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Astri neonati avvolti nelle fredde braccia della costellazione del Camaleonte

By Mirko Rossi
Published 8 Dicembre 2023
4 Min Read
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Il ghiaccio gioca un ruolo ​fondamentale nella formazione di pianeti e comete, e potrebbe ‌essere stato un elemento chiave per l’arrivo dell’acqua sulla Terra. Tuttavia, fino ad ora, non era mai ⁢stato⁢ possibile osservare ​in dettaglio il⁤ ghiaccio presente‍ nei dischi di formazione ‌dei pianeti. Grazie al telescopio spaziale James Webb (Jwst),⁢ un team internazionale di ricercatori ha potuto studiare la luce di una ‌stella che attraversa il suo disco protoplanetario, rivelando la ‍presenza di diversi tipi di ghiaccio‌ e aprendo nuove ‌prospettive ‍sulla comprensione della formazione ⁣stellare e‍ planetaria.

Contents
Il ruolo del ghiaccio nella formazione‍ planetariaLa funzione ​aggregante del ghiaccioLe difficoltà osservative superate‌ dal ⁤JwstLa scoperta del ghiaccio⁤ in HH⁢ 48 NELa mappatura degli spettri di assorbimentoLe nuove scoperte sui ghiacciIl contributo dell’Istituto nazionale di astrofisicaLe prospettive future

 

Il ruolo del ghiaccio nella formazione‍ planetaria

La funzione ​aggregante del ghiaccio

Il ghiaccio​ non è solo un⁢ elemento che contribuisce alla formazione ⁢di⁢ pianeti​ e ​comete,⁢ ma è anche un ‌veicolo per ​l’arrivo di ​acqua e ⁣di elementi chimici essenziali per la vita, come carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto. ⁢La⁤ sua presenza nei dischi protoplanetari è quindi cruciale‍ per comprendere ⁣i processi di formazione dei corpi celesti e l’origine della vita.

 

Le difficoltà osservative superate‌ dal ⁤Jwst

La sfida di osservare il ghiaccio nei⁤ dischi protoplanetari è stata ⁤superata grazie al telescopio spaziale James ‍Webb,⁣ che ha permesso ​di superare gli ostacoli posti dall’atmosfera ⁢terrestre e dalle limitazioni dei telescopi spaziali precedenti. Il Jwst ha infatti una sensibilità senza pari, che consente di rilevare anche ⁣i segnali⁢ più‍ deboli.

 

La scoperta del ghiaccio⁤ in HH⁢ 48 NE

La mappatura degli spettri di assorbimento

Attraverso‍ lo studio della luce della ⁣stella HH 48 NE, i ricercatori hanno potuto osservare gli spettri di assorbimento del disco protoplanetario,‍ identificando‌ picchi distinti di ​ghiaccio d’acqua, anidride carbonica e monossido di carbonio.‍ Questi spettri fungono da⁢ impronte digitali che rivelano la composizione chimica del ⁢disco.

 

Le nuove scoperte sui ghiacci

Uno dei risultati⁣ più significativi dello studio è la scoperta che il ghiaccio ​di monossido di carbonio potrebbe essere mescolato con ghiacci meno volatili, come quelli⁢ di anidride carbonica e ‍d’acqua, permettendogli di rimanere ghiacciato anche in regioni più vicine alla stella. ⁤Inoltre, sono state‌ individuate tracce⁢ di‍ altri composti ghiacciati, come ammoniaca, cianato, solfuro di ‍carbonile‌ e anidride carbonica pesante.

 

Il contributo dell’Istituto nazionale di astrofisica

Per interpretare ‍correttamente gli⁢ spettri ​prodotti dal ‌Jwst, è stato⁢ fondamentale il ‌contributo dei ricercatori‌ dell’Istituto nazionale ⁣di astrofisica, ‌che hanno fornito‌ dati cruciali per comprendere la composizione chimica dei ghiacci e l’interazione‌ tra ⁤le loro diverse componenti.

 

Le prospettive future

I ricercatori intendono studiare‍ spettri più ​ampi dello⁣ stesso disco protoplanetario‍ e osservare altri dischi​ di formazione planetaria. La conferma delle scoperte sui ghiacci di monossido di carbonio potrebbe⁢ rivoluzionare la nostra​ comprensione delle composizioni planetarie, suggerendo l’esistenza ‍di pianeti più⁣ ricchi di carbonio.

 

 

In conclusione, lo studio dei ghiacci nei dischi protoplanetari ⁢apre​ nuove frontiere nella ricerca ⁣astronomica,⁢ offrendo ‌preziose informazioni sulla formazione‌ dei pianeti ⁣e ‌sull’origine della vita nell’universo.

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