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Un semplice integratore quotidiano a base di fibre potrebbe favorire la memoria negli anziani

By Valeria Mariani
Published 15 Marzo 2025
5 Min Read
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Ciò che contribuisce al benessere del microbiota intestinale durante l’invecchiamento sembra offrire vantaggi anche al funzionamento cerebrale nelle persone oltre i sessant’anni. Una ricerca pionieristica condotta su gemelli ha rivelato che l’assunzione giornaliera di integratori economici a base di prebiotici e proteine può influenzare positivamente le capacità cognitive degli anziani. I dati, diffusi nel 2024, mostrano un collegamento tra l’asse intestino-cervello e il miglioramento dei punteggi nei test di memoria, gli stessi esami impiegati per individuare i primi segnali della malattia di Alzheimer.

 

Lo studio, svolto in modalità doppio cieco, si è concentrato su due prebiotici vegetali facilmente reperibili senza bisogno di prescrizione medica in vari paesi. Si tratta di inulina, una fibra della famiglia dei fruttani, e dei frutto-oligosaccaridi (FOS), carboidrati di origine vegetale frequentemente utilizzati come dolcificanti ipocalorici.

 

I ricercatori del King’s College di Londra hanno coinvolto 72 gemelli, per un totale di 36 coppie, tutti di età superiore ai 60 anni. Ogni gemello è stato assegnato casualmente a due gruppi distinti: uno ha ricevuto un prebiotico in polvere proteica, mentre l’altro ha assunto un placebo con le stesse caratteristiche sensoriali. Dopo dodici settimane, i partecipanti che avevano consumato inulina o FOS hanno mostrato un incremento nei risultati di un test cognitivo volto a misurare la memoria visiva e l’apprendimento.

 

Parallelamente, è stata osservata una modifica del microbioma intestinale, con un aumento significativo dei Bifidobacterium, batteri noti per le loro proprietà benefiche. Questi microrganismi sono stati collegati, negli studi sugli animali, alla riduzione dei deficit cognitivi, probabilmente attraverso un effetto regolatore sulla comunicazione tra intestino e cervello.

 

La dottoressa Mary Ni Lochlainn, specialista in geriatria presso il King’s College, ha commentato i risultati affermando: “Siamo colpiti dai cambiamenti osservati in un periodo così breve. Questo apre prospettive interessanti per sostenere la salute mentale e la memoria nella popolazione che invecchia”.

 

Il King’s College di Londra, che gestisce il più esteso registro di gemelli adulti del Regno Unito, rappresenta una fonte preziosa per analizzare le interazioni tra genetica e ambiente. La ricerca in questione si inserisce in un filone di studi che indagano sull’effetto degli integratori ad alto contenuto di fibre sulla flora intestinale, dimostrando come il potenziamento dei batteri benefici possa avere riflessi anche sul benessere cognitivo, sia negli esseri umani che nei modelli animali.

 

Nel corso degli anni, si è consolidata la convinzione che l’intestino agisca come una sorta di secondo cervello, influenzando il sistema nervoso centrale attraverso una rete complessa di segnali chimici e nervosi. Tuttavia, la piena comprensione di questa connessione resta ancora incompleta. I dati raccolti dal team del KCL indicano che l’assunzione regolare di specifici alimenti funzionali potrebbe diventare una strategia per contrastare il declino cognitivo legato all’età.

 

Nonostante i miglioramenti nella memoria e nei tempi di elaborazione mentale, non sono stati registrati progressi significativi sotto il profilo fisico. La massa muscolare degli anziani che assumevano integratori a base di fibre non ha mostrato variazioni rilevanti, malgrado il ruolo riconosciuto di inulina e FOS nel sostegno della salute muscoloscheletrica.

 

La dottoressa Claire Steves, anche lei geriatra presso il King’s College, ha sottolineato come questi integratori vegetali, dal basso costo e facilmente accessibili, possano rappresentare un’opzione utile in un periodo di difficoltà economica. Ha inoltre evidenziato l’importanza di proseguire la ricerca su campioni più ampi e per periodi più estesi, per verificare la stabilità degli effetti osservati.

 

Il campione di gemelli coinvolti nello studio era prevalentemente composto da donne, un aspetto che potrebbe aver introdotto un bias nei risultati, sebbene i ricercatori abbiano corretto statisticamente le differenze legate al sesso. È noto che le donne sono maggiormente colpite dalla malattia di Alzheimer, il che rende queste scoperte particolarmente rilevanti nel contesto delle strategie preventive.

 

L’intestino umano si conferma al centro della salute complessiva, esercitando influenze su più fronti, tra cui il sistema immunitario e il cervello. Stimolare la sua flora batterica con prebiotici e probiotici potrebbe aprire nuovi scenari nella gestione di numerose patologie croniche. I risultati di questa indagine sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.

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