L’efficacia di vaccino materno e anticorpi monoclonali nella stagione 2024-25
Durante l’inverno 2024-25, gli Stati Uniti hanno registrato un calo marcato dei ricoveri ospedalieri nei neonati causati dal virus respiratorio sinciziale (RSV), un risultato che segna una svolta epocale nella prevenzione delle infezioni respiratorie gravi nella prima infanzia. A contribuire in modo decisivo a questo traguardo sono stati due interventi farmacologici innovativi: il vaccino materno e il nirsevimab, un anticorpo monoclonale a lunga durata d’azione.
Il ruolo del vaccino materno nella protezione prenatale
Il vaccino anti-RSV somministrato durante il terzo trimestre di gravidanza ha permesso di trasferire anticorpi protettivi al feto, offrendo una copertura immediata ai neonati nei primi mesi di vita. Questa strategia si è rivelata particolarmente utile per i bambini nati tra autunno e inverno, quando l’incidenza del virus raggiunge i massimi livelli. La copertura vaccinale materna è cresciuta in maniera significativa nel corso della stagione, passando da un 30% nell’Ottobre 2024 a oltre il 66% nel Febbraio 2025.
Nirsevimab: protezione mirata nei neonati ad alto rischio
Parallelamente, l’introduzione su larga scala del nirsevimab, somministrato una tantum ai neonati fino agli 8 mesi di età, ha ulteriormente rafforzato la protezione dei più piccoli. Il farmaco è stato utilizzato anche in bambini tra 8 e 19 mesi con fattori di rischio specifici, contribuendo a ridurre l’impatto delle infezioni da RSV nei soggetti più vulnerabili.
I dati CDC: il calo dei ricoveri è netto
L’analisi condotta dal CDC attraverso i database RSV-NET e NVSN ha evidenziato un declino straordinario dei ricoveri nei bambini sotto gli 8 mesi: -46% secondo RSV-NET e -28% secondo NVSN. I risultati sono ancora più impressionanti per i neonati sotto i 2 mesi, che hanno registrato un calo del 52% e del 45% rispettivamente. L’efficacia degli interventi appare ancora più evidente se si considera che, escludendo l’area metropolitana di Houston – dove le forniture non erano ancora ampiamente disponibili all’inizio della stagione – i numeri sono stati ancora più incoraggianti.
Le fasce escluse mostrano tassi di ospedalizzazione più elevati
Un dato rilevante è rappresentato dal maggiore tasso di ospedalizzazione nei bambini oltre gli 8 mesi, che non avevano ricevuto alcuna delle due protezioni. Questo elemento rafforza l’ipotesi che il calo osservato nei più piccoli sia direttamente attribuibile all’adozione diffusa di questi nuovi strumenti preventivi.
Le raccomandazioni degli esperti: intervenire precocemente
Il Comitato Consultivo sulle Pratiche di Immunizzazione ribadisce che la tempestività dell’intervento è fondamentale. Le raccomandazioni puntano a garantire la protezione sin dai primi giorni di vita, idealmente entro la prima settimana, soprattutto per i nati durante la stagione RSV, quando il rischio di esposizione è immediato.