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Come hanno fatto le rane a sopravvivere all’estinzione dei dinosauri

By Stefania Romano
Published 14 Maggio 2025
4 Min Read
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Le rane e la loro resilienza antica

Le rane, oggi minacciate da inquinamento, riscaldamento globale e malattie fungine, sembrano agli occhi moderni organismi fragili, sensibili ai più piccoli squilibri ambientali. Eppure, hanno dimostrato una resistenza eccezionale nel corso della storia della Terra, superando catastrofi globali come l’estinzione di massa del Cretaceo, che segnò la fine dei dinosauri non aviari come il Tyrannosaurus rex.

 

Gli anfibi, tra cui le rane, si sono evoluti circa 370 milioni di anni fa, durante il Devoniano, da pesci che avevano iniziato a colonizzare le terre emerse. L’ordine degli Anura, che comprende rane e rospi, è comparso nel Triassico inferiore, parallelamente ai primi dinosauri. Questo rende le rane non solo coetanee dei dinosauri, ma anche sopravvissute a due estinzioni di massa, oltre ad altre crisi ecologiche.

 

Amanti delle catastrofi e colonizzatori pionieri

Secondo l’esperta Durante, le rane hanno una particolare inclinazione per ambienti disturbati, tanto da essere considerate “specie pioniere”. Sono tra i primi animali a tornare e insediarsi in habitat devastati, come dimostrano i numerosi casi in cui compaiono in cantieri edili o aree urbane recentemente modificate.

 

Questa caratteristica suggerisce che, dopo l’impatto dell’asteroide di Chicxulub, le rane furono tra i primi vertebrati terrestri a ripopolare gli ecosistemi devastati. Il loro successo potrebbe essere dipeso dalla capacità di evitare la competizione, rifugiandosi in ambienti alterati che altri animali non potevano colonizzare.

 

Sopravvivenza sotto terra e nelle caverne

Una delle chiavi della sopravvivenza delle rane all’estinzione di massa potrebbe risiedere nel loro comportamento ecologico. Alcune specie potrebbero aver vissuto in caverne o ambienti sotterranei, proteggendosi dalla radiazione infrarossa generata dall’impatto, che incenerì la superficie terrestre. Inoltre, queste rane avrebbero potuto evitare i letali raggi UV che per anni colpirono il pianeta a causa della distruzione dello strato di ozono.

 

Altre ancora potrebbero aver trovato rifugio in ambienti d’acqua dolce o nelle foreste più profonde dell’emisfero meridionale, dove gli effetti dell’impatto furono meno devastanti, anche grazie al fattore stagionale: l’asteroide colpì durante la primavera boreale.

 

Adattabilità alimentare e resilienza termica

Studi sugli anfibi sopravvissuti al Permiano-Triassico, un’estinzione ancora più severa di quella che spazzò via i dinosauri, mostrano che molti di loro erano generalisti alimentari, capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nel tipo di prede disponibili. Questo tratto si ritrova anche negli Anura, che si nutrono di un’ampia varietà di insetti, spesso tra le poche forme di vita rimaste subito dopo le crisi ecologiche.

 

Inoltre, specie come i temnospondili, possibili antenati delle rane moderne, erano semiacquatiche e preferivano ambienti d’acqua dolce, che offrivano maggiore stabilità climatica. Alcuni di questi animali sono stati capaci di migrare tra emisferi, attraversando anche i tropici torridi del Triassico in cerca di habitat più freschi. Questo suggerisce una capacità notevole di adattamento climatico, ancora osservabile nelle rane attuali.

 

La fragilità attuale delle rane non nega la loro storia di successo

Oggi, nonostante la loro millenaria capacità di adattamento, molte rane sono in pericolo. Malattie come la chitridiomicosi, alterazioni del pH delle acque e il riscaldamento globale mettono a dura prova la loro sopravvivenza. Tuttavia, la loro storia evolutiva dimostra che la resilienza non sempre si manifesta con forza o aggressività, ma con adattabilità, discrezione e strategia ecologica.

 

I fossili di rane dell’inizio del Paleogene restano rari e frammentari, rendendo difficile una ricostruzione dettagliata della loro storia post-asteroide. Ma l’ipotesi più accreditata rimane che alcune specie siano sopravvissute grazie a una combinazione di comportamento ritirato, dieta flessibile e habitat rifugio. Una strategia silenziosa, ma efficace.

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