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Barriere artificiali nei Grandi Laghi: alternativa sostenibile ai frangiflutti?

By Stefania Romano
Published 5 Aprile 2025
4 Min Read
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Un nuovo modello per contrastare l’erosione costiera nel Midwest

Lo Stato dell’Illinois, con i suoi oltre 100 chilometri di costa lungo il Lago Michigan, si trova in prima linea nella sfida contro l’erosione costiera. La metropoli di Chicago e le sue periferie sono oggi protette da infrastrutture rigide come muri di cemento, frangiflutti metallici e riempimenti artificiali, ma secondo Hillary Glandon, scienziata presso il Lake Michigan Biological Station di Zion, queste misure tradizionali stanno alterando i processi naturali delle zone costiere.

 

L’erosione, amplificata da livelli dell’acqua in continua fluttuazione e dagli effetti del cambiamento climatico, rende la protezione delle coste una priorità urgente per numerose comunità affacciate sui Grandi Laghi.

 

Strutture a cumulo: un’alternativa più morbida e meno costosa

Glandon e il suo team propongono una soluzione innovativa: barriere artificiali sommerse in acque basse, progettate per attenuare l’energia delle onde senza interrompere il naturale trasporto dei sedimenti. Due di queste strutture sono in fase di sperimentazione a Fort Sheridan, presso Highland Park, e all’Illinois Beach State Park.

 

Queste strutture a cumulo, costruite con sabbia dragata e calcare, sono completamente naturali e risultano meno impattanti sul flusso idrodinamico rispetto ai frangiflutti tradizionali. Secondo Glandon, l’obiettivo è ottenere soluzioni più economiche che non interrompano il naturale movimento di acqua e sabbia, contribuendo anche alla creazione di habitat acquatici.

 

Un approccio multidisciplinare: dal MIT all’Università della Pennsylvania

Anche il Massachusetts Institute of Technology è coinvolto nella ricerca. Il team di Ansel Garcia-Langley ha progettato una barriera cilindrica che sfrutta la forma per dissipare l’energia delle onde attraverso fessure strategiche, riducendo la forza dell’impatto costiero. Questa tecnica, secondo lo studente, crea vortici che aiutano a mantenere stabile il profilo della costa.

 

La professoressa Juliet Simpson, parte del progetto, sottolinea come questi modelli siano più economici rispetto ai frangiflutti classici: il costo stimato si aggira intorno ai 6 milioni di dollari per miglio, ben al di sotto dei 10 milioni o più necessari per soluzioni convenzionali.

 

Il nodo delle tensioni tra comuni e proprietà private

Uno dei maggiori ostacoli alla diffusione di queste barriere è rappresentato dalle rivalità territoriali tra le comunità costiere. I sedimenti del Lago Michigan si muovono naturalmente da nord verso sud: quando una città costruisce muri rigidi, può interrompere il flusso e danneggiare i tratti di costa meridionali.

 

Cody Eskew, esperto del Illinois Sustainable Technology Center, conferma che questi contrasti sono emersi già nei primi incontri del Gruppo di Lavoro per la Gestione della Costa. In particolare, le zone residenziali della North Shore soffrono la scarsità naturale di sabbia, complicando il coordinamento con le altre comunità costiere.

 

Verso un cambiamento culturale e politico

L’efficacia delle barriere naturali è ancora in fase di verifica, ma i primi dati sono incoraggianti. Secondo Sean Burkholder, a capo del programma Healthy Port Futures dell’Università della Pennsylvania, il vero ostacolo è la scarsa familiarità con questo tipo di infrastruttura.

 

Le barriere artificiali sommerse, con il loro basso impatto ambientale e il potenziale di ridurre tensioni intercomunali, stanno attirando sempre più l’attenzione dei responsabili politici locali. L’obiettivo di lungo termine è quello di integrare queste soluzioni ibride all’interno delle politiche pubbliche, rendendole parte integrante della protezione delle coste dei Grandi Laghi.

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