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Sostanze chimiche nella plastica: ritardi nel ritmo circadiano fino a 17 minuti

By Valeria Mariani
Published 16 Maggio 2025
3 Min Read
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Le sostanze presenti nella plastica potrebbero alterare il nostro ciclo sonno-veglia

Una nuova ricerca scientifica mette in luce una connessione preoccupante tra sostanze chimiche contenute nelle plastiche e l’alterazione dell’orologio biologico umano, il cosiddetto ritmo circadiano. Pubblicato sulla rivista Environmental International (https://www.sciencedirect.com/journal/environment-international), lo studio rivela che i composti chimici presenti in oggetti di uso quotidiano, come giocattoli per bambini, mobili, dispositivi medici e accessori per attività sportive, possono ritardare l’orologio interno del corpo fino a 17 minuti.

 

Un’interferenza silenziosa ma significativa con il nostro metabolismo

Il ritmo circadiano, fondamentale per regolare sonno, temperatura corporea e metabolismo, segue un ciclo leggermente superiore alle 24 ore. Per restare sincronizzato con l’ambiente, l’organismo si regola quotidianamente di circa 12-18 minuti, sfruttando segnali esterni chiamati zeitgeber, ovvero “fissatori del tempo”. Tra questi, la luce naturale, l’alimentazione e l’attività fisica svolgono un ruolo cruciale.

 

Secondo i ricercatori, le sostanze chimiche contenute nella plastica potrebbero interferire proprio con questo delicato meccanismo, inducendo un ritardo nella trasmissione dei segnali biologici da parte del recettore dell’adenosina, una proteina chiave nel determinare quando il corpo si sveglia o si addormenta.

 

Lo studio: interferenza sui recettori cellulari osservata in laboratorio

L’esperimento è stato condotto in vitro, esponendo cellule umane a sostanze chimiche estratte da un tubo medico in PVC e da una sacca di idratazione in poliuretano. I risultati hanno mostrato che l’attivazione anomala del recettore dell’adenosina provocava ritardi nel ritmo circadiano tra 9 e 17 minuti, in base al tipo e alla quantità di sostanze chimiche presenti.

 

Secondo Martin Wagner, docente di biologia all’Università Norvegese di Scienza e Tecnologia, l’effetto riscontrato è meno potente della caffeina, ma agisce più rapidamente sulle cellule, generando un impatto potenzialmente rilevante. “Spostare l’orologio interno di 15 minuti potrebbe sembrare poco,” ha dichiarato a The Guardian, “ma si tratta di un sistema biologico estremamente regolato, quindi anche piccole variazioni possono avere ripercussioni importanti.”

 

Effetti a lungo termine ancora da chiarire, ma i rischi non sono trascurabili

Gli scienziati sottolineano che lo studio rappresenta uno scenario estremo di esposizione, poiché si basa su estratti concentrati di plastica, ma aggiungono che la migrazione chimica è una realtà anche in condizioni d’uso ordinarie. Sono quindi necessarie ulteriori ricerche per determinare quanto questi effetti siano rilevanti nella vita quotidiana.

 

La presenza di composti potenzialmente tossici nelle plastiche è già stata collegata a una gamma di problemi di salute, inclusi cancro, diabete, disturbi riproduttivi, obesità e disfunzioni del sistema immunitario. Gli autori dello studio auspicano un ripensamento radicale nella progettazione e produzione delle plastiche, con l’obiettivo di ridurre il numero e la pericolosità delle sostanze chimiche impiegate, e dunque mitigare l’impatto sulla salute pubblica.

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