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Gli Stati Uniti affrontano l’emergenza morbillo: un ritorno che preoccupa

By Sabrina Verdi
Published 10 Aprile 2025
5 Min Read
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Contents
Oltre 600 casi confermati: la diffusione del morbillo torna a spaventareTexas epicentro dell’epidemia: i numeri fanno temere il peggioIl morbillo non è una malattia “banale”Il ruolo chiave della vaccinazioneUn sistema sanitario sotto pressione

Oltre 600 casi confermati: la diffusione del morbillo torna a spaventare

Negli Stati Uniti, il morbillo è tornato a rappresentare una minaccia sanitaria seria. Con oltre 600 casi confermati al 3 aprile 2025, il Paese si trova ad affrontare la peggiore recrudescenza della malattia dal 2019. A rendere la situazione ancora più grave è la rapida espansione geografica del virus, che sta colpendo ben 22 giurisdizioni federali, comprese aree remote come l’Alaska e le Hawaii.

La maggior parte dei casi coinvolge bambini e adolescenti, e in quasi tutti i casi l’individuo era non vaccinato o con stato vaccinale sconosciuto. Questo dato solleva interrogativi allarmanti sull’efficacia delle attuali campagne vaccinali e sulla disinformazione che continua a minare la fiducia nella medicina preventiva.

Texas epicentro dell’epidemia: i numeri fanno temere il peggio

Attualmente, il Texas occidentale rappresenta il cuore dell’epidemia. In dieci contee, tra cui Lubbock e Cochran, il virus si sta diffondendo attivamente. I dati mostrano che lo Stato ha registrato più casi nei primi tre mesi del 2025 che in qualsiasi altro anno dal 1992. Tre decessi confermati, tra cui uno di un bambino in età scolare, fanno crescere l’allerta tra le autorità sanitarie.

La situazione non si ferma ai confini statali. Casi collegati all’epidemia texana sono stati segnalati in Messico, New Mexico e Kansas, e nuovi focolai indipendenti sono emersi in Colorado, Alaska e New York, segno che il virus è ormai fuori controllo in diverse zone del Paese.

Il morbillo non è una malattia “banale”

C’è ancora chi tende a sottovalutare il morbillo, considerandolo una “normale” malattia infantile. Ma i numeri e le complicazioni associate raccontano tutt’altro. In alcuni casi, anni dopo l’infezione primaria, può comparire la panencefalite sclerosante subacuta (SSPE), una malattia neurodegenerativa quasi sempre fatale. A ciò si aggiunge il fenomeno dell’amnesia immunitaria, per cui il virus può cancellare la memoria del sistema immunitario, rendendo l’organismo più vulnerabile ad altre infezioni.

Le conseguenze a lungo termine del morbillo, dunque, non riguardano solo la mortalità immediata ma un aumento generale del rischio sanitario nelle comunità colpite.

Il ruolo chiave della vaccinazione

Gli esperti concordano su un punto fondamentale: la vaccinazione è la migliore difesa. Il vaccino MMR, che protegge anche da parotite e rosolia, è efficace al 97% con due dosi. Eppure, negli Stati Uniti la diffusione di informazioni false o fuorvianti sui vaccini sta erodendo decenni di progresso nella salute pubblica.

L’esitazione vaccinale, aggravata da tagli ai finanziamenti per la sanità pubblica, ha creato il terreno fertile per il ritorno del virus. “A meno che tu non abbia una controindicazione medica, non ci sono buone ragioni per non vaccinare i bambini”, affermano diversi specialisti in malattie infettive pediatriche.

Nel 2000, il morbillo era stato ufficialmente eliminato negli Stati Uniti. Venticinque anni dopo, la mancata adesione ai programmi vaccinali rischia di far perdere questo importante traguardo. Senza un messaggio chiaro e un’azione decisa a livello federale, è difficile prevedere quante altre vite saranno compromesse prima di un cambiamento radicale.

Un sistema sanitario sotto pressione

A livello locale, le autorità stanno rispondendo all’emergenza con campagne di informazione e vaccinazione, ma la riduzione dei fondi federali rappresenta un ostacolo non da poco. In alcune aree, come nel caso del bambino delle Hawaii contagiato dopo un viaggio all’estero, sono state avviate azioni di contenimento nei luoghi pubblici potenzialmente esposti.

Tuttavia, le disparità tra gli stati, la mancanza di una strategia centralizzata e la diffusione della disinformazione rendono difficile una risposta uniforme ed efficace. E intanto, il virus continua a muoversi velocemente, mettendo a dura prova la resilienza del sistema sanitario americano.10

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