La proteina Mitch e la sua funzione chiave nei mitocondri
Nel cuore dell’attività cellulare, i mitocondri rappresentano le centrali energetiche delle cellule. Proprio qui si annida una proteina chiamata MTCH2, soprannominata “Mitch”, che si è rivelata essere una leva metabolica fondamentale. A isolarla sono stati gli scienziati dell’Istituto Weizmann di Scienze in Israele, guidati da Atan Gross. Inizialmente scoperta nei topi da laboratorio, la proteina ha subito attratto l’attenzione per la sua capacità di regolare il destino dei lipidi all’interno delle cellule.
Quando Mitch viene eliminata, si osserva una diminuzione significativa dei grassi accumulati nelle membrane cellulari, ma anche un aumento della degradazione lipidica per produrre energia. Le cellule private di questa proteina, infatti, bruciano più carboidrati e lipidi, aumentando la loro capacità di produrre energia e riducendo parallelamente la formazione di nuove cellule adipose.
Dai topi agli esseri umani: la scoperta si estende alle cellule umane
Nel nuovo studio pubblicato su The EMBO Journal (https://www.embopress.org/doi/full/10.15252/embj.2023113763), il team di Gross ha dimostrato che i risultati osservati nei roditori possono essere riprodotti nelle cellule umane in laboratorio. Quando Mitch viene silenziata geneticamente, oltre 100 metaboliti intracellulari mostrano cambiamenti: tra questi, un aumento della respirazione cellulare, processo chiave nella trasformazione dei nutrienti in energia, è risultato particolarmente significativo.
Secondo Sabita Chourasia, dottoranda e prima autrice dello studio, ciò spiegherebbe anche l’aumento della resistenza muscolare osservato nei topi privati della proteina. I mitocondri, senza Mitch, si separano e perdono efficienza nella produzione di energia, costringendo la cellula a consumare più substrati energetici per mantenere lo stesso output.
Una barriera contro l’obesità: il ruolo nella differenziazione adiposa
L’impatto più sorprendente riguarda il blocco della differenziazione adiposa. Le cellule progenitrici, ovvero cellule ancora indifferenziate, non riescono a trasformarsi in cellule adipose mature se private di MTCH2. Questo avviene perché viene interrotta la sintesi delle membrane cellulari, processo fondamentale per permettere alle cellule di accrescersi e specializzarsi.
Gross sottolinea che Mitch regola anche l’espressione genica, necessaria affinché queste cellule si trasformino in adipociti. Senza Mitch, viene soppressa l’espressione dei geni coinvolti, limitando fortemente la possibilità che nuove cellule adipose si formino. In sostanza, Mitch sembra decidere se il grasso si accumula oppure no.
Limiti e potenziali effetti collaterali: non tutto è oro quel che brucia
Nonostante il fascino della scoperta, non è ancora il momento di cantare vittoria. L’eliminazione di Mitch, pur aumentando la combustione dei grassi, potrebbe avere effetti collaterali preoccupanti. Nel 2017, lo stesso gruppo di ricerca ha associato l’assenza della proteina a deficit cognitivi severi, inclusa la perdita di memoria spaziale e una maggiore vulnerabilità all’Alzheimer.
Inoltre, le terapie geniche, che potrebbero intervenire direttamente su MTCH2, non sono attualmente praticabili per applicazioni comuni come la perdita di peso. Queste tecnologie sono ancora limitate a contesti clinici rari e specifici.
Verso nuove frontiere nella lotta all’obesità
Nonostante le limitazioni, questa scoperta apre una nuova finestra sulla fisiologia dell’obesità, evidenziando che l’accumulo di grasso non è soltanto una questione di introito calorico, ma anche di funzionamento cellulare profondo. Capire il ruolo di Mitch potrebbe portare a strategie terapeutiche innovative, mirate a modificare la risposta cellulare all’eccesso di nutrienti, senza affidarsi esclusivamente a regimi alimentari restrittivi o farmaci dalle numerose controindicazioni.