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Allarme salute: malattia dei gatti trasmissibile all’uomo

By Antonio Lombardi
Published 12 Maggio 2025
5 Min Read
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La trasmissione dell’influenza aviaria dal mondo degli uccelli a quello dei mammiferi non è più una semplice ipotesi. Studi recenti, in particolare una revisione condotta dall’Università del Maryland, mettono in luce un cambiamento inquietante: i gatti, animali onnipresenti e spesso vicini all’uomo, possono contrarre il virus H5N1 e diventare un potenziale vettore verso la specie umana.

 

L’analisi si basa su un’osservazione ventennale in 18 paesi, durante la quale sono stati registrati oltre 600 casi di contagio tra gatti domestici e selvatici. In molti casi, l’infezione ha avuto un esito letale, con un tasso di mortalità che sfiora il 50%. Questo dato suggerisce che i felini non siano solo vittime accidentali, ma possibili elementi attivi nella trasmissione interspecifica.

 

Il ceppo H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) non colpisce più soltanto gli uccelli. Tigri, leopardi e altri grandi felini in cattività hanno mostrato segni dell’infezione, suggerendo che il virus si stia adattando a più specie. I gatti, per la loro natura predatoria e la loro capacità di muoversi liberamente tra ambienti rurali e urbani, rappresentano una minaccia epidemiologica crescente.

La mutazione progressiva del virus aumenta il rischio che possa passare all’uomo, e potenzialmente, un domani, trasmettersi da persona a persona. Sebbene finora non siano stati confermati casi di trasmissione diretta tra umani attraverso i gatti, la circolazione del virus tra specie diverse rappresenta un campanello d’allarme per l’intera comunità scientifica.

I gatti contraggono l’influenza aviaria principalmente attraverso il contatto diretto con uccelli infetti, spesso cacciati e mangiati. Tuttavia, non è l’unica via possibile. In contesti rurali, il consumo di latte crudo contaminato o di carni non cotte può esporre gli animali al virus.

In ambienti chiusi come rifugi affollati o stalle, la trasmissione tra felini è facilitata, rendendo difficile individuare i focolai. I sintomi non sono sempre riconoscibili: febbre alta, alterazioni neurologiche e encefalite acuta possono facilmente essere scambiati per altre malattie, come la rabbia, rendendo ancora più complessa la diagnosi precoce.

 

A livello globale, il numero di casi umani confermati di H5N1 è ancora relativamente basso — circa 950 — ma la letalità rimane elevata, con quasi il 50% dei pazienti deceduti. Negli Stati Uniti, tra il 2022 e il 2025, sono stati confermati 70 casi e un solo decesso, ma la continua evoluzione del virus spinge i ricercatori a mantenere alta la soglia d’allerta.

È quindi necessario integrare i gatti nei protocolli di sorveglianza sanitaria, specie in aree dove la presenza di uccelli selvatici è significativa. Al momento, molte infezioni passano inosservate perché i test diagnostici vengono effettuati solo post-mortem o in assenza di sintomi chiari.

Per limitare la diffusione del virus, è fondamentale attuare un monitoraggio sistematico dei gatti, specialmente quelli che vivono in ambienti agricoli o in prossimità di allevamenti. Occorrono test regolari, una formazione adeguata del personale sanitario, e una campagna informativa rivolta ai proprietari di animali domestici.

Un altro punto cruciale è la ricerca scientifica: ad oggi, non esiste un vaccino specifico per i gatti contro l’H5N1. Tuttavia, lo sviluppo di vaccini mirati potrebbe giocare un ruolo chiave nel prevenire una possibile trasmissione interumana, contenendo il virus prima che possa evolvere ulteriormente.

 

L’influenza aviaria nei gatti non può più essere considerata un’anomalia. È una realtà epidemiologica concreta, che coinvolge l’ambiente urbano, la fauna selvatica, gli animali da compagnia e, potenzialmente, l’uomo. I gatti, da sempre parte integrante della nostra vita quotidiana, stanno diventando protagonisti silenziosi di una trasformazione virale che non possiamo permetterci di sottovalutare.

Se desideri approfondire lo studio dell’Università del Maryland citato nell’articolo, puoi trovarlo nel database scientifico di Nature o consultare direttamente la sezione dedicata agli zoonosi sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

 

Puoi trovare la pubblicazione dello studio dell’Università del Maryland sull’influenza aviaria nei gatti cercando su questi portali scientifici ufficiali:

  • Nature.com – Inserisci nella barra di ricerca: H5N1 cats University of Maryland.
  • Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS – Vai alla sezione “Malattie zoonotiche” o “Influenza aviaria”.
  • CDC – Centers for Disease Control and Prevention – Cerca “H5N1 cats transmission study”.

 

 

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