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I Maya portavano con sé le ossa degli antenati per dare identità alle nuove case

By Paola Belli
Published 29 Marzo 2025
4 Min Read
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Contents
Una scoperta archeologica in Belize rivela riti simbolici di sepoltura e legami familiari nel mondo pre-ispanicoIl contesto della scoperta: la casa del Gruppo del DanzatoreNon sacrifici, ma memorie portate da lontanoI denti come custodi dell’animaProve scientifiche: le analisi isotopicheUn rito per legittimare l’identità della casa

Una scoperta archeologica in Belize rivela riti simbolici di sepoltura e legami familiari nel mondo pre-ispanico

Una sepoltura Maya di 2.000 anni fa, scoperta in Belize, sta offrendo nuovi spunti su come le antiche comunità mesoamericane mantenessero vivi i legami con il passato, anche dopo un trasferimento. I resti rinvenuti suggeriscono che gli antenati non venissero semplicemente commemorati: venivano fisicamente trasportati e integrati nei nuovi insediamenti, a testimonianza di un rapporto profondo e materiale con la memoria familiare e spirituale.

Il contesto della scoperta: la casa del Gruppo del Danzatore

Il ritrovamento è avvenuto all’interno di una struttura abitativa non aristocratica nota come Gruppo del Danzatore, nelle vicinanze dell’antica città Maya di Dos Hombres. La tomba, datata al periodo tardo preclassico (300 a.C. – 250 d.C.), era collocata sotto una casa comune e conteneva i resti frammentati di tre individui.

Uno di questi scheletri era affiancato da un cumulo di conchiglie marine – probabilmente mitili – che indicano una cerimonia funebre a base di frutti di mare, forse un banchetto in onore del defunto. Questa figura, secondo l’archeologa che ha condotto la ricerca, potrebbe essere stata un antenato fondatore, una figura simbolica per legittimare la fondazione del gruppo domestico.

Non sacrifici, ma memorie portate da lontano

In passato, i resti umani trovati accanto allo scheletro principale erano stati interpretati come vittime sacrificali. Tuttavia, diverse evidenze mettono in dubbio questa lettura. In particolare:

  • Assenza di segni di macellazione o scuoiamento sui resti
  • Il fatto che si trattasse di una famiglia non elitaria, rendendo improbabile l’uso del sacrificio umano come rito di fondazione

L’ipotesi proposta invece è più simbolica e meno cruenta: si tratterebbe di sepolture secondarie, ovvero resti trasferiti da un altro luogo per fondare una connessione spirituale e genealogica con il nuovo sito abitativo.

I denti come custodi dell’anima

Un dettaglio sorprendente dell’analisi riguarda il significato attribuito ai denti nella cosmologia Maya. Secondo le credenze, l’‘Ik’ – il respiro dell’anima – risiedeva nella bocca e nella mascella. I denti, quindi, conservavano l’essenza spirituale degli antenati.

Questa visione culturale fornisce una possibile spiegazione del perché i denti di due individui non locali fossero stati sepolti accanto allo scheletro principale: servivano a radicare il defunto in una linea di discendenza, anche se fisicamente non era cresciuto nella stessa area.

Prove scientifiche: le analisi isotopiche

Per confermare la teoria, sono state effettuate analisi isotopiche sui resti. I risultati hanno mostrato che:

  • L’individuo principale aveva una dieta coerente con la regione locale
  • Gli altri due, rappresentati da denti isolati, provenivano da zone più lontane

Questi dati confermano l’ipotesi che i resti siano stati portati intenzionalmente da un altro territorio, probabilmente durante la fase di insediamento, per mantenere una connessione ancestrale tangibile.

Un rito per legittimare l’identità della casa

Il gesto di trasportare resti umani – in particolare denti – da luoghi lontani per poi seppellirli in una nuova casa non era casuale. Era un atto simbolico potente, che serviva a:

  • Legittimare l’insediamento
  • Creare continuità tra passato e presente
  • Dare un’identità sacra alla nuova dimora

La tomba del Gruppo del Danzatore, dunque, non è solo una sepoltura: è un racconto materiale di come gli antichi Maya intrecciavano spazio, memoria e spiritualità.

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