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Ragni delle caverne trasformati in “zombie” da un fungo parassita: la scoperta di Gibellula attenboroughii

By Stefania Romano
Published 7 Febbraio 2025
4 Min Read
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Contents
Un ritrovamento inaspettato grazie alla televisioneIl fungo che trasforma i ragni in “zombie”Un fenomeno da film horror… o da videogiochi?

Nel mondo naturale esistono interazioni sorprendenti tra specie diverse, ma poche sono tanto inquietanti quanto quella scoperta di recente nelle caverne dell’Irlanda del Nord e della Repubblica d’Irlanda. Un fungo parassita, fino ad ora sconosciuto, è stato osservato mentre infetta i ragni delle caverne e ne altera il comportamento, spingendoli fuori dai loro rifugi abituali per facilitare la diffusione delle sue spore.

 

La scoperta è stata fatta quasi per caso, grazie a una trasmissione televisiva della BBC, ma gli studi successivi hanno portato all’identificazione di una nuova specie di fungo, denominata Gibellula attenboroughii, in onore del celebre naturalista Sir David Attenborough.

 

Un ritrovamento inaspettato grazie alla televisione

L’evento che ha portato alla scoperta è avvenuto nel 2021, durante una puntata del programma Winterwatch, in cui venne mostrato un ragno infetto da un fungo trovato nel soffitto di un ex deposito di polvere da sparo nell’Irlanda del Nord. La scena ha attirato l’attenzione di alcuni ricercatori, che hanno deciso di indagare più a fondo sul fenomeno.

 

Dopo un’analisi dettagliata, il ragno è stato identificato come Metellina merianae, una specie di ragno tessitore tipica delle caverne e di ambienti sotterranei artificiali come cantine e tunnel abbandonati. In seguito, grazie alla collaborazione con speleologi locali, sono stati raccolti ulteriori campioni di ragni infettati, inclusi esemplari di un’altra specie affine, il Meta menardi, comunemente noto come ragno delle cantine.

 

L’analisi ha permesso di confermare che il fungo responsabile appartiene al genere Gibellula, noto per attaccare esclusivamente i ragni. Tuttavia, la morfologia e il comportamento di questo fungo si sono rivelati abbastanza diversi da giustificare la classificazione di una nuova specie: Gibellula attenboroughii.

 

Il fungo che trasforma i ragni in “zombie”

Uno degli aspetti più affascinanti – e inquietanti – di questa scoperta è il modo in cui il fungo sembra controllare il comportamento del ragno ospite. Normalmente, Metellina merianae trascorre il suo tempo nascosto nelle profondità delle caverne o in angoli bui e protetti. Tuttavia, tutti i ragni infetti sono stati ritrovati in zone esposte, come le pareti o i soffitti delle caverne, in una posizione insolita per la loro specie.

 

I ricercatori ipotizzano che il fungo manipoli il ragno spingendolo ad abbandonare il suo rifugio, in modo che le spore possano essere più facilmente disperse dalle correnti d’aria presenti negli ambienti sotterranei. Questo comportamento è molto simile a quello osservato nelle formiche infettate dal fungo Cordyceps, che le induce a salire sulle foglie più alte prima di ucciderle e rilasciare le spore dall’alto.

 

Sebbene il meccanismo biologico preciso attraverso cui il fungo altera il comportamento del ragno non sia ancora stato chiarito, alcuni scienziati ipotizzano che possa coinvolgere la dopamina, un neurotrasmettitore già noto per il suo ruolo nei fenomeni di manipolazione parassitaria.

Un fenomeno da film horror… o da videogiochi?

L’idea di un parassita che trasforma il suo ospite in una creatura priva di volontà ha affascinato il pubblico per anni, ispirando numerosi film e videogiochi. Il caso più celebre è The Last of Us, in cui un fungo simile al Cordyceps è alla base di un’apocalisse zombie.

 

Sebbene nel caso dei ragni delle caverne non ci sia alcun rischio per gli esseri umani, la scoperta di Gibellula attenboroughii è una nuova conferma della straordinaria capacità dei funghi di influenzare il comportamento di altri organismi. Con l’aumento dell’interesse per le infezioni fungine, è lecito chiedersi se un giorno potremmo assistere a nuove scoperte simili anche in altre specie.

 

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Fungal Systematics and Evolution.

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