I lavori non sono tutti uguali: il mestiere che fai può salvarti la vita
Non tutte le professioni presentano lo stesso rischio per la salute mentale. Negli Stati Uniti, i lavoratori dell’industria del gas, i musicisti, i boscaioli e gli operai dell’edilizia mostrano i più alti tassi di suicidio, mentre gli educatori, categoria che comprende insegnanti, professori universitari, tutor e bibliotecari, figurano tra i più protetti dal rischio suicidario. A confermarlo sono i dati del National Violent Death Reporting System, gestito in Arizona dal Center for Violence Prevention and Community Safety e supportato dai Centers for Disease Control and Prevention.
Lavoratori ad alto rischio: i numeri dietro la crisi
Nel 2022, il tasso medio di suicidi negli Stati Uniti ha raggiunto i 14,2 casi ogni 100.000 abitanti, in crescita rispetto ai 10,9 registrati nel 1999. Ma tra uomini adulti in età lavorativa, la situazione è ancora più grave: 32 suicidi ogni 100.000 lavoratori, contro 8 ogni 100.000 per le donne. Alcune categorie sfiorano livelli drammatici: nei settori dell’edilizia e dell’estrazione, il dato raggiunge i 65,6 suicidi ogni 100.000 uomini, mentre tra chi lavora nei media, sport e spettacolo, si attesta intorno a 44,5.
Le cause sono numerose: esperienze traumatiche, esposizione a strumenti letali, scarsa sicurezza occupazionale, bassa autonomia e scarso riconoscimento. Senza dimenticare che alcune professioni attraggono personalità più vulnerabili o presentano una forte incidenza di uso problematico di alcol o droghe.
Educatori: un’eccezione statistica e culturale
Il caso degli educatori emerge come un’eccezione rilevante. Nel 2021, negli Stati Uniti, solo 11 educatori maschi su 100.000 sono morti per suicidio, con un numero ancora più basso per le donne. In Arizona, tra il 2016 e il 2023, si sono registrati 117 suicidi tra gli insegnanti, con un’incidenza pari a 7,3 per 100.000 educatori: meno di un terzo rispetto alla media di tutte le altre occupazioni nello Stato.
Le ragioni dietro la resilienza degli insegnanti
Ciò che sorprende è che, nonostante livelli elevati di burnout, pressioni istituzionali e carichi emotivi, gli insegnanti mostrano una maggiore resistenza psicologica. Diversi fattori contribuiscono a questa resilienza:
- Profilo demografico: La professione è composta in gran parte da donne e da persone sposate, due categorie statisticamente meno soggette al suicidio.
- Livello di istruzione: Gli insegnanti possiedono spesso titoli accademici elevati, che aumentano lo status socioeconomico e l’accesso a risorse protettive.
- Minore esposizione a mezzi letali: A differenza di militari, medici o poliziotti, gli insegnanti non hanno facile accesso a armi da fuoco o farmaci pericolosi nei luoghi di lavoro.
- Reti sociali solide: Le scuole e le università facilitano la formazione di legami sociali significativi, che funzionano da ammortizzatori emotivi. Gli insegnanti spesso creano relazioni durature con colleghi, studenti e dirigenti scolastici, contribuendo a un forte senso di appartenenza e scopo esistenziale.
- Minore incidenza di dipendenze: Gli educatori suicidi registrano livelli inferiori di uso problematico di alcol o droghe, fattori spesso legati al rischio suicidario.
Lezioni per altre categorie professionali
Anche se ogni mestiere presenta le sue sfide, dall’analisi degli educatori emergono spunti preziosi per costruire ambienti lavorativi più sani:
Coltivare relazioni autentiche: Il senso di comunità e appartenenza può ridurre lo stress tanto quanto smettere di fumare, secondo alcune ricerche.
Sviluppare capacità di coping: Tecniche come la meditazione, il pensiero positivo o la definizione di obiettivi realistici aiutano ad affrontare pressioni continue.
Promuovere il significato nel lavoro: Quando un’occupazione viene percepita come utile, importante e contribuente al bene collettivo, diventa un potente antidoto contro la disperazione.
Evitare ambienti tossici: Apprezzare i dipendenti, favorire riconoscimenti sinceri e valorizzare le loro competenze può prevenire il crollo emotivo.
Fonti scientifiche principali:
- CDC – National Violent Death Reporting System
- National Center for Health Statistics
- Arizona State University – Center for Violence Prevention