Un picco straordinario che potrebbe rientrare nella variabilità naturale
Negli ultimi due anni, il caldo globale ha raggiunto livelli senza precedenti, sollevando interrogativi e timori sull’accelerazione del cambiamento climatico. Tuttavia, alcuni climatologi mettono in discussione l’interpretazione più allarmistica, suggerendo che le temperature record del 2023 e del 2024 potrebbero essere spiegate da una fluttuazione naturale e non necessariamente da una svolta irreversibile nella crisi climatica.
Durante l’annuale incontro dell’Unione Europea di Geoscienze svoltosi a Vienna nella prima settimana di Maggio 2025, Karsten Haustein, climatologo dell’Università di Lipsia, ha sottolineato come le simulazioni climatiche mostrino che un simile picco termico rientra nella gamma delle oscillazioni naturali del sistema Terra-atmosfera: “Dal punto di vista dei modelli, sì, è una variabilità che ci aspettiamo”, ha affermato.
Il caso del Belgio e l’estremizzazione climatica europea
Tra i paesi più colpiti dalle temperature record figura il Belgio, dove nel 2024 si sono registrate giornate con valori termici fuori scala rispetto alle medie pluriennali, specialmente durante l’estate boreale. Il fenomeno si è esteso anche ad altre aree dell’Europa occidentale, sollevando il sospetto che non si tratti più solo di una anomala ondata di calore, ma di un possibile nuovo regime climatico.
Una variabilità che, però, preoccupa
Nonostante le dichiarazioni che tendono ad attribuire l’impennata termica alla variabilità naturale, resta il fatto che i record registrati sono stati talmente estremi da essere difficili da inquadrare all’interno delle semplici oscillazioni climatiche del passato. Questo ha portato altri scienziati a non escludere del tutto che ci si trovi davanti a una transizione verso un clima più instabile e radicale.
Un’anomalia che invita alla prudenza, non al negazionismo
È importante precisare che nessuno degli studiosi coinvolti ha smentito l’esistenza del riscaldamento globale antropogenico, già ampiamente documentato. Il punto cruciale riguarda piuttosto la natura dell’accelerazione osservata tra il 2023 e il 2024, che potrebbe essere stata amplificata da eventi come El Niño, dalla riduzione temporanea di aerosol raffreddanti nell’atmosfera, o da condizioni oceaniche transitorie.