Il pericolo nascosto nei cosmetici di uso quotidiano
Quando si pensa alla formaldeide, l’immaginario collettivo rimanda a materiali da costruzione, laboratori o prodotti industriali, non certo a creme idratanti o shampoo. Eppure, questa sostanza cancerogena è presente in moltissimi prodotti di bellezza, spesso sotto forma di rilasciatori di formaldeide (FRP), usati come conservanti. Il problema è che tali cosmetici sono applicati direttamente sulla pelle o cuoio capelluto, aumentando significativamente l’esposizione a lungo termine a sostanze pericolose.
Uno studio recente del Silent Spring Institute, in collaborazione con la Columbia University, l’Occidental College e l’organizzazione Black Women for Wellness, ha analizzato la diffusione di queste sostanze tossiche nei prodotti per la cura personale, mettendo in luce disparità razziali e una regolamentazione ancora insufficiente negli Stati Uniti.
Formaldeide: cancerogeno noto, ma ancora diffuso
Classificata come cancerogeno umano dall’International Agency for Research on Cancer (IARC), la formaldeide è stata collegata a tumori al seno, sangue, utero e cavità nasali, oltre che a dermatite allergica da contatto. Eppure, rimane largamente impiegata nell’industria cosmetica.
Una recente indagine su 546 prodotti per la cura del corpo ha mostrato che circa il 13% conteneva rilasciatori di formaldeide, con una concentrazione particolarmente alta nei prodotti per capelli e creme per la pelle. Queste sostanze compaiono sotto denominazioni tecniche come quaternium-15, imidazolidinil urea o DMDM idantoina, quest’ultima presente in quasi la metà dei prodotti per la pelle e nel 58% dei prodotti per capelli con FRP.
Disparità razziali nell’esposizione ai prodotti tossici
Lo studio ha coinvolto 70 donne nere e latine residenti a South Los Angeles, chiedendo loro di registrare ogni prodotto utilizzato nell’arco di una settimana, tramite un’app mobile. A differenza di ricerche precedenti, il monitoraggio è stato molto più dettagliato e personalizzato, tenendo conto della composizione chimica reale di ciascun cosmetico.
I risultati sono allarmanti: oltre il 50% delle partecipanti ha usato almeno un prodotto contenente FRP ogni giorno. L’elevata esposizione è legata non solo alle abitudini d’uso, ma anche a pressioni culturali che spingono a conformarsi a canoni estetici eurocentrici, aumentando l’uso di rilassanti per capelli e altri prodotti fortemente trattanti.
Secondo Janette Robinson Flint, direttrice di Black Women for Wellness, il problema non è solo la presenza di sostanze tossiche, ma anche la mancanza di trasparenza. Le consumatrici spesso non riconoscono i nomi alternativi con cui questi composti vengono dichiarati in etichetta, rendendo quasi impossibile evitarli consapevolmente.
L’urgenza di regolamentazioni più severe
In Europa, così come in alcuni stati americani, l’uso di FRP è stato limitato o vietato. Negli Stati Uniti, tuttavia, la Food and Drug Administration (FDA) ha solo proposto nel 2023 un divieto nazionale sugli FRP nei trattamenti stiranti per capelli, ma non è ancora entrato in vigore.
Gli scienziati, come Robin Dodson, autrice principale dello studio, sottolineano che il vero obiettivo è rimuovere del tutto queste sostanze dai prodotti: non dovrebbero essere i consumatori a dover interpretare complicate liste di ingredienti chimici per tutelare la propria salute.
Fonti:
Silent Spring Institute – Taking Stock Study
International Agency for Research on Cancer – Formaldehyde classification
FDA – Hair Smoothing Products and Formaldehyde