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Come il cervello affronta i ricordi traumatici: nuove scoperte sul recupero dal PTSD

By Stefania Romano
Published 10 Gennaio 2025
5 Min Read
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Uno studio condotto su 100 sopravvissuti agli attacchi terroristici di Parigi del 2015 ha portato alla luce meccanismi cerebrali che potrebbero spiegare il processo di recupero dal disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Per alcune persone che hanno subito un trauma così profondo, la capacità del cervello di gestire e sopprimere i ricordi ha rappresentato una svolta fondamentale verso la guarigione.

Contents
Gli attacchi terroristici di Parigi del 2015: il contesto del traumaLa soppressione dei ricordi: un meccanismo chiaveCambiamenti cerebrali nei guaritiIl ruolo dell’ippocampo nel PTSDIl PTSD: un mosaico di disturbiProspettive future

 

I risultati, pubblicati l’8 gennaio sulla rivista Science Advances, evidenziano come il PTSD sia un disturbo complesso, ma anche come il cervello sia in grado di rimodellarsi durante il percorso di guarigione.

 

Gli attacchi terroristici di Parigi del 2015: il contesto del trauma

La sera del 13 novembre 2015, una serie di attacchi coordinati ha colpito diversi luoghi simbolo di Parigi, tra cui lo Stade de France, il teatro Bataclan e alcuni ristoranti. Questo tragico evento ha lasciato un segno indelebile nei sopravvissuti, molti dei quali hanno sviluppato il PTSD.

 

Lo studio ha analizzato 100 persone che avevano vissuto quegli eventi traumatici. Circa la metà dei partecipanti aveva inizialmente mostrato sintomi di PTSD. Due o tre anni dopo, 34 persone continuavano a soffrire del disturbo, mentre 19 erano guarite.

 

La soppressione dei ricordi: un meccanismo chiave

La ricerca ha messo in luce come il recupero dal PTSD possa essere legato a cambiamenti nel modo in cui il cervello gestisce i ricordi intrusivi. Attraverso test di memoria e scansioni cerebrali fMRI, gli studiosi hanno esplorato il funzionamento del cervello durante la soppressione dei ricordi.

 

Nei test di laboratorio, ai partecipanti venivano mostrate coppie di stimoli, come immagini o parole, ad esempio una scatola di fazzoletti associata alla parola “lavoro”. Durante l’esperimento, veniva chiesto loro di evocare o sopprimere mentalmente l’immagine collegata alla parola. Questo compito, apparentemente semplice, riproduce in modo controllato ciò che accade nel cervello di chi soffre di PTSD: un odore, un suono o un’immagine casuale può riattivare il ricordo di un trauma.

 

Cambiamenti cerebrali nei guariti

Le scansioni fMRI effettuate nei mesi successivi agli attacchi hanno rivelato che le persone con PTSD mostravano un’attività cerebrale diversa durante la soppressione dei ricordi rispetto a chi non aveva sviluppato il disturbo. Tuttavia, nei test ripetuti due o tre anni dopo, i soggetti che erano guariti mostravano un’attività cerebrale più simile a quella delle persone mai affette da PTSD.

 

Questi risultati suggeriscono che il cervello possa recuperare alcune funzioni chiave, rimodellandosi nel tempo. Secondo Pierre Gagnepain, neuroscienziato dell’Inserm e del Centre Cyceron di Caen, il PTSD potrebbe non essere solo un disturbo legato all’apprendimento, ma anche un problema nella capacità di dimenticare o sopprimere i ricordi traumatici. Non si tratta di cancellare ciò che è accaduto, ma di riuscire a collocare quei ricordi in uno “stato di silenzio”.

 

Il ruolo dell’ippocampo nel PTSD

Una scoperta cruciale riguarda il volume dell’ippocampo, una struttura cerebrale centrale per la memoria. Le scansioni hanno mostrato che nelle persone con PTSD cronico, alcune parti dell’ippocampo tendevano ad atrofizzarsi col tempo. Al contrario, nei soggetti che erano guariti, l’atrofia si arrestava, suggerendo un legame diretto tra il recupero del controllo sulla memoria e la salute dell’ippocampo.

 

Questa evidenza potrebbe aprire nuove strade per comprendere i meccanismi di resilienza cerebrale. “Il cervello non è bloccato in uno stato permanente di trauma,” spiega Gagnepain. “Anche dopo eventi devastanti, è possibile che si sviluppino nuove strategie per affrontare i ricordi.”

 

Il PTSD: un mosaico di disturbi

Nonostante le nuove scoperte, il PTSD rimane un disturbo complesso, spesso descritto come un insieme di problemi diversi sotto un’unica etichetta. Come afferma Vishnu Murty, neuroscienziato cognitivo dell’Università dell’Oregon, il PTSD è un quadro “tutto in una volta”: coinvolge memoria, emozioni, apprendimento e risposta allo stress, rendendo difficile una comprensione univoca.

 

Prospettive future

Lo studio rappresenta un passo importante verso la comprensione di come il cervello possa ristrutturarsi dopo un trauma, ma molte domande rimangono aperte. I ricercatori sperano di approfondire i circuiti cerebrali che permettono questa resilienza, con l’obiettivo di sviluppare approcci terapeutici mirati per chi soffre di PTSD.

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