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Vaccini e autismo: perché la scienza esclude qualsiasi legame

By Mirko Rossi
Published 20 Marzo 2025
7 Min Read
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Non esiste alcuna relazione tra vaccini e autismo. Questo è un fatto che la ricerca scientifica internazionale ha dimostrato in maniera inequivocabile. Eppure, la disinformazione nata negli anni ’90 ha lasciato segni profondi, alimentando ancora oggi dubbi e paure. Nonostante sia stata smentita da un’imponente mole di studi, la falsa credenza che le vaccinazioni possano causare l’autismo continua a diffondersi, con gravi conseguenze sulla salute pubblica.

 

Come è nata la falsa credenza sul legame tra vaccini e autismo

L’origine di questa teoria infondata risale al 1998, quando un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet gettò nel panico molte famiglie. Il primo autore di quel documento, il medico britannico Andrew Wakefield, suggeriva una possibile connessione tra la somministrazione del vaccino MMR (morbillo, parotite e rosolia) e lo sviluppo di disturbi riconducibili all’autismo. Nonostante lo stesso studio precisasse di non aver stabilito alcuna relazione di causa-effetto, le dichiarazioni di Wakefield alla stampa furono allarmistiche e contribuirono a diffondere la paura.

 

The Lancet, dopo aver ospitato la pubblicazione, impiegò dodici anni per ritirare ufficialmente il documento, che si basava su dati manipolati e non supportati da adeguate evidenze scientifiche.

 

Le indagini che hanno smascherato la frode scientifica di Andrew Wakefield

Già nei mesi successivi alla pubblicazione, numerosi ricercatori e medici espressero serie perplessità sulla validità dello studio. La dimensione del campione esaminato, limitata a soli dodici bambini, rappresentava un evidente limite metodologico. Il giornalista investigativo Brian Deer fu tra i primi a svelare le irregolarità dietro la ricerca di Wakefield. Deer scoprì che alcuni dei dati clinici erano stati falsificati e che diversi genitori smentivano le informazioni mediche riferite ai loro figli nel documento pubblicato.

 

Nel 2010, il General Medical Council del Regno Unito, dopo un lungo procedimento disciplinare, stabilì che Wakefield aveva agito in modo non etico, violando i codici deontologici della professione medica. In seguito a questa decisione, gli venne revocata la licenza di medico.

 

Gli studi scientifici che escludono la correlazione tra vaccinazioni e autismo

La comunità scientifica ha risposto a questa disinformazione con ricerche rigorose, che hanno dimostrato, più volte e in maniera definitiva, l’assoluta sicurezza dei vaccini e l’inesistenza di un legame con l’autismo. Già nel 2002, un ampio studio danese esaminò i dati di oltre 500.000 bambini, rivelando che la vaccinazione MMR non aumentava in alcun modo il rischio di autismo.

 

Nel 2015, il Journal of The American Medical Association pubblicò un’altra ricerca basata su un campione di quasi 96.000 bambini, alcuni dei quali avevano fratelli autistici. Anche in questo caso, non si osservò alcuna differenza nell’incidenza dell’autismo tra i vaccinati e i non vaccinati.

 

Nel 2019, sempre dalla Danimarca, arrivò la conferma definitiva con uno studio che rappresentava la più grande analisi mai condotta sull’argomento, senza rilevare alcuna correlazione tra la vaccinazione MMR e l’insorgenza di disturbi dello spettro autistico.

 

Una revisione del 2020 a cura della Cochrane Collaboration, che analizzò 138 studi, concluse che il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia è sicuro, efficace e non ha nessun legame con l’autismo.

 

Il ruolo della disinformazione e l’impatto sulla salute pubblica

Nonostante l’assoluta chiarezza delle prove, la disinformazione lanciata da Wakefield ha lasciato un’eredità pesante. In Regno Unito, nei primi anni 2000, si registrò un drammatico calo delle vaccinazioni MMR, con conseguente aumento dei casi di morbillo. La stessa dinamica si è osservata in altre aree del mondo, inclusi gli Stati Uniti, dove il morbillo, dichiarato eliminato nel 2000, è ricomparso a causa della diminuzione della copertura vaccinale.

 

Un altro mito diffuso riguarda il presunto pericolo derivante dal mercurio contenuto nei vaccini. In realtà, l’unica forma presente era l’etilmercurio, un componente del conservante thimerosal, che però non è mai stato incluso nel vaccino MMR. Inoltre, l’etilmercurio si elimina rapidamente dall’organismo e non ha gli effetti tossici tipici del metilmercurio, ben più pericoloso.

 

La coincidenza temporale che ha alimentato il fraintendimento

L’età in cui si manifestano i primi segni dell’autismo coincide spesso con quella in cui i bambini ricevono la prima dose del vaccino MMR, ovvero tra i 12 e i 18 mesi. Questa coincidenza ha spinto molti genitori, in cerca di spiegazioni per i cambiamenti osservati nei propri figli, ad attribuire erroneamente la causa al vaccino.

 

Andrew Wakefield oggi: da medico radiato a icona della disinformazione

Nonostante la radiazione dall’albo dei medici, Wakefield continua a essere una figura di riferimento per i movimenti antivaccinisti. Come afferma l’epidemiologo Senad Begic, Wakefield rappresenta oggi il principale “falso esperto”, capace di influenzare ancora migliaia di persone attraverso conferenze e apparizioni pubbliche.

 

Le conseguenze della rinuncia ai vaccini: ritorno di malattie un tempo eliminate

Prima dell’introduzione del vaccino contro il morbillo, negli Stati Uniti si registravano fino a 500 decessi all’anno per questa malattia, con 48.000 ricoveri ospedalieri e 1.000 casi di encefalite, una grave complicazione che provoca infiammazione cerebrale. I vaccini hanno drasticamente ridotto questi numeri, salvando milioni di vite anche contro altre malattie come la poliomielite, la difterite, l’influenza e il COVID-19.

 

Eppure, a causa dell’esitazione vaccinale diffusa da informazioni fuorvianti, il morbillo è tornato a minacciare la salute pubblica. La disinformazione, amplificata dai media e dai social network, ha minato la fiducia nella scienza e nelle istituzioni sanitarie.

 

Tutti i contenuti di questo articolo sono verificati al momento della pubblicazione. I testi e le informazioni possono subire aggiornamenti per garantire l’attendibilità scientifica.

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