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Un nuovo test comportamentale per la diagnosi precoce dell’Alzheimer

By Mirko Rossi
Published 19 Gennaio 2024
6 Min Read
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L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, compromettendo la capacità di pensare, ricordare e svolgere funzioni quotidiane. La diagnosi precoce è fondamentale per rallentare la progressione della malattia attraverso interventi tempestivi come esercizio fisico e regimi alimentari. Tuttavia, i metodi attuali per rilevare il rischio di sviluppare l’Alzheimer sono invasivi, dolorosi e costosi. In questo contesto, un team di ricercatori del Caltech e degli Huntington Medical Research Institutes ha sviluppato un test comportamentale non invasivo che offre una svolta nella gestione precoce della malattia.

Prima dell’insorgenza dei sintomi fisici dell’Alzheimer, il metodo principale per misurare il rischio individuale di sviluppare la malattia è attraverso la misurazione dei livelli di determinate proteine nel liquido cerebrospinale. Questo test, oltre ad essere invasivo, è anche doloroso e costoso, rendendo difficile una diagnosi precoce e accessibile.

Il team di ricerca ha condotto un progetto in corso per sviluppare un semplice test comportamentale per rilevare il rischio di Alzheimer, tanto non invasivo quanto risolvere un puzzle al computer. Nel 2022, hanno sviluppato un test comportamentale i cui risultati si sono dimostrati accuratamente correlati con le misurazioni del liquido cerebrospinale.

 

L’approccio innovativo al test

Il sogno di tutti i ricercatori nel campo è sempre stato quello di ideare un paradigma psicologico molto sensibile per rilevare i pre-sintomi sottili negli anziani ad alto rischio. Il successo del team di ricerca è dovuto a due nuovi approcci: primo, l’elaborazione cognitiva implicita che richiede attenzione; secondo, l’ipotesi che la limitazione cognitiva si riveli solo sotto un carico di lavoro elevato.

Nel test, un partecipante completa un compito chiamato Paradigma di Stroop. Questo è un puzzle comune in cui a una persona viene mostrata una parola – il nome di un colore – visualizzata su un monitor di un computer in un testo colorato. Tuttavia, la parola stessa non corrisponde necessariamente al colore in cui è visualizzata. In ogni iterazione del compito, al partecipante viene chiesto di nominare il colore della parola o la parola stessa. Rispetto a nominare la parola stessa, nominare il colore del testo è considerato “ad alto sforzo” ed è più impegnativo di quanto possa sembrare.

I ricercatori hanno aggiunto un’ulteriore sfida per rendere il compito un po’ più impegnativo. Proprio prima che venga mostrato l’obiettivo effettivo, una parola (bianca su sfondo bianco e “mascherata” da diversi simboli privi di significato) viene mostrata rapidamente sullo schermo, così rapidamente che un partecipante non può rilevarla consapevolmente. Questa parola bianca, tecnicamente chiamata “distrattore implicito”, è destinata a distrarre inconsciamente il partecipante.

Lo studio ha coinvolto 36 persone con un’età media di 75 anni, tutte cognitivamente sane. Ognuno ha sottoposto a una miriade di test relativi al rischio di Alzheimer: risonanza magnetica (MRI) del cervello, sequenziamento del genoma e le suddette misurazioni invasive del liquido cerebrospinale. Da questi marcatori biologici, gli individui potevano essere classificati come ad alto o basso rischio.

Nel 2022, il team ha scoperto che gli individui ad alto rischio di sviluppare l’Alzheimer rallentavano di circa il 5% con la presenza del distrattore implicito nella condizione ad alto sforzo. Questa interferenza implicita non è stata riscontrata negli individui a basso rischio. Questi risultati suggeriscono che la cognizione implicita può essere alterata anni prima dell’insorgenza di qualsiasi sintomo classico dell’Alzheimer.

Il nuovo studio si è concentrato sulla comprensione di come gli individui utilizzavano la loro attenzione durante il test. L’attenzione può essere vista come una sorta di valuta, una risorsa finita che il cervello può spendere. Il team ha mirato a determinare se la popolazione ad alto rischio utilizza la propria attenzione per elaborare la parola distraente invece di sopprimere la distrazione e bloccarla.

Dopo aver praticato il compito, gli individui a basso rischio utilizzano la loro attenzione extra per sopprimere la parola distraente e quindi sono meno distratti. Al contrario, gli individui ad alto rischio utilizzano la loro attenzione extra per elaborare la parola distraente, acquisendo informazioni non necessarie che li distraggono dal compito e provocano un’interferenza più forte sulle loro prestazioni. Queste distrazioni non hanno portato a prestazioni significativamente peggiori nel complesso, ma la distrazione era evidente, in quanto gli individui ad alto rischio che avevano effetto di pratica (più veloci nel secondo compito) rallentavano ancora di più con la presenza della parola distraente.

 

Questi risultati suggeriscono che esiste un legame stretto tra cognizione implicita e attenzione, e i cambiamenti nella cognizione implicita nella popolazione ad alto rischio potrebbero riflettere un cambiamento molto precoce nel modo in cui l’attenzione viene utilizzata.

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