Una sinfonia vivente: il Canone in Re risuona tra le ali delle cicale
In un sorprendente esperimento condotto all’Università di Tsukuba, in Giappone, un gruppo di scienziati ha orchestrato un evento tanto bizzarro quanto affascinante: un ensemble di cicale ha “eseguito” il Canone in Re di Pachelbel. La scena, per quanto possa sembrare uscita da un racconto di fantascienza, è frutto di un’interazione sofisticata tra biologia e tecnologia, capace di spingere i confini della biomimetica in direzioni mai esplorate prima.
Biomimetica e cyber-insetti: quando la natura incontra l’ingegno umano
Il principio ispiratore dietro questa impresa è la biomimetica, ovvero quella branca scientifica che trae ispirazione dalla natura per sviluppare nuove tecnologie. In questo caso, gli scienziati Yuga Tsukuda e Naoto Nishida hanno scelto di non imitare la cicala attraverso dispositivi robotici, ma di collaborare direttamente con l’organismo vivente, utilizzando elettrodi miniaturizzati capaci di stimolare selettivamente i muscoli responsabili del canto.
Attraverso stimoli elettrici inferiori a 2 volt, ogni cicala è stata guidata ad “intonare” una parte specifica della melodia. La scelta del Canone di Pachelbel non è casuale: la sua struttura armonica stratificata consente l’assegnazione di sezioni distinte a più esecutori. In questo modo, l’ensemble di cicale ha potuto interpretare la composizione in maniera coordinata, seppur con le inconfondibili sfumature organiche che rendono gli esseri viventi così imprevedibili.
Dalla Top Gun al codice Morse: le potenzialità pratiche degli insetti orchestrati
L’esperimento non si è limitato al celebre brano barocco. Le cicale-cantanti hanno persino riprodotto la colonna sonora del film Top Gun, a dimostrazione della versatilità del sistema. Il fine, tuttavia, va ben oltre l’intrattenimento. Gli scienziati immaginano una vasta gamma di applicazioni future per queste interfacce insetto-computer.
Secondo gli autori dello studio, questi insetti potrebbero agire come altoparlanti biologici a basso consumo energetico. Una singola cicala, grazie alla sua struttura corporea, è in grado di raggiungere fino a 120 decibel di volume con una stimolazione elettrica minima – appena pochi milliwatt. Questo li rende candidati ideali per sistemi di allarme naturali, potenzialmente impiegabili in ambienti isolati o in scenari di emergenza.
Comunicazione organica e monitoraggio ambientale: un futuro sorprendente
I ricercatori ipotizzano anche un uso in campo ambientale: modulando il ronzio degli insetti come una sorta di codice Morse sonoro, le cicale potrebbero trasmettere messaggi in caso di catastrofi naturali, indicando la presenza di gas pericolosi, variazioni di temperatura o persino l’equivalente acustico di un “sto bene” o “ho bisogno di aiuto”.
Come sottolineano Tsukuda e Nishida, l’esperimento dimostra che i sistemi viventi non sono mai meri ingranaggi di un meccanismo digitale: la loro autonomia emerge sempre sotto forma di variazione organica, imprevedibile e irripetibile. La musicalità imperfetta delle cicale, proprio per questo, ha reso l’esperimento ancora più straordinario.
Una nuova era tra natura e tecnologia: il suono del futuro è già tra noi
In una società dove la tecnologia tende spesso a sostituire la natura, questo progetto rappresenta un’inversione di tendenza: un’integrazione armoniosa, in cui l’essere vivente non viene ridotto a macchina, ma viene valorizzato come collaboratore intelligente. Le cicale cibernetiche non solo hanno cantato, ma hanno ricordato a tutti noi che la vita, anche quando interfacciata a un computer, resta viva, fragile, potente.
Fonte: IFLScience
Studio originale: Tsukuba University