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Plutonio radioattivo nella polvere del Sahara: una fonte inaspettata svela tracce della Guerra Fredda

By Giovanna Russo
Published 1 Febbraio 2025
5 Min Read
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Contents
Le bombe nucleari nel Sahara: un’eredità radioattivaLa sorpresa: isotopi radioattivi di Stati Uniti e Unione SovieticaLa polvere radioattiva rappresenta un pericolo per l’Europa?

Le tempeste di sabbia che si sollevano periodicamente nel deserto del Sahara, in Africa settentrionale, trasportano particelle fini attraverso il Mar Mediterraneo, raggiungendo l’Europa e altre parti del mondo. Sorprendentemente, queste polveri non contengono solo sabbia, ma anche tracce di isotopi radioattivi rilasciati dai test nucleari condotti durante la Guerra Fredda.

Uno studio recente, pubblicato su Science Advances, ha analizzato un’intensa tempesta di polvere sahariana che ha colpito l’Europa occidentale nel marzo 2022, cercando di determinare l’origine della radioattività presente nei campioni raccolti. Gli scienziati si aspettavano di trovare residui delle esplosioni nucleari francesi effettuate nel Sahara algerino tra il 1960 e il 1966. Tuttavia, i dati hanno rivelato una provenienza inaspettata: il plutonio presente nella polvere non derivava dai test francesi, bensì dagli esperimenti nucleari condotti da Stati Uniti e Unione Sovietica.

Le bombe nucleari nel Sahara: un’eredità radioattiva

Tra il 1960 e il 1966, la Francia ha eseguito 17 test nucleari nel deserto algerino, quando l’Algeria era ancora una sua colonia. Nonostante l’affermazione che le esplosioni sarebbero avvenute in aree disabitate, migliaia di persone – tra cui abitanti locali e soldati francesi – furono esposti alle radiazioni. Secondo le stime più severe, fino a 60.000 algerini furono coinvolti, mentre il Ministero della Difesa francese ne riconosce circa 27.000.

Nonostante queste detonazioni abbiano contribuito alla contaminazione radioattiva dell’area, i dati raccolti dagli scienziati nel 2022 indicano che la polvere sahariana trasportata in Europa non conteneva isotopi compatibili con i test nucleari francesi.

La sorpresa: isotopi radioattivi di Stati Uniti e Unione Sovietica

Analizzando 53 campioni di polvere raccolti durante l’evento del marzo 2022, i ricercatori hanno cercato specifici isotopi radioattivi, tra cui il plutonio. I risultati hanno mostrato che la polvere proveniva dalla regione di Reggane, in Algeria, uno dei siti delle detonazioni francesi. Tuttavia, i livelli di plutonio-239 e plutonio-240 non corrispondevano ai rapporti isotopici delle bombe francesi, che si attestano sotto 0,07. Al contrario, il rapporto mediano rilevato era 0,187, in linea con i test nucleari effettuati dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica.

L’ipotesi avanzata dagli scienziati è che la vastissima quantità di esplosioni nucleari condotte da USA e URSS tra il 1950 e il 1970 abbia lasciato un impronta radioattiva globale. I loro test, infatti, avvenivano alla stessa latitudine del sud dell’Algeria, e le esplosioni erano di una potenza tale da sollevare detriti fino a 8.000 metri di altezza, permettendo la loro dispersione attraverso le correnti atmosferiche globali.

Yangjunjie Xu-Yang, autore principale dello studio presso il Laboratorio di Scienze del Clima e dell’Ambiente in Francia, ha spiegato che l’impatto degli esperimenti francesi è trascurabile rispetto alla vastità delle detonazioni statunitensi e sovietiche. Infatti, la potenza complessiva dei test francesi equivale a solo lo 0,02% della forza totale delle esplosioni nucleari condotte da USA e URSS nello stesso periodo.

La polvere radioattiva rappresenta un pericolo per l’Europa?

Nonostante la presenza di isotopi radioattivi nella polvere sahariana, i livelli di radiazione rilevati negli ultimi anni sono ampiamente al di sotto delle soglie di sicurezza stabilite dall’Unione Europea. Secondo Xu-Yang, il rischio per la salute umana è trascurabile, poiché la radioattività rilevata è comparabile a quella presente naturalmente nel suolo europeo.

Il vero problema, sottolineano gli scienziati, è l’inquinamento atmosferico causato dalle tempeste di sabbia sahariana. Questi eventi trasportano grandi quantità di particolato fine che possono avere un impatto significativo sulla qualità dell’aria e sulla salute respiratoria della popolazione.

Secondo gli autori dello studio, è fondamentale che i responsabili politici affrontino il problema dell’inquinamento atmosferico derivante dalla polvere sahariana. Tuttavia, il pubblico dovrebbe essere informato che questa polvere non costituisce una minaccia radioattiva significativa.

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