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Alla Prima PaginaNews

La gravità come indizio: viviamo in una simulazione?

By Valeria Mariani
Published 14 Maggio 2025
3 Min Read
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Una nuova interpretazione della gravità scuote la fisica teorica

Il fisico Melvin Vopson, docente presso l’Università di Portsmouth nel Regno Unito, ha avanzato un’ipotesi tanto suggestiva quanto controversa: la forza di gravità non sarebbe un fenomeno naturale in sé, ma un effetto collaterale di un universo simulato, progettato per funzionare come un gigantesco computer quantistico. Il suo ultimo studio, pubblicato sulla rivista AIP Advances (https://aip.scitation.org/doi/full/10.1063/5.0196590), alimenta la teoria secondo cui la nostra realtà potrebbe essere una simulazione digitale, ipotesi che negli ultimi anni ha conquistato anche sostenitori come Elon Musk.

 

Informazione, massa e pixel: l’universo come sistema digitale

Già in una ricerca precedente, Vopson aveva suggerito che l’informazione possiede massa, e che ogni particella elementare agisca come un contenitore di dati, analogamente al DNA nelle cellule biologiche. Le particelle fondamentali, come gli elettroni, i quark o i fotoni, non sarebbero altro che unità minime di informazione, simili ai bit dell’informatica digitale.

 

Nel nuovo studio, Vopson porta avanti questa visione, immaginando lo spazio-tempo come suddiviso in “pixel”, ovvero celle computazionali in grado di contenere materia o restare vuote, assegnando loro un valore binario (1 o 0). Quando più particelle “collassano” in un singolo pixel, la simulazione risponde con una forza attrattiva: ecco che la gravità emergerebbe come effetto ottimizzativo del sistema.

 

La gravità come meccanismo di compressione informatica

Secondo Vopson, la gravità potrebbe quindi essere una forma di compressione dati, un principio nato dalla necessità del “sistema universo” di ridurre la potenza di calcolo. In un ambiente simulato, è più efficiente calcolare la traiettoria di un oggetto singolo che monitorare più particelle in spazi separati. Questa esigenza spingerebbe il sistema a “comprimere” la materia in singoli pixel, generando attrazione gravitazionale come effetto emergente della compressione informativa, simile alla funzione di uno Zip file nell’informatica.

 

Un cambio di paradigma nel pensiero scientifico

L’ipotesi avanzata non è isolata: da anni alcuni fisici teorici e filosofi della scienza ipotizzano che l’universo sia una simulazione digitale, forse creata da una civiltà superiore o da intelligenze artificiali evolute. Ma è la prima volta che si propone una funzione fisica fondamentale come la gravità come prova indiretta di una simulazione.

 

Lo studio di Vopson non offre ancora prove sperimentali definitive, ma propone una lettura alternativa e profondamente innovativa della realtà fisica, che potrebbe portare a nuove teorie unificanti tra meccanica quantistica e relatività generale, finora considerate incompatibili.

 

Se confermata, questa visione riscriverebbe non solo la fisica moderna, ma anche le basi filosofiche dell’esistenza umana.

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