Il test del marshmallow cambia volto: dall’individualismo alla collaborazione
Nel celebre test del marshmallow, ideato per misurare la capacità dei bambini di posticipare la gratificazione, l’esperimento originale prevedeva un dolcetto lasciato davanti al bambino e la promessa di una ricompensa maggiore se avesse resistito fino al ritorno dell’adulto. Per anni questo test è stato considerato un indicatore del futuro successo personale, associando l’autocontrollo precoce con traiettorie di vita più stabili e soddisfacenti.
Tuttavia, nuove interpretazioni di questo paradigma mettono in discussione tale visione. Si è infatti osservato che molti dei “fallimenti” al test potrebbero essere legati a contesti socioeconomici sfavorevoli, in cui la fiducia nelle promesse degli adulti risulta minata da esperienze di vita precarie. Il comportamento dei bambini, in questo senso, non rifletterebbe solo la forza di volontà individuale, ma anche la razionalità appresa da un ambiente instabile.
L’effetto del supporto reciproco: un esperimento tra pari
Uno studio recente, pubblicato su Royal Society Open Science (link diretto), ha aggiornato il test introducendo una dimensione sociale. I partecipanti, bambini di 5 e 6 anni, venivano coinvolti in un compito analogo a quello originale ma con una variante: per ottenere la doppia ricompensa, entrambi i bambini accoppiati dovevano resistere alla tentazione. La comunicazione tra i due era fittizia e unilaterale, simulata attraverso un video pre-registrato che mostrava l’altro bambino promettere (o meno) di aspettare.
Il risultato più sorprendente? Quando il partner prometteva di resistere, il bambino era significativamente più propenso a trattenersi. Questa dinamica si è rivelata particolarmente efficace nei più piccoli, suggerendo che anche i bambini molto giovani sono in grado di interiorizzare un senso di responsabilità condivisa e agire in modo più disciplinato se sentono di far parte di una relazione cooperativa, anche se simulata e virtuale.
La razionalità sociale: un comportamento adattivo
Un’altra interpretazione, non discussa dagli autori dello studio ma plausibile, è che i bambini rispondano in modo razionale al comportamento percepito dell’altro. Se il compagno sembra incerto o propenso a cedere, il bambino valuta che non ci sia più un incentivo nel rinunciare alla gratificazione immediata, optando dunque per una scelta strategica e pragmatica: mangiare subito il dolcetto.
Questo approccio rivela quanto anche i bambini siano sensibili al contesto sociale e capaci di elaborare strategie in funzione di benefici collettivi o individuali, adattando la loro risposta a segnali di affidabilità o incertezza provenienti dall’altro.
La dimensione digitale del supporto tra pari
Un aspetto affascinante dello studio è che l’effetto della promessa cooperativa ha funzionato anche attraverso uno schermo, con bambini mai incontrati prima. L’esperimento conferma che l’influenza dei pari può manifestarsi anche online, e che le relazioni mediate da tecnologia non sono prive di impatto comportamentale, anche nell’infanzia.
Altri test hanno dimostrato che la presenza simbolica di una figura di riferimento, come un insegnante o un amico, può rafforzare l’autocontrollo. Anche solo sapere che qualcun altro saprà dell’esito del test spinge i bambini a mantenere il comportamento atteso.
Cooperazione e gratificazione differita: due facce della stessa medaglia
Infine, lo studio propone un’ipotesi ampia: coordinazione e rinvio della gratificazione sono spesso legati. Progetti condivisi, come scrivere un compito in gruppo o portare a termine un lavoro complesso, richiedono sia sincronia di intenti, sia la capacità di resistere a distrazioni e tentazioni. Nei bambini, come negli adulti, queste abilità emergono spesso in contesti collaborativi.
Pertanto, i bambini che riescono a collaborare per ottenere una ricompensa comune mostrano abilità cognitive e sociali fondamentali per affrontare il mondo contemporaneo, forse più rilevanti del mero autocontrollo individuale.