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La sonda Juno osserva la più potente eruzione vulcanica mai vista su Io, la luna di Giove

By Paola Belli
Published 1 Febbraio 2025
5 Min Read
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Contents
Un’eruzione di proporzioni straordinarieJuno svela il più grande hotspot mai visto su IoLe immagini rivelano un paesaggio in continua evoluzioneUn nuovo capitolo nello studio del vulcanismo extraterrestre

Un’imponente eruzione vulcanica è stata immortalata dalla sonda Juno della NASA sulla superficie di Io, la più turbolenta delle lune di Giove. L’evento, registrato durante un recente sorvolo, rappresenta il fenomeno eruttivo più potente mai documentato su questo corpo celeste, già noto per la sua intensa attività geologica.

Un’eruzione di proporzioni straordinarie

Le osservazioni di Juno hanno rivelato un nuovo e gigantesco hotspot vulcanico, una regione che si stima abbia un’estensione superiore a quella del Lago Superiore sulla Terra. L’energia rilasciata da questa colossale manifestazione è pari a sei volte quella generata dall’insieme di tutte le centrali elettriche terrestri.

Il fenomeno è stato individuato grazie ai dati raccolti durante i sorvoli ravvicinati effettuati tra dicembre 2023 e febbraio 2024, con la sonda che si è avvicinata fino a 1.500 chilometri dalla superficie di Io. In particolare, il 27 dicembre 2024, Juno ha osservato questa super-eruzione da una distanza di 74.400 chilometri, scrutando l’emisfero sud della luna gioviana con il suo strumento a infrarossi JIRAM (Jovian Infrared Auroral Mapper).

Juno svela il più grande hotspot mai visto su Io

Il Southwest Research Institute, responsabile della missione, ha confermato che questa scoperta ha superato ogni aspettativa. Scott Bolton, responsabile scientifico del progetto, ha definito l’evento “la più potente eruzione vulcanica mai registrata su Io”, sottolineando l’importanza di questa osservazione per lo studio della geologia extraterrestre.

Secondo gli scienziati, l’intensa attività vulcanica di Io è dovuta all’enorme influenza gravitazionale esercitata da Giove. La luna, nel corso della sua orbita di 42,5 ore, subisce fortissime forze di marea che comprimono il suo interno, generando un calore estremo e alimentando le eruzioni di lava che si sprigionano dai circa 400 vulcani attivi della superficie.

Le colate laviche, accompagnate da enormi pennacchi di gas e cenere, contribuiscono a modificare continuamente l’atmosfera e l’aspetto superficiale della luna. L’energia termica rilasciata è talmente intensa da poter essere individuata a grande distanza dallo spazio, grazie alla sensibilità infrarossa dello strumento JIRAM.

Le immagini rivelano un paesaggio in continua evoluzione

Le fotografie scattate nel 2024 dalla JunoCam, la fotocamera a bordo della sonda NASA, hanno mostrato significativi cambiamenti nella morfologia della superficie di Io, in particolare nella regione prossima al polo sud.

Il ricercatore Alessandro Mura, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma, ha spiegato che il JIRAM ha rilevato una sorgente di calore così intensa da saturare i sensori della strumentazione. L’ipotesi avanzata è che l’eruzione sia stata causata da un sistema di camere magmatiche sotterranee collegate tra loro. Questo supporterebbe l’idea che ci si trovi di fronte all’evento vulcanico più violento mai documentato su Io.

Un’immagine elaborata e annotata mostra chiaramente il gigantesco hotspot, situato poco al di sotto del polo sud di Io, e rilevato dal JIRAM durante il sorvolo del 27 dicembre 2024.

Un nuovo capitolo nello studio del vulcanismo extraterrestre

Oltre alle immagini a infrarossi, Juno ha catturato fotografie della regione con la sua JunoCam, permettendo di confrontare l’evoluzione del paesaggio con le immagini raccolte nei sorvoli precedenti. Sono stati identificati cambiamenti di colore nella superficie circostante, attribuibili ai depositi di materiale vulcanico e all’attività degli hotspot.

L’eruzione su vasta scala osservata da Juno potrebbe lasciare dietro di sé tracce geologiche simili a quelle di altre imponenti manifestazioni vulcaniche su Io, tra cui frammenti di roccia espulsi, flussi lavici e sedimenti ricchi di zolfo e anidride solforosa.

Un ulteriore sorvolo di Io è previsto per il 3 marzo 2024, e offrirà un’opportunità unica per verificare come la regione abbia continuato a evolversi dopo l’eruzione. Scott Bolton ha sottolineato l’importanza di questa scoperta, affermando che il nuovo hotspot potrebbe fornire informazioni preziose non solo su Io, ma anche su altri corpi celesti con attività vulcanica estrema.

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