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La scoperta delle vulnerabilità del virus Epstein-Barr

By Mirko Rossi
Published 17 Marzo 2024
3 Min Read
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Il virus Epstein-Barr (EBV) è un ospite indesiderato nel sistema immunitario umano, con una prevalenza stimata intorno al 95% della popolazione mondiale. Nonostante la sua diffusione, la maggior parte delle persone infette non ne è consapevole, poiché il virus rimane spesso silente. Tuttavia, quando si manifesta, può essere associato a malattie gravi come la mononucleosi, la sclerosi multipla e alcuni tipi di cancro.

Contents
La ricerca di un vaccino e di trattamenti specificiUn nuovo studio apre la strada a possibili cureLa sperimentazione su modelli animali e le prospettive futurePromettenti risultati precliniciProspettive per lo sviluppo di vaccini

 

La ricerca di un vaccino e di trattamenti specifici

Nonostante i numerosi sforzi, al momento non esiste un vaccino disponibile per l’EBV, né trattamenti specifici per contrastarlo. La scoperta del virus risale al 1964, ad opera del dottor Anthony Epstein e della sua studentessa di dottorato Yvonne Barr. Da allora, abbiamo scoperto altri virus oncogeni come il papillomavirus umano (HPV), per il quale esiste un vaccino molto efficace. Tuttavia, l’EBV si è dimostrato resistente ai trattamenti.

 

Un nuovo studio apre la strada a possibili cure

Un recente studio condotto dall’Istituto Nazionale di Allergie e Malattie Infettive (NIAID) ha esaminato una proteina chiamata gp42, utilizzata dall’EBV per infettare i linfociti B, un tipo di globuli bianchi. I ricercatori hanno sviluppato due anticorpi monoclonali, A10 e 4C12, che mirano a bloccare l’interazione tra la proteina gp42 e i linfociti B, impedendo così al virus di infettarli.

 

La sperimentazione su modelli animali e le prospettive future

La cristallografia a raggi X ha rivelato che i due anticorpi interagiscono con due siti differenti sulla proteina gp42. Gli esperimenti condotti sui topi hanno mostrato che l’anticorpo A10 è in grado di bloccare quasi completamente l’infezione e nessuno dei topi trattati ha sviluppato linfoma, uno dei tumori associati all’EBV.

 

Promettenti risultati preclinici

Sebbene i risultati siano limitati ai modelli animali, sono promettenti. Ulteriori ricerche potrebbero confermare un effetto simile negli esseri umani, rendendo A10 una potenziale opzione preventiva per le persone non ancora infettate dall’EBV. Potrebbe anche rappresentare una svolta per le persone con sistemi immunitari compromessi, ad esempio a causa di malattie o trapianti, che sono particolarmente a rischio di sviluppare forme gravi di malattie causate dall’EBV, talvolta fatali.

 

Prospettive per lo sviluppo di vaccini

Avendo identificato i punti deboli sulla proteina gp42, gli scienziati potrebbero ora progettare vaccini in grado di generare anticorpi contro uno o entrambi i siti, fornendo al sistema immunitario umano la possibilità di reagire autonomamente contro questa minaccia ubiquitaria.

 

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