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Le grandi città americane stanno sprofondando: ecco i dati choc

By Valeria Mariani
Published 9 Maggio 2025
4 Min Read
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Un’analisi satellitare rivela che il suolo urbano sta cedendo nelle 28 metropoli più popolose degli Stati Uniti

Tra New York, Chicago, Dallas, Houston e altre grandi aree metropolitane, il 98% del territorio urbano mostra segni di subsidenza. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Nature Cities, basato su dati radar satellitari raccolti tra il 2015 e il 2021. Gli scienziati hanno scoperto che almeno un quinto del suolo urbano in ogni città analizzata ha subito un abbassamento misurabile, mentre in 25 delle 28 città, oltre il 65% del territorio urbano è in affondamento.

 

Secondo il geofisico Leonard Ohenhen, il fenomeno della subsidenza rappresenta un problema estremamente localizzato ma cruciale, spesso ignorato rispetto all’innalzamento globale dei mari. Tuttavia, è un fattore determinante nell’aumento dei livelli dell’acqua in molte zone costiere, specialmente sulla costa orientale degli Stati Uniti.

 

Le città più colpite: Houston guida la classifica

Tra le città maggiormente interessate spicca Houston, dove oltre il 40% del suolo urbano sta sprofondando a un ritmo superiore ai 5 millimetri all’anno, e circa il 12% oltre i 10 mm/anno. Le cause principali sono da ricercarsi nell’estrazione intensiva di acque sotterranee, ma anche nell’attività estrattiva di petrolio e gas.

 

Anche Fort Worth, Dallas, Columbus, Detroit, Denver, Charlotte, Indianapolis, New York e Chicago mostrano livelli di affondamento superiori al 98% su scala urbana. In alcune zone specifiche, come l’Isola del Tesoro di San Francisco o i dintorni di Islais Creek, la velocità del cedimento supera i 5 millimetri l’anno, un valore che gli esperti considerano una soglia critica per la sicurezza urbana.

 

Le conseguenze sulle infrastrutture: rischio silenzioso ma costante

Il problema non è tanto l’abbassamento uniforme del suolo, quanto le differenze di subsidenza tra una zona e l’altra. Questo fenomeno crea stress strutturali a edifici, ponti e strade, con crepe, inclinazioni e potenziali collassi. Città come Washington, DC, Las Vegas e New York sono esposte a questo tipo di instabilità, che può anche aumentare il rischio di inondazioni locali, specialmente in aree costiere.

 

Secondo il Virginia Tech, oltre 29.000 edifici si trovano attualmente in aree ad alto rischio di danni. Il problema, spiega il geofisico Manoochehr Shirzaei, è che la subsidenza è un rischio latente: danneggia lentamente le infrastrutture, e spesso i segni diventano visibili solo quando la situazione è ormai compromessa.

 

Le possibili risposte: soluzioni diverse per sfide complesse

Lo studio suggerisce che la riduzione dell’estrazione delle falde acquifere potrebbe contribuire a rallentare il processo in molte aree interne. Tuttavia, per le città costiere, le strategie devono affrontare anche l’intrusione dell’acqua salata e le mareggiate. In contesti come New Orleans, potrebbe essere necessario rialzare i terreni o potenziare i sistemi di drenaggio. Dove la subsidenza è irregolare, si ipotizzano infrastrutture flessibili, in grado di adattarsi a fondazioni in movimento.

 

Il gruppo di ricerca ha come obiettivo a lungo termine la mappatura globale delle coste urbane, così che anche le città al di fuori degli Stati Uniti possano adottare politiche di resilienza urbana basate su dati scientifici.

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