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Scoperto in Egitto un antico complesso per la lavorazione dell’oro risalente a 3.000 anni fa

By Valeria Mariani
Published 2 Marzo 2025
5 Min Read
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L’Egitto ha sempre affascinato il mondo per la sua straordinaria maestria nell’arte orafa, e una recente scoperta archeologica nei pressi di Marsa Alam offre nuove informazioni su come gli antichi Egizi estraessero e lavorassero l’oro. Durante gli scavi condotti nella regione di Jabal Sukari, nel Governatorato del Mar Rosso, è emerso un complesso minerario risalente a 3.000 anni fa, rivelando dettagli inediti sulle tecniche utilizzate per ottenere il prezioso metallo e sulle condizioni di vita dei minatori dell’epoca.

 

Il ritrovamento nel cuore del deserto egiziano

Gli archeologi, impegnati nella tutela del sito storico dalle attività minerarie moderne, hanno trascorso due anni a documentare e studiare l’area prima di trasferire l’intero complesso in un luogo sicuro situato a tre chilometri di distanza. È stato proprio durante questa fase che sono stati scoperti i resti di un insediamento minerario risalente al Terzo Periodo Intermedio, un’epoca segnata da forti tensioni politiche e sociali.

 

Il Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano, annunciando la scoperta, ha confermato che il sito comprendeva un impianto di lavorazione dell’oro, dove gli antichi minatori estraevano il metallo da marmo e quarzo. Secondo il Dr. Mohamed Ismail Khaled, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, il complesso presentava stazioni di macinazione e frantumazione, bacini di filtrazione e sedimentazione e forni di argilla utilizzati per fondere l’oro recuperato dalle vene di quarzo.

 

Una città mineraria nell’antico Egitto

Oltre agli impianti per la lavorazione del metallo, gli scavi hanno rivelato un vero e proprio insediamento con abitazioni destinate ai minatori. All’interno di queste strutture, sono stati identificati laboratori artigianali, luoghi di culto e uffici amministrativi, oltre a bagni di epoca tolemaica, risalenti al periodo in cui l’Egitto fu governato dalla dinastia dei Tolomei, prima della conquista romana nel I secolo a.C.

 

Le prove archeologiche indicano che il sito rimase attivo per secoli, attraversando epoche diverse, tra cui i periodi romano e islamico. Tra i reperti più significativi vi sono statuette raffiguranti la dea egizia Bastet e il dio greco Arpocrate, che offrono una preziosa testimonianza sulle credenze religiose e sulla vita quotidiana della comunità mineraria.

 

Un tesoro di reperti: ceramiche, amuleti e testi antichi

Il sito ha restituito un numero impressionante di oggetti, tra cui 628 vasi di ceramica incisi con scritte in geroglifico, demotico e greco, oltre a profumi, incenso e farmaci. Sono stati ritrovati anche perline in pietre semipreziose, segno dell’abilità artigianale degli orafi dell’epoca.

 

Secondo gli esperti, questi ritrovamenti gettano una nuova luce sulla vita sociale, religiosa e professionale degli antichi minatori, il cui lavoro era fondamentale per rifornire l’Egitto faraonico dell’oro necessario per la realizzazione di gioielli, amuleti e oggetti funerari di altissimo valore. Un dettaglio affascinante riguarda le mummie con lingue d’oro, scoperte in passato, che avrebbero ricevuto questo trattamento per poter parlare dinanzi alla corte di Osiride, il dio dell’oltretomba.

 

Il legame con i tesori dell’Antico Egitto

La scoperta di Jabal Sukari offre indizi cruciali su dove gli antichi Egizi estraessero l’oro che poi trasformavano in splendidi manufatti. Questo metallo prezioso era protagonista di sontuose sepolture, come dimostrano i celebri ritrovamenti archeologici. Uno degli esempi più eclatanti è la tomba del cosiddetto Ragazzo d’Oro, un adolescente sepolto con uno scarabeo a cuore d’oro sul petto e numerosi amuleti in oro.

 

Ma il caso più iconico resta quello di Tutankhamon, il giovane faraone la cui maschera funeraria in oro e lapislazzuli è uno dei simboli più celebri del mondo antico. Ciò che molti ignorano, però, è che sotto questo straordinario reperto si trova un sarcofago d’oro massiccio, che conteneva i resti del sovrano. Grazie alla nuova scoperta, oggi sappiamo qualcosa in più sulle miniere da cui proveniva quell’oro e sulle sofisticate tecniche utilizzate per lavorarlo.

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