L’essere umano condivide il pianeta con una moltitudine di creature, alcune delle quali possono rappresentare una seria minaccia. Qual è l’animale più pericoloso del mondo? La risposta varia a seconda dei criteri utilizzati per valutare la pericolosità di una specie. Un nuovo metodo, noto come Scala Crespo, propone un approccio innovativo per determinare quali animali costituiscano la maggiore minaccia per l’uomo, basandosi su dati misurabili e applicabili a qualsiasi specie.
Cos’è la Scala Crespo?
La Scala Crespo è stata ideata da David Duarte Crespo e si propone di classificare il pericolo rappresentato da un animale in base alla probabilità che una persona possa incontrarlo e al numero di decessi che esso provoca annualmente. L’autore spiega:
“La Scala Crespo classifica il ‘pericolo’ di una specie in base alla minaccia che rappresenta per un individuo casuale in un determinato paese.”
Per fare ciò, il metodo utilizza due fattori chiave:
- Popolazione stimata (PS): indica la probabilità che un essere umano possa imbattersi in quella specie in un determinato paese.
- Tasso di mortalità (MR): calcolato dividendo la popolazione mondiale (8 miliardi di persone) per il numero massimo stimato di decessi causati da una particolare specie ogni anno.
Questi valori vengono combinati in un sistema di Gradi di Pericolo (DoDs), che vanno da 1 (Molto Improbabile) a 5 (Molto Probabile). Il massimo valore raggiungibile è 25 DoDs, determinando così la classificazione dell’animale in un sistema da 1 a 5, dove 5 indica un pericolo molto alto e 1 un rischio basso.
Quali animali sono stati esclusi?
Alcune categorie di animali non sono state incluse nella Scala Crespo. Crespo stesso ha spiegato le motivazioni dietro queste esclusioni:
- Animali domestici: poiché convivono quotidianamente con l’essere umano, il loro impatto sui dati sarebbe stato troppo alto e avrebbe distorto i risultati.
- Essere umano: per ovvie ragioni, non è stato considerato nella classifica.
Quali sono gli animali più pericolosi secondo la Scala Crespo?
La ricerca ha evidenziato che le specie più pericolose appartengono principalmente a due categorie: portatori di malattie e parassiti. Tuttavia, vi sono anche alcune eccezioni, come la vipera di Russell (Daboia russelii).
Uno degli aspetti più interessanti emersi dall’analisi è che gli animali più letali per l’essere umano si trovano principalmente nei paesi a basso e medio reddito, secondo i dati dell’Indice di Sviluppo Umano. Questo sottolinea come l’accesso a cure mediche e infrastrutture sanitarie influenzi il rischio legato a determinate specie.
Tra gli animali considerati più pericolosi figurano:
- Zanzare (Anopheles gambiae): responsabili della diffusione della malaria, rappresentano una minaccia mortale in molti paesi, soprattutto in Africa. Questa specie è di categoria 5 in Nigeria, ma di categoria 4 in Mozambico, dimostrando come il pericolo varia a seconda della località.
- Vipera di Russell: un serpente velenoso diffuso in Asia, noto per il suo morso altamente letale.
- Sanguisughe: pur essendo meno note, possono trasmettere infezioni pericolose per l’uomo.
- Cani randagi: nei paesi con elevate popolazioni di cani senza padrone, il rischio di attacchi e di trasmissione della rabbia è significativo.
Alcune sorprese nella classifica
Mentre la maggior parte dei risultati della Scala Crespo erano prevedibili, alcune specie si sono classificate più in basso del previsto. Il calabrone gigante asiatico, ad esempio, è stato catalogato solo come categoria 1, nonostante la sua diffusione in aree densamente popolate come il Giappone e il suo status di specie invasiva in alcune regioni.
Crespo ha ammesso che alcune lacune nei dati disponibili hanno limitato la precisione della scala in determinati contesti. Per esempio, non è chiaro quale paese africano registri il maggior numero di attacchi mortali da parte dei coccodrilli del Nilo, a causa della mancanza di statistiche affidabili.
Un metodo innovativo per comprendere i pericoli della natura
La Scala Crespo offre un nuovo modo di analizzare la pericolosità degli animali, basandosi su dati concreti e applicabili in diversi contesti geografici. Tuttavia, i risultati possono variare a seconda delle informazioni disponibili e delle differenze regionali. Questo studio, pubblicato nell’Asian Journal of Research in Zoology, potrebbe rappresentare un punto di partenza per future ricerche sulla relazione tra uomo e animali potenzialmente letali.