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Paste rosa e bianche sigillano la bara di un lavoratore del culto nell’Antico Egitto

By Paola Belli
Published 7 Febbraio 2025
5 Min Read
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Contents
Tecniche di lavorazione e significato delle pasteIl ruolo del ferro nella colorazione delle paste rosaDiverse tecniche e la mano di più artigiani

Circa 2.700 anni fa, nell’Antico Egitto, un uomo di nome Pakepu svolgeva il ruolo di versatore d’acqua a ovest di Tebe, un titolo che lo identificava come responsabile della gestione del culto funerario in una delle città più celebri della civiltà egizia. Alla sua morte, il suo corpo venne deposto in una serie di bare di legno, accuratamente sigillate con paste rosa e bianche, recentemente analizzate per la prima volta.

Attualmente, il sarcofago di Pakepu è custodito presso il Fitzwilliam Museum dell’Università di Cambridge e consiste in due bare sovrapposte, una interna e una intermedia. Secondo gli esperti del museo, il ruolo del versatore d’acqua comprendeva l’esecuzione di rituali funebri e la cura delle sepolture.

Un recente studio ha esaminato i materiali utilizzati per la sigillatura delle bare di Pakepu, rivelando che le paste differivano per composizione e qualità. Questa variazione suggerisce che furono realizzate da artigiani diversi, provenienti da differenti laboratori. In particolare, le paste rosa venivano impiegate per riempire le fessure nel legno, mentre le paste bianche fungevano da strato preparatorio per la decorazione pittorica delle bare.

Tecniche di lavorazione e significato delle paste

Un altro tipo di pasta bianca, trovato esclusivamente nella bara interna, era usato per la creazione di un materiale simile al cartonnage. Questo termine si riferisce a una sostanza stratificata composta da lino o papiro legati con gesso, modellata come una sorta di cartapesta per realizzare maschere funerarie e rivestimenti per le mummie.

Negli anni, numerosi studi hanno analizzato la composizione di paste e malte utilizzate nell’Antico Egitto per la costruzione e la decorazione di manufatti. Alcuni di questi materiali risultavano essere gesso vero, composto da calce riscaldata e gesso, mentre altri erano a base di fango, carbonato di calcio o preparazioni simili. Tuttavia, fino a oggi, pochi studi si erano concentrati sulle paste usate per sigillare le bare e altri manufatti, lasciando diverse lacune nella comprensione dei materiali e delle tecniche utilizzate dagli antichi artigiani.

Analizzando le sostanze a base di gesso sulle bare di Pakepu, i ricercatori hanno scoperto che il minerale principale era la calcite. Per creare le paste bianche, il calcare veniva finemente macinato e mescolato con un legante organico. Tuttavia, solo la calcite più pura veniva impiegata per il materiale simile al cartonnage all’interno della bara interna, mentre la calcite di qualità inferiore, con più impurità, era usata per la pasta bianca della bara intermedia.

Secondo gli autori dello studio, questa differenza suggerisce una maggiore attenzione nella selezione e lavorazione del materiale geologico per la bara interna, che era a contatto più diretto con il corpo del defunto. Questo dato rafforza l’idea che la bara interna avesse un ruolo protettivo fondamentale, simile a quello di una mummia avvolta in cartonnage.

Il ruolo del ferro nella colorazione delle paste rosa

Le analisi hanno rivelato che la caratteristica tonalità rosa delle paste derivava da un elevato contenuto di ferro. Anche in questo caso, la calcite impiegata nella bara interna era più pura rispetto a quella utilizzata nella bara intermedia.

Dato che la pasta rosa veniva principalmente impiegata come riempitivo per le fessure e non era visibile in superficie, l’aspetto estetico e la consistenza erano probabilmente considerati meno importanti. La presenza di grani minerali più grandi all’interno della miscela avrebbe invece contribuito a prevenire il restringimento durante l’essiccazione, migliorando la stabilità della struttura.

Diverse tecniche e la mano di più artigiani

Le notevoli differenze nella composizione e nella qualità delle paste suggeriscono che, pur esistendo una forte tradizione nell’uso di sigillanti a base di calcite nell’Antico Egitto, ogni artigiano seguiva una propria ricetta e metodo di lavorazione.

La presenza di numerose paste distinte sulle bare di Pakepu conferma inoltre che il suo sarcofago fu realizzato da più tecnici, ognuno con la propria esperienza e il proprio approccio nella scelta e nell’applicazione dei materiali.

Questo studio, pubblicato nel Journal of Archaeological Science: Reports, aggiunge nuove informazioni sul complesso processo di fabbricazione delle bare funerarie egizie, sottolineando l’importanza della selezione dei materiali e della collaborazione tra più artigiani nell’antica arte funeraria egizia.

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