ le condriti⁣ di tipo Ivuna non⁤ appaiono più come parenti lontani e in qualche modo esotici delle altre condriti carbonacee formatesi nel Sistema Solare. Piuttosto, appaiono come fratelli che potrebbero essersi formati nella⁣ stessa regione, ma in​ fasi successive⁢ e attraverso un processo diverso. «I risultati di questo studio ci ‍hanno ⁤sorpreso molto», dice Christoph⁣ Burkhard, scienziato del Max Planck⁤ Institute e co-autore dello‌ studio. «Abbiamo ‍dovuto ripensare completamente non solo all’origine di Ryugu, ma anche a quella dell’intero gruppo ‍di condriti di tipo Ivuna».

Prospettive future

Questi nuovi risultati aprono⁣ la strada a ulteriori ricerche per⁣ comprendere meglio⁣ la formazione e l’evoluzione del Sistema Solare. La possibilità che Ryugu e⁣ le condriti di tipo Ivuna si siano formati tra le orbite di Marte e Giove offre una nuova prospettiva sulla distribuzione dei materiali nel disco protoplanetario e sui processi che hanno portato alla formazione dei pianeti e degli altri⁢ corpi celesti.

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