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Scoperto in California l’albero più in alta quota: è un pino di Jeffrey

By Stefania Romano
Published 9 Maggio 2025
4 Min Read
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Una scoperta inaspettata tra le vette della Sierra Nevada

Un pino di Jeffrey è stato recentemente individuato a un’altitudine senza precedenti di 3.858 metri (12.657 piedi) nei pressi del Monte Kaweah, all’interno del Parco Nazionale di Sequoia, in California. L’eccezionale avvistamento, confermato nel Settembre 2024, è stato del tutto casuale: il professore Hugh Safford, ecologo e docente presso l’Università della California, Davis, ha incontrato l’albero durante un’escursione non ufficiale.

 

L’incontro ha lasciato Safford perplesso: un pino di Jeffrey a una tale altezza sembrava biologicamente improbabile. Tradizionalmente, questa specie prospera a quote più basse, ben al di sotto dei 3.500 metri, ed è considerata meno resistente rispetto ad altri alberi tipici delle alte vette come il pino contorto o il foxtail pine.

 

Un salto altitudinale che riscrive i record botanici

Fino a questo ritrovamento, nessuna delle sei principali specie forestali subalpine era mai stata documentata sopra i 3.668 metri (12.034 piedi). Questo nuovo record batte di ben 567 metri (1.860 piedi) il precedente, segnando una svolta ecologica significativa. Il pino di Jeffrey individuato da Safford potrebbe dunque essere l’albero più alto mai osservato in California in termini di quota sul livello del mare.

 

Segnali evidenti del cambiamento climatico

La scoperta non è solo un’anomalia ecologica, ma rappresenta un chiaro indicatore dei cambiamenti climatici in atto. Le aree d’alta quota come le cime della Sierra Nevada sono estremamente sensibili ai mutamenti della temperatura. Lo scioglimento accelerato della neve sta liberando spazi dove i semi possono attecchire, creando nuove finestre ecologiche.

 

Sebbene molti modelli climatici suggeriscano che le specie vegetali non stiano migrando in quota abbastanza rapidamente per sfuggire al riscaldamento, questa osservazione sembra contraddirli. Alcune variabili, come la dispersione dei semi da parte degli uccelli, non sono ancora state sufficientemente considerate.

 

Una distribuzione irregolare e imprevedibile

Safford sottolinea come gli alberi non si stiano semplicemente spostando verso l’alto in modo ordinato. Alcuni sopravvivono in habitat nuovi, mentre altre popolazioni stanno scomparendo da aree dove erano storicamente presenti. Questo comportamento ecologico “irregolare” mette in discussione molti assunti su come gli ecosistemi rispondano al cambiamento climatico.

 

Inoltre, Safford critica l’approccio attuale al monitoraggio forestale, evidenziando che le immagini satellitari non riescono a rilevare molti giovani alberi o esemplari isolati. Ritiene quindi fondamentale adottare nuove strategie di rilevamento sul campo, come quelle promosse dal gruppo HATS (High-Altitude Tree Survey).

 

La chiamata all’azione scientifica

“La scienza ci aiuta a interpretare i segnali del cambiamento,” afferma Safford. “E quei segnali si manifestano più chiaramente nelle regioni d’alta quota e ad alte latitudini. Se vogliamo monitorare con precisione l’impatto del riscaldamento globale, è lì che dobbiamo guardare per primi.”

 

Lo studio completo è disponibile sulla rivista Madroño, pubblicazione ufficiale della California Botanical Society, dove è riportata la documentazione scientifica relativa alla straordinaria scoperta.

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