La preoccupazione principale riguarda la possibilità che un’intera porzione occidentale dell’isola, indebolita da antiche eruzioni e da continue attività sismiche, possa scivolare improvvisamente nell’oceano Atlantico. Tale evento rilascerebbe un’enorme quantità di energia in mare, generando onde di tsunami capaci di attraversare l’Atlantico e colpire le coste di Africa, Europa, Nord America e persino del Sud America.
Le cause principali di questo rischio sono:
- Eruzioni vulcaniche che fratturano e destabilizzano il fianco occidentale dell’isola.
- Accumulo di magma sotto la superficie che crea pressioni anomale.
- Intensa attività sismica che provoca la progressiva fratturazione delle rocce.
- Erosione costiera e infiltrazione d’acqua che accelerano la perdita di coesione dei materiali.
Per approfondire
- I segnali precoci che potrebbero anticipare un collasso vulcanico a La Palma
- La Palma, il rischio tsunami da frana vulcanica. Cosa accadrebbe
- Grandi frane vulcaniche del passato: gli eventi storici che hanno generato tsunami
La Palma e il vulcano Cumbre Vieja: un gigante instabile
La Palma, la quinta isola più grande dell’arcipelago delle Canarie, è considerata una delle più giovani dal punto di vista geologico. Il Cumbre Vieja, che domina la sua morfologia, ha manifestato nel tempo segni evidenti di instabilità.
Uno studio condotto da Day et al. (1999) e successivamente supportato da ulteriori ricerche (fonte: Geophysical Research Letters) ha ipotizzato che una porzione significativa del fianco occidentale del vulcano potrebbe collassare in seguito a una futura eruzione esplosiva o a un’intensa serie di terremoti. Il movimento non sarebbe graduale, bensì improvviso e violento, coinvolgendo fino a 500 chilometri cubici di materiale.
In seguito a una nuova eruzione nel 2021, osservazioni satellitari hanno confermato piccoli ma significativi movimenti del terreno sull’isola, ravvivando le preoccupazioni, sebbene gli scienziati abbiano sottolineato che un collasso su larga scala non è imminente, ma resta una possibilità concreta nel lungo termine.
Cosa dice la scienza oggi sulla possibilità di un mega-tsunami
Attualmente, il consenso scientifico si è evoluto rispetto agli studi più allarmistici degli anni ’90 e 2000. Secondo le analisi più recenti (fonte: Nature Communications), è improbabile che un collasso così esteso avvenga in un’unica fase. Piuttosto, si ritiene che eventuali movimenti franosi avverrebbero in segmenti più piccoli, generando tsunami locali, ma non le onde oceaniche apocalittiche ipotizzate in passato.
Inoltre, i modelli geofisici attuali suggeriscono che:
- Le deformazioni del terreno sono relativamente lente.
- Non si osservano al momento crepe sufficientemente profonde da presagire un crollo imminente.
- I sistemi di monitoraggio installati dopo il 2021 sono in grado di rilevare precocemente anomalie significative.
La possibilità di un mega-tsunami come ipotizzato da alcuni documentari catastrofisti appare, secondo la comunità scientifica moderna, molto remota. Tuttavia, il rischio di frane minori e tsunami localizzati esiste e viene costantemente monitorato.
Un equilibrio fragile, sorvegliato minuto per minuto
L’isola di La Palma rappresenta oggi un laboratorio naturale per lo studio delle interazioni tra attività vulcanica, frane gravitazionali e dinamiche oceaniche. Le autorità locali e i centri di ricerca come l’Instituto Geográfico Nacional spagnolo e il GEOFON tedesco mantengono attivi programmi di sorveglianza H24 attraverso reti di sismometri, GPS, radar satellitari e droni.
Se da un lato la paura di un evento catastrofico su scala planetaria si è attenuata grazie a studi più dettagliati e strumenti di monitoraggio avanzati, dall’altro è evidente che l’instabilità naturale di La Palma rimane un fenomeno da seguire con la massima attenzione scientifica.