Un’allerta globale: il virus dell’H5N1 si adatta ai mammiferi
Un recente studio pubblicato su Open Forum Infectious Diseases lancia un chiaro allarme: i gatti domestici possono contrarre e trasmettere l’influenza aviaria H5N1, rappresentando un potenziale ponte infettivo tra specie animali e uomo. Il virus, noto per la sua origine aviaria, ha evoluto la sua capacità di infettare diversi mammiferi, tra cui mucche, foche, volpi e ora in modo documentato anche i felini domestici e selvatici come tigri e leoni.
607 infezioni feline registrate, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto
Gli autori dello studio, guidati da Lo, ricercatore specializzato nell’evoluzione del virus H5N1 nei gatti, hanno raccolto e analizzato tutti i dati pubblicati dal 2004 al 2024 riguardanti l’influenza aviaria nei felini. Il risultato è inquietante: 607 infezioni documentate in 18 paesi, associate a 302 decessi, per un tasso di letalità di circa il 90% nei gatti infetti. Tuttavia, questi dati sono probabilmente sottostimati, poiché non esiste un sistema di monitoraggio attivo per questa malattia nei gatti. La maggior parte delle diagnosi avviene post mortem, e molti casi non vengono mai rilevati.
Vie di trasmissione complesse e più frequenti di quanto si creda
Non si tratta solo di gatti che predano uccelli: secondo gli studiosi, i felini possono infettarsi anche attraverso alimenti contaminati, come carne cruda di pollo infetto, oppure tramite latte crudo proveniente da mucche malate. Un altro rischio emergente è rappresentato dai gatti da fattoria, che vivono in contesti dove il contatto con animali infetti è frequente. Anche il contatto tra gatti, specialmente in ambienti affollati o semi-selvatici, può facilitare la trasmissione del virus.
Sintomi nei gatti: encefalite acuta e mortalità elevata
Una volta infettati, i gatti sviluppano sintomi rapidi e gravi, come encefalite acuta, che può essere facilmente confusa con la rabbia. Altri segnali includono convulsioni, perdita di coordinazione, letargia e morte improvvisa. Questi casi sono spesso osservati troppo tardi, rendendo difficile qualsiasi intervento.
Un rischio reale per l’uomo: la minaccia della trasmissione interspecie
Al momento, non sono stati confermati casi di trasmissione diretta da gatto a uomo, né di diffusione da umano a umano, ma gli esperti avvertono che il rischio esiste ed è in crescita. Dall’aprile 2022 al maggio 2025, gli Stati Uniti hanno registrato 70 casi confermati di influenza aviaria nell’uomo, con un decesso, mentre il virus ha dimostrato una letalità del 50% nei quasi 950 casi umani noti a livello globale.
La prossima fase della ricerca: sorveglianza e prevenzione
Gli autori dello studio intendono ora concentrarsi su popolazioni di gatti ad alto rischio, in particolare quelli che vivono nelle fattorie o in ambienti rurali. La sorveglianza attiva sarà fondamentale per comprendere quanto sia diffusa l’infezione nei felini e se costituisca un rischio concreto di trasmissione per l’essere umano. L’obiettivo è proteggere sia gli animali domestici sia i loro proprietari dalla minaccia sempre più concreta rappresentata dal ceppo H5N1.