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Pianeti rocciosi possono nascere anche negli ambienti più ostili

By Mirko Rossi
Published 2 Dicembre 2023
3 Min Read
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La scoperta di nuovi pianeti è ormai all’ordine del giorno per gli astronomi, ma la comprensione del loro processo di formazione continua a riservare sorprese. Una delle ultime scoperte riguarda la possibilità che i pianeti rocciosi, simili alla Terra, possano formarsi anche in condizioni estreme, intorno a stelle particolarmente calde e luminose.

Contents
La scoperta inaspettataLa sfida delle stelle caldeLa ricerca con JWSTLe sorprendenti somiglianzeIl caso di XUE 1Le molecole chiaveLa variazione e la frequenzaIl prossimo passo

 

La scoperta inaspettata

La sfida delle stelle calde

Le stelle più calde emettono una grande quantità di luce ultravioletta, in grado di distruggere le molecole necessarie alla formazione dei pianeti. Tuttavia, recenti osservazioni hanno dimostrato che, nonostante queste condizioni avverse, i blocchi fondamentali per la creazione di pianeti rocciosi sono presenti anche in questi ambienti.

 

La ricerca con JWST

Utilizzando il Telescopio Spaziale James Webb (JWST), gli astronomi hanno esaminato 15 ambienti a raggi ultravioletti estremi (XUE) situati nella Nebulosa dell’Aragosta, una regione che ospita alcune delle stelle più massicce della galassia. Si pensava che la luminosità di queste stelle disperdesse e distruggesse il materiale presente nelle parti più interne dei loro dischi di formazione planetaria, dove di solito si formano i pianeti rocciosi.

 

Le sorprendenti somiglianze

Il caso di XUE 1

Il primo obiettivo osservato, XUE 1, è un disco protoplanetario esposto a una grande quantità di radiazioni ultraviolette. Nonostante le condizioni fisiche estreme, il JWST ha rivelato che i componenti per la formazione di pianeti rocciosi sono tutti presenti, inclusa la polvere di silicato cristallino.

 

Le molecole chiave

Nonostante le emissioni rilevate fossero più deboli di quanto previsto da alcuni modelli, gli scienziati hanno individuato acqua e altre molecole come monossido di carbonio, anidride carbonica, cianuro di idrogeno e acetilene. Questa scoperta ha suscitato sorpresa ed entusiasmo tra i ricercatori, poiché è la prima volta che queste molecole vengono rilevate in condizioni così estreme.

 

La variazione e la frequenza

Sebbene ci sia variazione, le somiglianze tra questi dischi estremi e quelli più comuni sono evidenti. Ciò non significa che i pianeti rocciosi siano comuni intorno a queste stelle, e XUE 1 potrebbe anche essere un’eccezione tra questi ambienti estremi. Il team di ricerca intende investigare tutti gli altri obiettivi per vedere quali tipi di molecole persistono intorno ad altre stelle giovani e luminose.

 

Il prossimo passo

La scoperta che le condizioni per la formazione di pianeti rocciosi esistono in ambienti così estremi apre la strada a ulteriori indagini. Il passo successivo sarà osservare altri dischi nella stessa regione per determinare la frequenza con cui queste condizioni possono essere osservate. Questo potrebbe portare a una migliore comprensione della formazione planetaria e della diversità dei sistemi planetari nell’universo.

 

Lo studio è stato pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, contribuendo a espandere la nostra conoscenza dello spazio e della fisica dei pianeti.

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