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Yukon, Pennsylvania: la lunga battaglia contro la discarica di rifiuti tossici

By Mirko Rossi
Published 24 Febbraio 2025
7 Min Read
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YUKON, Pennsylvania – Una città immersa nelle colline della Pennsylvania occidentale si trova da decenni al centro di una crisi ambientale che sembra non avere fine. Il sito di smaltimento di Max Environmental Technologies, che gestisce rifiuti industriali pericolosi, è da tempo oggetto di denunce, ispezioni e polemiche. Le autorità federali e statali hanno ripetutamente trovato violazioni ambientali, mentre i residenti locali denunciano problemi di salute, contaminazione del suolo e dell’acqua e un generale deterioramento della qualità della vita.

 

Un’ispezione che ha svelato una realtà inquietante

Nel 2023, un’ispezione dell’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti (EPA) ha rivelato una scena allarmante: contenitori arrugginiti e aperti, impianti deteriorati e rifiuti pericolosi lasciati esposti alle intemperie. Jeanna Henry, funzionario della Regione Mid-Atlantic dell’EPA, ha dichiarato che l’acqua piovana filtrava attraverso un tetto danneggiato, mischiandosi con i materiali tossici accumulati nel sito.

 

L’indagine ha rivelato che la discarica accettava rifiuti industriali altamente contaminati, inclusi acidi, metalli pesanti e materiali radioattivi derivati dall’industria petrolifera e del gas, un settore particolarmente influente in Pennsylvania, secondo produttore di gas naturale negli Stati Uniti.

 

L’EPA ha accusato Max Environmental di non aver minimizzato il rischio di dispersione di sostanze pericolose, di non aver rispettato le normative sui monitoraggi ambientali e di non aver gestito correttamente il trattamento dei rifiuti. I test condotti nel 2023 hanno mostrato livelli elevati di cadmio, piombo e tallio, un metallo altamente tossico e precedentemente usato come veleno per topi.

 

Le violazioni e l’intervento delle autorità

Nel 2024, l’EPA ha imposto a Max Environmental il rispetto di nuovi requisiti ambientali, sospendendo temporaneamente lo smaltimento di rifiuti pericolosi fino all’adozione di misure correttive. Tuttavia, a gennaio 2025, l’agenzia ha confermato che l’azienda non era ancora in regola con i permessi ambientali richiesti.

 

Il Dipartimento per la Protezione Ambientale della Pennsylvania (DEP) ha dichiarato di stare lavorando a stretto contatto con l’EPA per garantire che l’azienda rispetti le leggi ambientali. Ma per i residenti di Yukon, l’ennesima promessa di un intervento concreto ha lasciato spazio a dubbi e scetticismo.

 

Un’eredità di inquinamento e proteste

Il sito della discarica sorge in un’area con una lunga storia di sfruttamento industriale. Yukon è nata nel cuore di un distretto minerario, con forni a coke e miniere di carbone che, agli inizi del XX secolo, riempivano l’orizzonte di fumo e polvere di carbone. Tuttavia, se in passato il carbone rappresentava una fonte di lavoro e sostentamento, oggi i rifiuti tossici della discarica sono percepiti come una minaccia letale per l’intera comunità.

 

Negli anni ’80, un gruppo di cittadini noto come Concerned Residents of the Yough (CRY) iniziò una battaglia contro la discarica, denunciando i gravi problemi di salute che affliggevano la popolazione locale. Diana Steck, una delle fondatrici del movimento, racconta di aver subito infezioni respiratorie, eruzioni cutanee e dolori articolari, mentre i suoi figli soffrivano di asma, convulsioni e sanguinamenti dal naso. La sua famiglia non era l’unica: numerosi residenti della zona hanno riportato sintomi simili, alimentando il sospetto che le sostanze rilasciate dalla discarica fossero responsabili di un aumento di casi di cancro e malattie neurologiche.

 

Nel 1990, il gruppo CRY intentò una causa contro il proprietario della discarica, sostenendo che i residenti avevano subito danni alla salute e alle proprietà. Tuttavia, la battaglia legale si concluse nel 1994 per mancanza di fondi, lasciando ai cittadini un profondo senso di frustrazione e impotenza.

 

Un futuro incerto tra nuovi rischi e promesse disattese

Nonostante le continue denunce, la discarica ha continuato a espandersi nel corso degli anni. Nel 2023, Max Environmental ha proposto un nuovo progetto per ampliare il sito, creando ulteriore spazio per più di 1 milione di tonnellate di rifiuti tossici. Di fronte alla forte opposizione della comunità e delle associazioni ambientaliste, l’azienda ha ritirato temporaneamente la richiesta, dichiarando che potrebbe ripresentarla in futuro.

 

Secondo Eric Harder, responsabile del monitoraggio del fiume Youghiogheny per la Mountain Watershed Association (MWA), l’azienda non sta rispettando gli standard ambientali richiesti dai permessi. Le analisi effettuate nel 2024 hanno evidenziato violazioni in quattro dei dieci scarichi di rifiuti liquidi della discarica, con livelli pericolosi di cadmio, zinco, cianuro e oli industriali.

 

Per John Stolz, professore di microbiologia ambientale alla Duquesne University, i livelli di conducibilità dell’acqua prelevata dal Sewickley Creek, dove la discarica riversa i propri scarichi, superano di gran lunga quelli considerati accettabili dall’EPA.

 

Una comunità divisa tra rassegnazione e speranza

Mentre i regolatori federali e statali promettono di intensificare i controlli, molti residenti di Yukon restano scettici. La lunga storia di promesse non mantenute ha eroso la fiducia nelle istituzioni, e la prospettiva di un futuro senza la discarica sembra ancora lontana.

 

Debbie Franzetta, che vive a pochi passi dal sito, esprime un misto di disillusione e rabbia: “Abbiamo scritto lettere, partecipato a riunioni, protestato. Ma sembra che nulla cambi mai”.

 

Tuttavia, giovani attivisti come Stacey Magda della Mountain Watershed Association continuano a lottare. “Non ci arrenderemo mai”, afferma con determinazione, consapevole che la resistenza della comunità è l’unico vero ostacolo tra Max Environmental e la sua espansione.

 

Mentre il futuro della discarica rimane incerto, una cosa è chiara: la battaglia per Yukon non è ancora finita.

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