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Una rivoluzione nella⁣ lotta ‍all’inquinamento da plastica

By Mirko Rossi
Published 2 Febbraio 2024
6 Min Read
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La plastica è diventata una delle maggiori minacce per l’ambiente, con tonnellate di‍ rifiuti ‍che si accumulano negli oceani e nelle discariche. ‍Tuttavia, un gruppo ⁤di scienziati ha sviluppato⁤ un⁣ metodo‍ rivoluzionario⁢ per trasformare ⁤i rifiuti​ di⁣ plastica in seta di ragno biodegradabile utilizzando batteri.‌ Questo approccio‍ innovativo e​ sostenibile potrebbe rappresentare una svolta significativa nella lotta contro ⁣l’inquinamento⁤ da plastica.

Contents
La trasformazione della plastica in proteinaLa ⁢forza della seta di ragnoCombattere ⁢l’inquinamento da plasticaIl ⁣processo di conversioneProspettive future e ‍impatto ambientale

 

La trasformazione della plastica in proteina

Per la prima volta, i ricercatori hanno utilizzato batteri per ⁣”riciclare” il ​polietilene, un tipo​ di plastica comunemente utilizzato‌ in molti oggetti monouso, trasformandolo in un prodotto proteico ad alto valore. Il prodotto, che i ricercatori hanno definito “seta di ragno bio-ispirata” ‍per la sua somiglianza con⁢ la seta utilizzata dai ragni per tessere ‌le ​loro ragnatele, trova⁢ applicazioni in diversi settori, come quello tessile, cosmetico e persino medico.

 

La ⁢forza della seta di ragno

La seta di ragno è‌ considerata la “Kevlar della natura”, come ⁢afferma Helen⁤ Zha, ⁢Ph.D., assistente professore di ingegneria chimica e biologica e uno ⁣dei ricercatori che guidano​ il⁣ progetto ​presso ‌il Rensselaer Polytechnic ‍Institute. Questa seta può essere ​quasi forte quanto l’acciaio sotto tensione, ma⁣ è sei⁢ volte meno densa, rendendola estremamente leggera. ⁣Come bioplastica, è elastica, resistente, non tossica e biodegradabile,⁤ caratteristiche che la rendono un​ materiale ideale per ‌un futuro in cui le risorse rinnovabili e la prevenzione dell’inquinamento da⁤ plastica persistente sono la norma.

Combattere ⁢l’inquinamento da plastica

Il ⁢polietilene, presente in⁤ prodotti come sacchetti di plastica, bottiglie d’acqua e imballaggi alimentari,‌ è il principale contributore all’inquinamento da‍ plastica a livello globale‍ e può ‌impiegare oltre 1.000 anni per degradarsi​ naturalmente. Solo una piccola parte di questa plastica viene riciclata, quindi i batteri utilizzati nello studio potrebbero aiutare a “riciclare” parte dei rifiuti rimanenti.

 

Il ⁣processo di conversione

I batteri utilizzati nello ⁤studio, Pseudomonas aeruginosa, possono consumare naturalmente il polietilene come fonte di⁣ cibo. La sfida affrontata dal team⁤ del RPI è‌ stata quella di ingegnerizzare questi batteri per convertire gli atomi di carbonio del polietilene‌ in una proteina ​della seta geneticamente⁤ codificata.​ Sorprendentemente, ‌hanno scoperto⁤ che i loro batteri appena⁣ sviluppati‍ potevano produrre la proteina della ⁣seta con una‍ resa paragonabile ⁢a quella di alcuni ceppi batterici comunemente utilizzati‌ nella bioproduzione.

Il​ processo biologico alla base di questa innovazione è qualcosa che l’uomo ha sfruttato per millenni.​ “Essenzialmente, i batteri stanno fermentando la⁤ plastica”, ha detto Mattheos Koffas, Ph.D., professore di biocatalisi e ingegneria⁤ metabolica, ‌che guida il progetto insieme a Zha. La fermentazione​ è utilizzata per produrre e conservare vari alimenti, come formaggio, pane e vino, e nelle industrie biochimiche è impiegata per produrre antibiotici, aminoacidi e ⁤acidi‌ organici.

 

Per far fermentare il polietilene ai batteri, la⁤ plastica viene prima “predigerita”. Proprio come gli esseri⁤ umani devono tagliare e masticare il ‍cibo in ⁤pezzi più piccoli ​prima che il⁣ nostro‌ corpo ⁣possa utilizzarlo, ⁤i batteri hanno difficoltà a mangiare le ‌lunghe catene ⁢molecolari, o polimeri, che compongono il polietilene.

Nello studio, Zha e Koffas hanno collaborato ⁢con ricercatori dell’Argonne National Laboratory, che ⁤hanno depolimerizzato la⁢ plastica⁣ riscaldandola​ sotto pressione, producendo⁣ una‌ sostanza morbida e⁣ cerosa.​ Successivamente, il ​team ha posto uno strato di cera derivata dalla plastica sul fondo delle fiasche, che ha servito come fonte⁣ di nutrienti per la coltura batterica. ​Questo si contrappone alla ‍fermentazione⁤ tipica, che utilizza gli zuccheri come ⁣fonte di‍ nutrienti.

 

Prospettive future e ‍impatto ambientale

“Quello che è davvero⁣ eccitante⁤ di questo processo è che, a differenza del modo in cui la plastica è prodotta‍ oggi,‌ il nostro‌ processo è‌ a basso consumo‌ energetico ‌e non richiede⁤ l’uso‌ di⁢ sostanze chimiche tossiche”, ha‌ detto Zha. “I migliori ⁢chimici del ⁣mondo non​ potrebbero‍ convertire ‌il polietilene in seta di ragno, ma⁣ questi batteri possono. Stiamo davvero sfruttando ciò che la ⁤natura ha sviluppato ⁤per fare la⁢ produzione ⁣per noi.”

Tuttavia, prima che‌ i prodotti in‍ seta di ragno riciclata diventino una realtà, i ‌ricercatori dovranno trovare modi per rendere la produzione della proteina della seta più efficiente.

 

Questo studio stabilisce che possiamo utilizzare questi batteri ⁤per convertire la plastica in ⁤seta di ragno. Il lavoro‍ futuro indagherà ​se modificare i batteri o altri aspetti del processo ​consentirà di aumentare la produzione”, ha detto Koffas.

“La professoressa Zha ‌e il professore Koffas rappresentano la nuova generazione di ingegneri chimici ⁤e biologici che fondono l’ingegneria biologica con la​ scienza dei materiali per produrre prodotti ecocompatibili. Il loro lavoro è un ‌approccio innovativo per proteggere l’ambiente‍ e ridurre la nostra dipendenza dalle⁤ risorse non rinnovabili”, ha detto Shekhar Garde, Ph.D.,‌ preside della School of Engineering del RPI.

 

Lo studio, condotto dall’autore principale ​Alexander Connor, che ‍ha conseguito il dottorato presso il RPI nel 2023, e dai ‍coautori‌ Jessica Lamb e Massimiliano Delferro con‌ l’Argonne National Laboratory, è‍ pubblicato sulla ​rivista Microbial Cell Factories.

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