Una nuova ipotesi ribalta l’origine del più celebre dinosauro carnivoro
Per decenni, il Tyrannosaurus rex è stato considerato un’icona esclusivamente nordamericana, ma recenti scoperte mettono in discussione questa convinzione radicata. Secondo uno studio pubblicato su Royal Society Open Science (https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rsos.231552), i veri antenati del T. rex potrebbero essere migrati dall’Asia orientale, attraversando il ponte di terra dello stretto di Bering durante il tardo Cretaceo.
Modelli evolutivi e lacune fossili
I paleontologi, per ricostruire questa sorprendente migrazione preistorica, hanno utilizzato modelli matematici avanzati che integrano dati su posizione e datazione dei fossili, oltre a informazioni paleoclimatiche ed evolutive. Un aspetto cruciale del loro metodo è stato considerare le lacune nei dati fossili, in particolare l’esiguo numero di megaraptoridi identificati in Asia, rispetto ai numerosi ritrovamenti in Nord America, tra cui circa 30 fossili completi di T. rex.
Cassius Morrison, dell’University College di Londra, autore principale dello studio, sottolinea che i risultati supportano la tesi secondo cui i progenitori del T. rex migrarono attraverso l’antico ponte tra Siberia e Alaska, in linea con precedenti ricerche che indicano una parentela più stretta con il Tarbosaurus asiatico rispetto al Daspletosaurus nordamericano.
Clima e migrazione: un legame evolutivo
I ricercatori ipotizzano che il riscaldamento globale avvenuto circa 92 milioni di anni fa possa aver innescato il movimento migratorio dei megaraptoridi verso ambienti più freschi. Questo comportamento potrebbe essere stato facilitato dalla loro fisiologia presumibilmente endotermica o dalla presenza di piumaggio, rendendoli meglio adattati ai climi temperati o freddi rispetto ai caldi ecosistemi tropicali dell’epoca.
Una teoria divisiva nella paleontologia moderna
Questa nuova proposta sulle origini asiatiche del T. rex riaccende un dibattito acceso tra paleontologi. Una delle principali controversie è rappresentata da uno studio pubblicato nel 2024, che ha annunciato la scoperta in Nuovo Messico di un presunto antenato del T. rex: il Tyrannosaurus mcraeensis, datato tra i 3 e 5 milioni di anni prima del suo celebre discendente. I sostenitori dell’ipotesi nordamericana considerano questa scoperta una prova concreta, ma gli autori del nuovo studio la contestano, sostenendo che la datazione del fossile sia errata.
Un enigma ancora aperto
Finché non emergeranno nuove evidenze fossili, soprattutto megaraptoridi al di fuori del Nord America, le origini evolutive del T. rex resteranno incerte, sospese tra le steppe dell’Asia orientale e le pianure del Cretaceo nordamericano. La questione resta cruciale per comprendere le dinamiche della dispersione dei dinosauri su scala planetaria e l’impatto dei cambiamenti climatici sul loro sviluppo evolutivo.