Un relitto del programma spaziale sovietico potrebbe colpire il nostro pianeta tra il 9 e il 10 maggio
Dopo più di cinquant’anni passati in orbita, il relitto di una sonda spaziale sovietica fallita è ormai prossimo a rientrare nell’atmosfera terrestre. Si tratta della Kosmos 482, una navicella lanciata nel 1972 durante l’epoca più intensa della Guerra Fredda, con un obiettivo chiaro ma mai raggiunto: raggiungere Venere. La missione si concluse prematuramente per cause ancora non del tutto note, lasciando dietro di sé quattro frammenti, di cui uno ancora oggi sospeso nello spazio.
Un viaggio interrotto verso Venere
La Kosmos 482 nacque nel contesto di una serie di missioni sovietiche dedicate al pianeta Venere, in parallelo con il progetto Venera. Tuttavia, qualcosa andò storto subito dopo il lancio. Il veicolo non riuscì a superare l’orbita terrestre, probabilmente a causa di un problema con lo stadio superiore del razzo, e tre frammenti della sonda caddero rapidamente sulla Nuova Zelanda.
Il quarto frammento, rimasto in orbita, è quello oggi al centro dell’attenzione: si tratta della capsula di atterraggio, un oggetto di circa un metro di diametro con una massa stimata intorno ai 500 chilogrammi, progettato per resistere a condizioni estreme come quelle dell’atmosfera venusiana.
Una lenta discesa verso la Terra
Per oltre cinque decenni, questo frammento ha continuato a orbitare la Terra seguendo un percorso ellittico, con un perigeo (punto più vicino alla Terra) di circa 210 chilometri e un apogeo (punto più lontano) di oltre 9800 chilometri. Col passare degli anni, l’attrito con le particelle dell’alta atmosfera ha gradualmente rallentato la capsula, portandola sempre più vicino alla superficie terrestre.
Ora gli scienziati stimano che il rientro definitivo avverrà tra il 9 e il 10 maggio, ma la finestra temporale rimane incerta. Così come è impossibile prevedere con precisione dove avverrà l’impatto. L’unica certezza è che la traiettoria comprende tutta la fascia tra i 52 gradi di latitudine nord e sud, ovvero quasi il 90% della popolazione mondiale, includendo regioni che spaziano dal Sud America all’Asia, dall’Africa fino all’Oceania.
Un rischio minimo per le persone
Nonostante le sue dimensioni considerevoli e la probabilità che sopravviva all’impatto atmosferico, gli esperti rassicurano: le probabilità che il frammento colpisca una zona abitata sono estremamente basse. Lo ha confermato anche Marcin Pilinski, ricercatore presso l’Università del Colorado Boulder, il quale ha sottolineato come la maggior parte di questi oggetti finisca nell’oceano, grazie alla vasta superficie coperta dagli oceani terrestri.
Il team di Pilinski è uno dei molti che monitorano costantemente il relitto, e ogni ora che passa contribuisce a raffinare le previsioni sul punto esatto di caduta. Questo evento, pur essendo spettacolare, non è un caso isolato: la NASA tiene traccia di circa un oggetto orbitale al giorno che rientra nell’atmosfera terrestre, anche se la maggior parte si disintegra senza conseguenze visibili.
Un frammento della corsa allo spazio che torna a farsi sentire
Kosmos 482 rappresenta un residuo tangibile dell’era sovietica della corsa allo spazio, un’epoca fatta di ambizioni straordinarie, misteri tecnologici e fallimenti nascosti. Il suo ritorno verso la Terra ci ricorda quanto lo spazio attorno al nostro pianeta sia pieno di detriti, ma anche quanto ancora ci sia da capire e monitorare per gestire responsabilmente le attività orbitali future.