L’evoluzione virale e le origini del SARS-CoV-2: un viaggio dai pipistrelli all’uomo
Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Cell ha tracciato una mappa dettagliata dell’evoluzione del SARS-CoV-2, il virus responsabile della pandemia di COVID-19, offrendo prove solide a favore della sua origine naturale. Lo studio dimostra che la trasmissione all’uomo è avvenuta molto probabilmente attraverso il commercio di animali selvatici, replicando le dinamiche già osservate nell’epidemia di SARS del 2002-2003.
Il team di ricercatori ha esaminato le sequenze genomiche di centinaia di ceppi virali di sarbecovirus, una sottofamiglia di coronavirus respiratori presenti principalmente nei pipistrelli ferro di cavallo. Questi virus non causano malattia nei pipistrelli, ma possono compiere un salto zoonotico verso altre specie, inclusi gli esseri umani.
Le origini geografiche: dai confini della Cina al cuore della pandemia
Secondo gli autori dello studio, l’antenato diretto del SARS-CoV-2 si è originato nella Cina occidentale o nel Laos settentrionale, regioni popolate da numerose colonie di pipistrelli ferro di cavallo. Questo antenato virale avrebbe lasciato il suo habitat originario almeno cinque-sette anni prima della comparsa del COVID-19 a Wuhan, percorrendo circa 2.700 chilometri in un lasso di tempo troppo breve per essere spiegato con una diffusione naturale tra pipistrelli.
Questa distanza e velocità di spostamento suggeriscono con forza un coinvolgimento umano, probabilmente attraverso il trasporto involontario di animali selvatici infetti da parte dei mercati.
Zibetti e cani procioni: gli ospiti intermedi della trasmissione
Gli zibetti e i cani procioni, animali venduti nei mercati cinesi per la loro carne e pelliccia, emergono come potenziali ospiti intermedi. Studi precedenti avevano già documentato la presenza di sarbecovirus simili al SARS-CoV-1 in questi animali nella provincia di Guangdong, a centinaia di chilometri dal bacino dei pipistrelli della provincia di Yunnan.
Lo stesso schema si ripete ora con il SARS-CoV-2, rinforzando l’ipotesi che sia stato il commercio di fauna selvatica a creare il ponte epidemiologico tra pipistrelli e uomini.
Una mappa evolutiva creata grazie ai frammenti genomici non ricombinanti
Uno dei passaggi chiave dello studio è stata la ricostruzione di un albero genealogico virale, ottenuto analizzando regioni non ricombinanti del genoma. Questo approccio ha permesso di superare la complessità introdotta dal fenomeno della ricombinazione virale, cioè la capacità dei virus di scambiarsi frammenti genetici quando infettano contemporaneamente lo stesso ospite.
“Quando due virus infettano lo stesso pipistrello, possono mescolarsi dando origine a un nuovo genoma composto da sequenze differenti,” ha spiegato Joel Wertheim, uno degli autori. “Analizzando solo le parti non ricombinate, siamo riusciti a ricostruire una cronologia evolutiva più chiara e affidabile.”
Il salto zoonotico: un fenomeno destinato a ripetersi
Il salto zoonotico non è un evento isolato, ma un fenomeno in crescita a causa del degrado ambientale, della deforestazione, della crescente urbanizzazione e del continuo traffico di animali selvatici. Come spiegato da Michael Worobey, i virus possono coprire distanze enormi non da soli, ma attraverso gli esseri umani che spostano inconsapevolmente animali infetti.
“Per decenni, la comunità scientifica ha ritenuto che la SARS sia emersa per via del commercio di animali vivi. Con il COVID-19 stiamo osservando lo stesso identico schema,” ha detto Worobey.
Riflessioni su un’ipotesi contestata: la teoria del laboratorio
Lo studio smentisce ancora una volta la teoria secondo cui il virus sarebbe stato creato o sfuggito da un laboratorio. I ricercatori sottolineano come le dinamiche che hanno portato all’emergere del COVID-19 siano coerenti e sovrapponibili a quelle della SARS. La distanza tra Wuhan e le zone di origine del virus, considerata inizialmente un’anomalia, viene ora vista come compatibile con i modelli di diffusione legati al commercio animale.
“Non è affatto inusuale che un virus attraversi queste distanze geografiche con l’aiuto degli uomini,” ha sottolineato Wertheim.
Monitorare i pipistrelli per prevenire le prossime pandemie
Secondo gli autori, il monitoraggio costante dei sarbecovirus nelle popolazioni di pipistrelli, soprattutto nelle zone di maggiore biodiversità come il Sud-Est asiatico, può aiutare a prevedere e contenere futuri eventi pandemici. Capire l’evoluzione e i meccanismi di trasmissione di questi virus è oggi una delle armi più efficaci che abbiamo per prepararci a eventuali nuove emergenze sanitarie.
Per consultare lo studio completo pubblicato su Cell, è possibile accedere al testo integrale a questo link: Cell – Evolutionary origins of the SARS-CoV-2 lineage