
Il processo di creazione delle superfici virucide
La creazione di queste superfici virucide inizia con una lastra metallica liscia, che viene bombardata con ioni per rimuovere strategicamente il materiale. Il risultato è una superficie piena di aghi spessi 2 nanometri – 30.000 dei quali potrebbero adattarsi in un capello – e alti 290 nanometri. “Abbiamo scelto il silicio perché tecnicamente è meno complicato rispetto ad altri metalli”, spiega Vladimir Baulin, ricercatore del Dipartimento di Chimica Fisica e Inorganica dell’URV.
Inspirazione dalla natura e studi specifici sui virus
Questa procedura non è una novità per Baulin, che negli ultimi dieci anni ha studiato metodi meccanici per controllare i microrganismi patogeni ispirandosi al mondo naturale: “Le ali di insetti come le libellule o le cicale hanno una struttura nanometrica che può perforare batteri e funghi”, spiega. Tuttavia, i virus sono di un ordine di grandezza più piccoli dei batteri, quindi gli aghi devono essere corrispondentemente più piccoli per avere un effetto su di essi. Un esempio è l’hPIV-3, oggetto di studio di questa ricerca, che causa infezioni respiratorie come bronchioliti, bronchiti o polmoniti. I cosiddetti virus della parainfluenza causano un terzo di tutte le infezioni respiratorie acute e sono associati a infezioni del tratto respiratorio inferiore nei bambini.
Metodologia di ricerca ed efficacia
Il processo attraverso il quale i virus perdono la loro capacità infettiva quando entrano in contatto con la superficie nanostrutturata è stato analizzato in termini teorici e pratici dal team di ricerca. I ricercatori dell’URV, Vladimir Baulin e Vassil Tzanov, hanno utilizzato il metodo degli elementi finiti – un metodo computazionale che divide la superficie del virus e processa ogni frammento indipendentemente – per simulare le interazioni tra i virus e gli aghi e le loro conseguenze. Contemporaneamente, i ricercatori della RMIT University hanno effettuato un’analisi sperimentale pratica, esponendo il virus alla superficie nanostrutturata e osservando i risultati.
Potenziali applicazioni e miglioramento della sicurezza
I risultati mostrano che questo metodo è estremamente efficace e disattiva il 96% dei virus che entrano in contatto con la superficie entro un periodo di sei ore. Lo studio ha confermato che le superfici hanno un effetto virucida a causa della capacità degli aghi di distruggere o disabilitare i virus danneggiando la loro struttura esterna o perforando la membrana.
L’utilizzo di questa tecnologia in ambienti a rischio come laboratori o centri sanitari, dove è presente materiale biologico potenzialmente pericoloso, renderebbe più facile contenere le malattie infettive e rendere questi ambienti più sicuri per ricercatori, operatori sanitari e pazienti.
Un futuro più sicuro grazie alla nanotecnologia
La ricerca pubblicata su ACS Nano il 21 dicembre 2023 rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro i virus. La possibilità di creare superfici che possono neutralizzare i virus senza l’uso di sostanze chimiche potrebbe rivoluzionare il modo in cui gestiamo la sicurezza nei laboratori e negli ambienti sanitari. Con una efficacia del 96%, queste superfici nanostrutturate promettono di essere un alleato prezioso nella prevenzione delle infezioni e nella protezione della salute pubblica.