Un selfie per svelare l’invecchiamento reale
Stabilire l’età biologica di un individuo partendo da un semplice autoscatto del viso è oggi possibile grazie a FaceAge, un algoritmo di Intelligenza Artificiale messo a punto da un team della Mass General Brigham, affiliato alla Scuola di Medicina di Harvard, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Digital Health (https://www.thelancet.com/journals/landig/article/PIIS2589-7500(24)00059-1/fulltext).
FaceAge non si limita a stimare l’età anagrafica, ma calcola un valore che riflette l’età biologica, ovvero quanto una persona “appare” in termini di salute e invecchiamento fisiologico. Questo parametro può discostarsi in modo significativo dall’età anagrafica, specialmente nei soggetti affetti da patologie oncologiche, sui quali l’algoritmo ha attribuito in media 5 anni in più rispetto alla loro data di nascita.
Un sistema predittivo per l’oncologia personalizzata
Addestrato su circa 59.000 fotografie di soggetti presumibilmente sani con età superiore ai 60 anni, FaceAge è stato successivamente validato su oltre 6.000 pazienti oncologici, utilizzando immagini raccolte immediatamente prima della radioterapia. I risultati hanno evidenziato che quanto più l’età biologica supera quella reale, tanto maggiore è il rischio di mortalità per i pazienti. In particolare, i soggetti con un’età biologica stimata superiore agli 85 anni hanno mostrato una prognosi più negativa.
Questa capacità predittiva potrebbe aiutare i clinici a personalizzare i trattamenti, distinguendo i pazienti che possono affrontare terapie aggressive da quelli che richiedono un approccio più cauto e delicato.
Segni sottili, non estetici
A differenza dell’occhio umano, FaceAge attribuisce minore rilevanza a caratteristiche visibili come calvizie o capelli grigi e maggiore attenzione a micro-cambiamenti nel tono muscolare del volto. Questo indica un’analisi più approfondita e meno soggetta a giudizi estetici superficiali, rendendo l’algoritmo potenzialmente più oggettivo.
Un dilemma etico in divenire
Tuttavia, l’uso di tecnologie come FaceAge solleva questioni etiche rilevanti. Scoprire di avere un’età biologica superiore a quella reale potrebbe stimolare comportamenti salutari, ma anche generare ansia o discriminazione. Inoltre, vi è il rischio concreto che questi strumenti vengano impiegati da compagnie assicurative o datori di lavoro in modi contrari all’interesse individuale.
Secondo Hugo Aerts, uno dei coordinatori del progetto, “è fondamentale assicurarsi che queste tecnologie vengano impiegate esclusivamente per il bene del paziente”.