Il Jyväskylävirus: il primo virus gigante isolato nel Nord Europa
Nel cuore della Finlandia centrale, tra le acque gelide e le fitte foreste di Jyväskylä, un gruppo di scienziati ha isolato un virus gigante mai osservato prima nel Paese. Denominato Jyväskylävirus, questo patogeno raggiunge i 200 nanometri di diametro, risultando quasi il doppio rispetto al SARS-CoV-2 e alla maggior parte dei virus influenzali. È talmente grande da poter essere visto con un semplice microscopio ottico, una caratteristica rara nel mondo virologico.
La scoperta è frutto di una collaborazione tra il Centro di Nanoscienze dell’Università di Jyväskylä e istituti di ricerca internazionali provenienti da Francia, Norvegia, Spagna, Regno Unito e Brasile. Pubblicata sulla rivista scientifica eLife, l’indagine evidenzia come questi virus siano presenti anche in ambienti freddi e isolati, smentendo l’idea che fossero limitati a zone tropicali o temperate.
Un gigante nascosto tra le amebe: il ruolo di Acanthamoeba castellanii
Il Jyväskylävirus si sviluppa esclusivamente all’interno di amebe, in particolare della specie Acanthamoeba castellanii, una cellula unicellulare comunemente diffusa in natura e già nota per ospitare virus giganti. Questi agenti biologici, spesso ignorati dal grande pubblico, sono oggi al centro dell’attenzione scientifica per la loro struttura genetica complessa e il potenziale evolutivo.
Studiato grazie a tecniche come la criomicrospia elettronica e la microscopia a ioni di elio, il Jyväskylävirus mostra caratteristiche molecolari riconducibili al gruppo dei Marseilleviridae, un insieme di virus scoperti inizialmente in Francia. Si tratta però del primo esemplare di questa famiglia mai rinvenuto in ambienti boreali.
Struttura e resistenza: l’architettura del Jyväskylävirus
L’involucro esterno del Jyväskylävirus, chiamato capside, è composto da oltre 9.000 unità proteiche identiche, prodotte da un singolo gene (ORF 184). Questa simmetria perfetta garantisce al virus una stabilità eccezionale anche al di fuori dell’organismo ospite. La sua robustezza fisica potrebbe spiegare la capacità di sopravvivenza in condizioni ambientali estreme, come quelle presenti nei territori subartici finlandesi.
Grazie a immagini ad altissima risoluzione, gli scienziati sono riusciti a ricostruirne con precisione l’intera morfologia, aprendo nuove possibilità per lo studio dei virus giganti e dei loro cicli vitali.
Virus giganti e riscaldamento globale: una connessione preoccupante
L’isolamento del Jyväskylävirus in un habitat freddo come quello della Finlandia centrale solleva interrogativi sull’impatto del cambiamento climatico nella riemersione di antichi virus. Con lo scioglimento del permafrost, microrganismi sepolti da migliaia di anni stanno tornando alla luce. È il caso del Pandoravirus yedoma, recuperato dal terreno ghiacciato della Siberia e datato a circa 500.000 anni fa.
Sebbene il Jyväskylävirus non provenga da depositi glaciali, la sua scoperta dimostra che virus giganti possono trovarsi ovunque, anche nei luoghi apparentemente più inospitali. Il loro genoma ampio e mutevole, simile in certi casi a quello batterico, fa di loro entità biologiche ibride, capaci potenzialmente di interagire con nuove specie attraverso mutazioni o scambi genetici.
Non è pericoloso… ma va studiato attentamente
Attualmente, il Jyväskylävirus non è pericoloso per l’uomo, poiché si replica esclusivamente nelle amebe. Tuttavia, il rapido adattamento dei virus e il riscaldamento del pianeta potrebbero, in futuro, facilitare l’evoluzione di ceppi capaci di infettare altre forme di vita, incluso l’essere umano. Comprendere oggi i meccanismi biologici di questi organismi è fondamentale per anticipare scenari futuri, soprattutto in un contesto ambientale sempre più instabile.
La Finlandia, grazie alla sua posizione geografica e alla ricchezza degli ecosistemi boreali, si conferma un punto strategico per osservare da vicino i cambiamenti invisibili ma profondi che interessano il microcosmo biologico del nostro pianeta.