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Fossili rivoluzionari rivelano che i primi animali resistevano all’aria aperta sulle piane fangose del Cambriano

By Valeria Mariani
Published 15 Febbraio 2025
5 Min Read
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Scoperta inedita di tracce fossili indica la sopravvivenza di organismi fuori dall’acqua 500 milioni di anni fa

Sulle antiche superfici fangose di quello che oggi è il Canada settentrionale, un ritrovamento paleontologico ha sconvolto le conoscenze sugli esordi della vita animale. Tracce fossili lasciate da organismi risalenti a circa 500 milioni di anni fa, durante il periodo Cambriano, suggeriscono che alcune delle prime forme di vita animale possedevano già la capacità di sopportare l’esposizione all’aria, anche se per brevi intervalli.

Questa scoperta, avvenuta nella regione dei Monti Mackenzie, dimostra che certi animali del Cambriano, epoca caratterizzata da un’esplosione di biodiversità nei mari primitivi, non erano confinati esclusivamente agli ambienti acquatici. Essi sembrano aver trascorso parte della loro esistenza su piane fangose periodicamente emerse, verosimilmente durante i momenti di bassa marea.

Giovanni Mussini, ricercatore presso l’Università di Cambridge, sottolinea come questi organismi preistorici avessero sviluppato strategie fisiologiche per sopportare l’essiccazione temporanea. “Dovevano già possedere adattamenti genetici per resistere allo stress ambientale”, afferma il paleontologo italiano.

Il ritrovamento è stato effettuato in strati sedimentari situati nei pressi del Fiume Peel, un’area conosciuta per conservare in modo eccezionale i resti di ecosistemi risalenti all’inizio del Paleozoico. I fossili rinvenuti mostrano tracce di movimento lasciate da piccoli animali che, con ogni probabilità, assomigliavano a crostacei primitivi o ad artropodi simili ai moderni trilobiti.

Secondo gli studiosi, queste impronte suggeriscono che gli animali si muovevano attivamente sulla superficie fangosa, esplorando l’ambiente asciutto, forse alla ricerca di cibo o per sfuggire a predatori sottomarini. In particolare, le impronte rivelano momenti in cui gli organismi si sarebbero spostati su aree emerse, prima di tornare sott’acqua con il successivo innalzarsi delle maree.

La capacità di sopravvivere fuori dall’acqua in condizioni estreme rappresenta una conquista biologica che anticipa di decine di milioni di anni l’adattamento definitivo degli animali alla vita terrestre. Solo durante il Periodo Devoniano, circa 370 milioni di anni fa, vertebrati e altri organismi iniziarono a colonizzare stabilmente la terraferma. Tuttavia, i fossili appena analizzati mostrano che questa tolleranza temporanea all’ambiente subaereo era già presente molto tempo prima.

Il clima caldo e le piane costiere tropicali del Cambriano avrebbero favorito l’alternarsi di periodi umidi e secchi, creando un contesto ecologico che spingeva alcune specie a sviluppare resistenze alla disidratazione e a ricorrere a movimenti tra zone sommerse e asciutte.

Le osservazioni sul microstrato sedimentario delle impronte indicano, inoltre, che le superfici fangose mostravano crepe da disseccamento, segno inequivocabile che quelle zone venivano regolarmente esposte all’atmosfera. L’interazione tra gli organismi e questo ambiente variabile suggerisce un comportamento più complesso di quanto finora immaginato per la fauna del Cambriano.

L’importanza di questa scoperta risiede nella testimonianza fossile di una resilienza evolutiva che ha gettato le basi genetiche per le successive conquiste degli animali sulla terraferma. La resistenza temporanea alla disidratazione potrebbe essere stata, secondo Mussini, un tratto chiave ereditato poi da molti gruppi animali, inclusi i discendenti degli artropodi e dei primi vertebrati terrestri.

Le ricerche proseguiranno nell’area del Bacino di Mackenzie, dove ulteriori scavi potrebbero fornire nuovi dettagli su come questi antichi animali affrontavano la sfida di un ambiente in continua trasformazione tra acqua e aria.

L’indagine attuale, pubblicata su riviste specializzate di paleontologia, sta spingendo gli scienziati a rivedere il concetto tradizionale secondo cui i primi ecosistemi animali erano esclusivamente acquatici. Si fa largo l’ipotesi che le pianure fangose intermittenti, come quelle oggi osservabili lungo le coste di regioni tropicali come il Sud-est asiatico e l’Africa occidentale, possano essere state ambienti vitali anche per gli antichi animali del Cambriano.

Questa flessibilità ecologica potrebbe aver rappresentato uno dei motori evolutivi che hanno plasmato la straordinaria diversificazione biologica documentata nei giacimenti fossiliferi di Burgess Shale nelle Montagne Rocciose e nei depositi di Chengjiang in Cina, entrambi contemporanei ai nuovi fossili del Canada.

Con questo ritrovamento, emerge dunque una nuova prospettiva sull’origine della vita animale: già nelle acque basse del Cambriano, alcune forme di vita esploravano oltre il limite liquido, sfidando l’aria e la siccità per scrivere le prime pagine della colonizzazione terrestre.

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