L’enigma marittimo dell’antichità
Tra la fine del XIII secolo a.C. e l’inizio del XII, un’ombra inquietante si abbatté sulle civiltà più potenti del Mediterraneo orientale. Gli Ittiti scomparvero, i Micenei collassarono, il regno di Ugarit fu raso al suolo, e persino l’Egitto, pilastro millenario di potere, vacillò sotto l’urto di attacchi violenti. A fronte di questi crolli, le cronache egiziane evocano un nemico temibile e quasi mitologico: i Popoli del Mare.
Una coalizione senza volto né patria
Il termine “Popoli del Mare” è in realtà un’espressione moderna, coniata per indicare un’alleanza eterogenea di genti nomadi o semi-nomadi, spesso indicate con nomi esotici come Peleset, Shekelesh, Denyen, Weshesh e Thekel. Le uniche fonti antiche che li menzionano provengono da iscrizioni egizie, tra cui quelle incise sulle pareti del tempio funerario di Ramesse III a Medinet Habu. In una scena drammatica, l’Egitto appare impegnato in una furiosa battaglia navale contro questi invasori, nel 1175 a.C.
Secondo il testo, i Popoli del Mare si sarebbero già lasciati alle spalle un devastante percorso di distruzione, spazzando via regioni come Hatti (l’Impero Ittita), Qode, Carchemish, Arzawa e Alashiya (probabilmente Cipro). La loro avanzata fu fermata solo alle porte del Delta del Nilo, dove l’esercito egiziano, grazie alla strategia e alla superiorità logistica, riuscì a respingerli.
Origini incerte e ipotesi geografiche
L’enigma fondamentale che ancora oggi tormenta gli storici è l’identità reale di questi popoli. I nomi tramandati dalle fonti egizie sembrano riferirsi a etnie di provenienza egeo-anatolica, con connessioni possibili alla Sardegna, alla Sicilia, alla Cipro dell’epoca micenea e alla costa anatolica (odierna Turchia occidentale). Tuttavia, nessuna di queste popolazioni ha lasciato documenti scritti né tracce archeologiche riconoscibili come “tipiche” dei Popoli del Mare.
Testimonianze e rovine: indizi in Siria e Palestina
Una delle fonti extra-egizie più rilevanti è una tavoletta cuneiforme rinvenuta a Ugarit, in Siria, che descrive un’improvvisa distruzione della città, apparentemente causata da un attacco marittimo. La datazione al radiocarbonio di oggetti recuperati da questo evento suggerisce una cronologia compresa tra il 1190 e il 1180 a.C., perfettamente coerente con le fonti egiziane.
Alcuni indizi indicano che, dopo la disfatta in Egitto, almeno parte di questi popoli si stabilì lungo la costa meridionale di Canaan, nella regione poi conosciuta come Filistia. I Peleset, spesso associati ai Filistei biblici, potrebbero dunque essere un’emanazione o un residuo diretto di questa coalizione bellica.
Una catastrofe globale o una narrazione autocelebrativa?
La storiografia moderna rimane divisa. Alcuni studiosi ritengono che i Popoli del Mare siano stati effettivamente una forza bellica panmediterranea, che ha approfittato di un contesto di crisi climatica, carestie, instabilità sociale e crollo commerciale per saccheggiare e devastare. Altri, invece, li considerano il prodotto di un racconto propagandistico egizio, costruito per glorificare le vittorie di Ramesse III e trovare un colpevole esterno per il declino interno.
Fonti e approfondimenti
- Università di Oxford – Storia dell’antico Mediterraneo: (https://www.ox.ac.uk)
- British Museum – The Sea Peoples and the Late Bronze Age collapse: (https://www.britishmuseum.org)
- Eric H. Cline, 1177 B.C.: The Year Civilization Collapsed, Princeton University Press: (https://press.princeton.edu/books/hardcover/9780691140896/1177-bc)