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Il polpo a strisce blu seduce e paralizza le femmine per sopravvivere all’accoppiamento

By Stefania Romano
Published 15 Marzo 2025
5 Min Read
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I maschi del polpo a strisce blu, conosciuto scientificamente come Hapalochlaena fasciata, hanno sviluppato un metodo tanto ingegnoso quanto inquietante per sfuggire al destino comune tra i cefalopodi: diventare un pasto subito dopo l’accoppiamento. Lo ha rivelato un recente studio condotto dall’Università del Queensland, in Australia, che ha osservato come questi piccoli e velenosissimi polpi utilizzino la loro tetrodotossina non solo per paralizzare prede o respingere predatori, ma anche per immobilizzare temporaneamente le loro partner durante l’unione sessuale.

 

Il veleno come strumento per la sopravvivenza dei maschi

Tutti i polpi sono dotati di veleno, ma tra gli Hapalochlaena, il gruppo che comprende i celebri polpi dagli anelli blu, la tossina assume un ruolo ancor più centrale. La tetrodotossina, tra le sostanze naturali più letali conosciute, viene usata da questa specie non solo per cacciare o difendersi, ma anche per garantire ai maschi un margine di sicurezza durante la riproduzione.

 

Lo studio australiano, pubblicato nel mese di marzo sulla rivista Current Biology, ha esaminato dodici esemplari di polpo a strisce blu, equamente divisi tra maschi e femmine. Monitorando il loro comportamento in cattività, i ricercatori hanno scoperto che i maschi, prima dell’accoppiamento, mordono le femmine e iniettano loro il veleno, paralizzandole parzialmente. Questa azione consente loro di copulare senza rischiare di essere divorati al termine dell’unione.

 

Un rischio reale: il cannibalismo sessuale

Nel mondo dei polpi, il cannibalismo sessuale è piuttosto comune, in particolare tra le specie in cui le femmine superano in dimensioni i maschi. Le femmine di Hapalochlaena fasciata, ad esempio, possono raggiungere il doppio del peso dei loro partner. Dopo l’accoppiamento, non è raro che i maschi vengano uccisi e consumati dalle femmine, le quali hanno bisogno di elevate quantità di energia per la produzione e la cura delle uova, periodo in cui smettono quasi del tutto di nutrirsi.

 

La ricerca ha evidenziato che l’iniezione di tetrodotossina attraverso un morso mirato direttamente alle aorte femminili consente al maschio di paralizzare la partner per circa sessanta minuti. Questo tempo risulta sufficiente per effettuare il trasferimento dello sperma utilizzando i bracci specializzati chiamati ectocotili.

 

Le differenze fisiologiche tra maschi e femmine

Una delle scoperte più sorprendenti riguarda le ghiandole salivari dei maschi di Hapalochlaena fasciata. Queste strutture, responsabili della produzione di tetrodotossina, risultano essere circa tre volte più pesanti rispetto a quelle delle femmine. Questa caratteristica anatomica fornisce ai maschi una riserva abbondante di veleno, fondamentale per la riuscita della strategia di accoppiamento senza rischi di cannibalismo.

 

Durante la paralisi, le femmine mostrano una respirazione rallentata e una totale assenza di risposta agli stimoli esterni, restando incapaci di agire per tutta la durata dell’accoppiamento. Dopo che l’effetto della tossina svanisce, le femmine non mostrano segni di aggressività, limitandosi a respingere i maschi.

 

Una strategia unica nel mondo dei cefalopodi

Sebbene altre specie di polpi maschi abbiano evoluto tecniche per eludere il cannibalismo sessuale, come lo sviluppo di bracci copulatori staccabili che possono continuare a trasferire sperma anche dopo essersi separati dal corpo del maschio, nessuna specie conosciuta impiega un metodo tanto estremo e sofisticato quanto quello osservato nel polpo a strisce blu.

 

La tetrodotossina di questi polpi non è pericolosa solo per i loro partner e le loro prede: è infatti letale anche per numerosi predatori, comprese le tartarughe marine e gli esseri umani. Nonostante ciò, il ciclo vitale dei polpi dagli anelli blu rimane breve: sia i maschi che le femmine muoiono poco dopo l’accoppiamento. Le femmine sopravvivono giusto il tempo necessario a deporre le uova e attendere la schiusa dei piccoli, completando così un’esistenza tanto breve quanto straordinaria.

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