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Segnali precoci di demenza: assottigliamento di una regione cerebrale

By Mirko Rossi
Published 8 Febbraio 2024
5 Min Read
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La ricerca scientifica⁢ ha ⁢compiuto un passo avanti significativo nella lotta contro la demenza, grazie alla scoperta di⁤ un biomarcatore precoce che può essere rilevato tramite l’uso della risonanza magnetica (MRI). Questo biomarcatore, identificato ‌come l’assottigliamento della ‍materia⁣ grigia corticale, si è dimostrato un​ indicatore affidabile della malattia, rilevabile dai 5 ai 10⁢ anni ‍prima dell’insorgenza dei sintomi. Tale scoperta apre nuove prospettive per l’intervento precoce e lo sviluppo di terapie mirate.

Contents
Il ruolo della materia grigia corticaleUno studio ⁣su diverse coortiLe demenze e il loro impatto sul ‍cervelloLa consistenza dei risultatiUtilizzo nei ⁣trial cliniciEsplorazione dei fattori di rischioPotenziale uso​ clinico della MRI

 

Il ruolo della materia grigia corticale

La‌ materia grigia‌ corticale, un tipo di tessuto cerebrale, tende ad ⁤assottigliarsi nelle ⁤persone che in seguito ‌sviluppano la demenza. Questo cambiamento è stato identificato dai ricercatori dell’Università⁣ del Texas ⁤Health Science Center⁢ di⁢ San ‌Antonio (UT Health San Antonio) ⁢come un biomarcatore affidabile⁤ della ‌malattia.‌ L’obiettivo dei ricercatori è quello di incorporare questo biomarcatore di MRI nella ⁤stratificazione⁤ del rischio di‍ demenza per la cura dei pazienti e gli studi clinici.

 

Uno studio ⁣su diverse coorti

Lo studio, condotto in‌ collaborazione con colleghi dell’Università della California, Davis, e della Boston ⁢University, è stato pubblicato su Alzheimer’s &‌ Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association. I ricercatori hanno analizzato le immagini di risonanza magnetica cerebrale di 1.000 partecipanti del Massachusetts nell’ambito dello studio ⁤Framingham Heart Study e di 500 persone ​di una⁢ coorte californiana. La coorte californiana includeva una rappresentanza​ del 44% di⁣ partecipanti neri e ispanici,​ mentre⁤ quella del Massachusetts era ‍prevalentemente bianca non ispanica. Entrambe le coorti avevano un’età‌ media di 70-74 anni al momento degli studi di MRI.

Le demenze e il loro impatto sul ‍cervello

Sebbene le demenze possano colpire diverse regioni del cervello,⁢ la malattia di Alzheimer e la demenza frontotemporale⁣ impattano sulla corteccia, e l’Alzheimer è il tipo più comune di demenza. Lo studio ha confrontato i partecipanti con e senza demenza‍ al momento della MRI. “Abbiamo esaminato le MRI cerebrali‌ fatte 10 anni prima‌ e poi ‌le abbiamo mescolate per vedere se potevamo discernere⁤ un⁤ modello che distinguesse in modo affidabile coloro ⁢che in seguito sviluppavano la demenza ⁢da coloro che⁢ non la sviluppavano”,‌ ha ‍detto il coautore Sudha Seshadri, MD, direttore del Glenn Biggs Institute presso UT Health San Antonio e investigatore ⁢senior‍ dello studio Framingham ‌Heart ​Study.

 

La consistenza dei risultati

I risultati sono stati coerenti ⁣tra le popolazioni. Nastri più spessi correlavano con esiti⁤ migliori e nastri più sottili ⁣con esiti ​peggiori, in generale. “Sebbene siano necessari⁣ ulteriori studi per convalidare questo biomarcatore, siamo partiti‍ con il piede giusto”, ha detto Satizabal. “La relazione⁤ tra assottigliamento⁢ e rischio di demenza si comportava ⁣allo ​stesso modo in ‍diverse razze e gruppi etnici.”

Utilizzo nei ⁣trial clinici

I ricercatori‌ dei trial clinici potrebbero‍ utilizzare il biomarcatore dell’assottigliamento per minimizzare i ⁤costi selezionando i partecipanti che non hanno ancora sviluppato alcuna malattia ma sono in traiettoria per essa. Questi sarebbero i soggetti con la⁢ maggiore necessità di provare farmaci sperimentali,⁣ ha⁢ detto Seshadri. Il biomarcatore sarebbe ​inoltre utile per sviluppare e ⁣valutare terapie.

 

Esplorazione dei fattori di rischio

Satizabal ha detto che il team prevede di esplorare i fattori di rischio che potrebbero⁤ essere correlati all’assottigliamento. Questi includono fattori‍ di rischio cardiovascolare, dieta, genetica ⁣e esposizione a inquinanti⁣ ambientali.‌ “Abbiamo esaminato APOE4, che​ è un fattore genetico principale legato alla demenza, e non era affatto‌ correlato allo spessore della materia grigia”, ha‍ detto Satizabal. “Pensiamo che ⁢questo sia positivo, perché se lo spessore non è geneticamente⁤ determinato, allora ci sono fattori ​modificabili come la dieta e l’esercizio fisico​ che possono influenzarlo.”

 

Potenziale uso​ clinico della MRI

Potrebbe il biomarcatore della materia grigia di ⁣MRI essere utilizzato ampiamente un giorno? “Una grande percentuale‌ di persone​ che vanno dal neurologo si‌ sottopongono alla⁢ MRI, quindi questo valore di spessore potrebbe essere qualcosa che ‌un​ neuroradiologo deriva”, ha ‌detto Seshadri. “Lo⁤ spessore della materia grigia di una persona potrebbe essere analizzato come percentile dello spessore di persone sane per quella età.”

 

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