Il cervello dei bambini traccia mappe spaziali già in tenera età
Uno studio pionieristico pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences ha sfatato un lungo pregiudizio sulla capacità di orientamento nei bambini. Contrariamente all’opinione consolidata secondo cui queste abilità emergano intorno ai 12 anni, i risultati rivelano che bambini di soli cinque anni sono perfettamente in grado di navigare in ambienti virtuali complessi, costruendo nella loro mente mappe cognitive dettagliate.
Questo esperimento innovativo ha utilizzato una città virtuale interattiva chiamata “Tiny Town”, creata appositamente per analizzare in che modo i più piccoli apprendano e memorizzino la disposizione dello spazio. Gli studiosi hanno così ottenuto dati sorprendenti su come, già nella primissima infanzia, il cervello sia in grado di processare l’ambiente circostante.
Come funziona la navigazione spaziale nel cervello dei bambini
Il cervello umano gestisce l’orientamento spaziale attraverso un’interazione tra tre regioni fondamentali:
- Area parahippocampale (PPA), che categorizza visivamente gli ambienti.
- Complesso retrospleniale (RSC), responsabile della mappatura mentale su larga scala.
- Area occipitale (OPA), che interviene per evitare ostacoli durante il movimento.
Sebbene l’OPA maturi completamente solo verso gli otto anni, lo studio dimostra che l’RSC è già operativo in età prescolare. È proprio questa zona ad aver attirato l’attenzione dei ricercatori, poiché consente di creare una rappresentazione mentale di un ambiente anche in soggetti con capacità motorie ancora in via di sviluppo.
Tiny Town: un esperimento immersivo a misura di bambino
Per rendere il test più accessibile e coinvolgente, i neuroscienziati dell’Università di Emory hanno progettato Tiny Town con elementi di forte richiamo emotivo e simbolico, come parchi giochi, gelaterie e stazioni dei pompieri. La città virtuale aveva la forma di un triangolo, i cui vertici erano segnati da paesaggi riconoscibili: angolo della montagna, angolo dell’albero e angolo del lago.
Durante l’esperimento, i bambini si muovevano nella città tramite i tasti direzionali di un computer. Dopo una fase iniziale di esplorazione libera, venivano sottoposti a test di memoria spaziale e, successivamente, a scansioni fMRI per rilevare l’attività cerebrale.
La tecnologia fMRI svela il pensiero spaziale precoce
Le immagini ottenute tramite risonanza magnetica funzionale hanno evidenziato un’attivazione significativa dell’RSC mentre i bambini identificavano luoghi e oggetti presenti nella città virtuale. La metodologia includeva un gioco cognitivo, in cui i partecipanti dovevano riconoscere correttamente le immagini di Tiny Town e premere un pulsante quando percepivano una corrispondenza.
Questo ha confermato che anche in età prescolare, la mente è capace di organizzare e richiamare spazi complessi. Un risultato che ha aperto nuove frontiere nella comprensione dello sviluppo cerebrale precoce.
Prospettive future sulla neuroscienza infantile
Secondo Yaelan Jung, primo autore dello studio, l’approccio deve unire rigore scientifico e dimensione ludica, affinché i bambini possano partecipare in modo naturale e motivato. Questo lavoro pone le basi per applicazioni cliniche, specialmente per distinguere tra sviluppo cognitivo tipico e atipico.
Come sottolineato nel comunicato dell’Università di Emory:
“Vogliamo che ogni bambino lasci l’esperienza con un buon ricordo della scienza.”
Lo studio completo è consultabile qui:
National Academy of Sciences – PNAS