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Le orche imitano la voce umana: una finestra sulla loro intelligenza

By Mirko Rossi
Published 25 Aprile 2025
4 Min Read
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Un caso eccezionale: Wikie e l’imitazione umana

Nel 2018, uno studio condotto al Marineland Aquarium di Antibes, in Francia, ha mostrato che Wikie, un’orca in cattività, era capace di riprodurre parole e suoni umani come “hello”, “Amy” e “one two three”. L’animale, addestrato in un contesto controllato, riusciva persino a imitare suoni ambientali come il cigolìo di una porta e il richiamo di un elefante. Secondo Deborah Giles, biologa marina presso la SeaDoc Society, questa capacità imitativa non sorprende, poiché le orche sono profondamente uditive e utilizzano la comunicazione acustica per navigare, trovare cibo e mantenere i contatti con il proprio gruppo sociale.

 

L’esempio di Luna: isolamento e creatività sonora

Un episodio emblematico riguarda Luna, una giovane orca del gruppo residente del sud che, separata dal suo branco e intrappolata nel Nootka Sound, vicino alla costa occidentale dell’Isola di Vancouver, ha iniziato a riprodurre i suoni delle barche e di altri animali marini nel tentativo di comunicare e interagire. Questo comportamento evidenzia il bisogno innato di connessione attraverso segnali acustici, anche in contesti non naturali.

 

Cultura e comportamento sociale: le orche come esseri culturali

Secondo Lori Marino, neuroscienziata esperta in cetacei, le orche non sono soltanto sociali, ma anche portatrici di cultura. Ogni comunità presenta pratiche comportamentali distinte, come nel caso delle orche della Nuova Zelanda rispetto a quelle del Pacifico nord-occidentale. La trasmissione intergenerazionale di queste pratiche è il cuore della cultura orcina. Uno degli esempi più curiosi è il fenomeno dei “cappelli di salmone” comparso nel 1987 tra le giovani orche residenti del sud: i cetacei nuotavano con salmoni morti sulla testa, come se si trattasse di accessori di moda, un comportamento che riapparve curiosamente nel 2024.

 

Comportamenti recenti: il mistero dei timoni

Negli ultimi anni, alcune orche dell’area iberica hanno sviluppato un comportamento culturale distruttivo, prendendo di mira e danneggiando i timoni delle barche. Anche se le motivazioni non sono ancora comprese, gli studiosi riconoscono la diffusione di questo comportamento tra i membri del gruppo, indice evidente di un passaggio culturale consapevole.

 

Un cervello superdotato: struttura e funzione

Il cervello dell’orca, che può pesare fino a 5 kg, è tre volte e mezzo più grande di quello umano e due volte e mezzo più grande di quanto previsto per un animale della sua stazza. Ma non è solo una questione di dimensioni: la neocorteccia, coinvolta nella cognizione, memoria, emozioni e linguaggio, è la più rugosa del regno animale, superando anche quella umana in termini di complessità. Queste pieghe aumentano la superficie cerebrale utile, come un foglio accartocciato per adattarsi a uno spazio ristretto.

 

Apprendimento vocale e consapevolezza

L’abilità imitativa suggerisce che le orche siano apprendisti vocali, cioè capaci di riprodurre suoni dopo averli ascoltati. Per Marino, ciò richiede un livello di consapevolezza avanzato: per imitare, è necessario comparare se stessi con l’altro, un processo cognitivo che implica empatia e intenzionalità comunicativa. In ambienti artificiali, come gli acquari, le orche sembrano cercare un linguaggio comune per entrare in relazione con gli umani che le circondano.

 

Alla ricerca di un vocabolario orcino

Monika Wieland Shields, dell’Orca Behavior Institute, è impegnata in un progetto che unisce idrofoni subacquei e osservazioni con droni per associare suoni specifici a comportamenti individuali. L’obiettivo è comprendere meglio le dinamiche comunicative tra orche e, forse, un giorno decifrare il loro linguaggio.

 

Fonti autorevoli che hanno discusso questi temi includono il National Geographic, la BBC, e pubblicazioni scientifiche peer-reviewed sul comportamento animale e la neurobiologia marina.

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