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Starship esplode sopra l’Oceano Indiano: un altro test critico per SpaceX

By Mirko Rossi
Published 28 Maggio 2025
4 Min Read
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Un altro volo turbolento per il sogno marziano di Elon Musk

Il colossale razzo Starship di SpaceX, alto 123 metri, ha vissuto un altro epilogo drammatico nel tardo pomeriggio di martedì 27 Maggio 2025, esplodendo sopra l’Oceano Indiano. Questo nono test integrato, che aveva l’obiettivo di completare un volo suborbitale da 66 minuti, è terminato prematuramente dopo circa 45 minuti, quando il secondo stadio ha perso controllo e si è disintegrato.

 

Decollo da Starbase tra entusiasmo e tensione
Lanciato alle 18:36 ora italiana dalla base privata Starbase di SpaceX nel Texas meridionale, il test era stato preceduto da grande attesa. La cittadina, recentemente votata per assumere il nome della base stessa, ha accolto centinaia di appassionati e curiosi, molti dei quali si sono posizionati a Isla Blanca Park su South Padre Island, sperando di immortalare un momento storico.

 

Il primo stadio esplode: fallisce il rientro nel Golfo del Messico
I problemi sono emersi subito dopo la separazione dei due stadi. Il booster Super Heavy, che doveva tentare un atterraggio controllato nel Golfo del Messico, è esploso durante la fase di rientro. SpaceX ha dichiarato che il booster non era programmato per essere recuperato questa volta, poiché la compagnia aveva deciso di testare limiti più estremi, inclusa una discesa più ripida e motori disattivati di proposito.

 

Stadio superiore in difficoltà: fallito il dispiegamento dei simulatori Starlink
Il secondo stadio della navicella è riuscito a superare la fase iniziale, ma ha mostrato perdite evidenti e instabilità del controllo. Non ha aperto correttamente le porte per il rilascio dei finti satelliti Starlink, un dettaglio che ha alimentato le preoccupazioni nei centri di controllo. Le telecamere a bordo si sono spente prima che il veicolo potesse raggiungere la zona d’ammaraggio prevista al largo dell’Australia occidentale.

 

“Disassemblaggio rapido non programmato”: il mantra SpaceX
SpaceX ha confermato l’evento con il suo ormai classico eufemismo: “disassemblaggio rapido non programmato”, sottolineando però il valore scientifico e tecnico dell’esperienza. Il CEO Elon Musk, seduto al centro di comando con indosso una maglietta con la scritta “Occupy Mars”, ha annunciato che il ritmo dei lanci verrà aumentato a uno ogni tre o quattro settimane, accelerando la corsa verso la riutilizzabilità totale e il viaggio interplanetario.

 

Riutilizzabilità e ingegneria estrema: SpaceX spinge i limiti

Un importante traguardo è comunque stato raggiunto: per la prima volta, SpaceX ha riutilizzato un booster Super Heavy in un test di volo. Inoltre, l’azienda ha già catturato con successo il booster usando le braccia robotiche della torre di lancio in tre occasioni precedenti, dimostrando il potenziale per una catena di lancio rapida e a basso costo.

 

Il supporto della NASA e la controversia ambientale
La NASA continua a scommettere sul progetto, scegliendo una versione di Starship come lander lunare per Artemis 3, la missione con equipaggio diretta sulla Luna. Intanto, la FAA ha autorizzato l’aumento dei lanci annuali da cinque a venticinque, respingendo i timori ambientali sollevati da organizzazioni che segnalano rischi per tartarughe marine e uccelli costieri.

 

Il pubblico tra delusione e meraviglia
Tra gli spettatori presenti, Piers Dawson, australiano cinquantenne, ha raccontato di aver costruito l’intera vacanza familiare negli Stati Uniti intorno al lancio. Joshua Wingate, imprenditore da Austin, ha invece sottolineato come, nella scienza, ogni fallimento sia un passo verso il successo. La loro partecipazione riflette un’attrazione crescente verso l’avventura spaziale privata, che SpaceX continua ad alimentare.

(Fonti: SpaceX su X, NASA Artemis)

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