Un’intesa tra tecnologia e natura nel cuore del Wyoming
Nel Parco Nazionale di Yellowstone, il celebre ululato del lupo, un suono che riecheggia da secoli tra le Montagne Rocciose, diventa ora uno strumento prezioso per la scienza. Grazie a una partnership innovativa tra la Colossal Foundation, Yellowstone Forever e il Yellowstone Wolf Project, è in corso un progetto che unisce intelligenza artificiale e monitoraggio acustico per migliorare la comprensione e la protezione delle popolazioni lupine.
L’iniziativa sfrutta il potere dell’apprendimento automatico per decifrare il complesso linguaggio sonoro dei lupi, interpretando i messaggi nascosti negli ululati che scandiscono il ritmo vitale del parco.
Ululati come codice sociale: il linguaggio dei lupi
I lupi grigi di Yellowstone comunicano attraverso una complessa gamma di vocalizzazioni, tra cui ringhi, guaiti, latrati e gemiti. Ma è l’ululato il vero centro del loro universo sociale. Questo suono profondo e prolungato, udibile fino a otto chilometri di distanza, funge da strumento di coesione del branco, da avvertimento per i rivali e da richiamo territoriale.
Gli ululati corali, sempre più complessi quanto più numerosi sono i lupi coinvolti, rappresentano un indicatore chiave dello stato del branco e delle dinamiche interindividuali.
Telecamere e IA per ascoltare l’ecosistema
Per registrare, analizzare e interpretare questi segnali acustici, verranno installate 25 unità GrizCam, sviluppate dalla Grizzly Systems Inc. Le camere, capaci di registrare video panoramici a 360 gradi insieme all’audio, saranno posizionate nei pressi delle tane dei lupi.
Secondo Matt James, Chief Animal Officer di Colossal, queste tecnologie consentono di collegare il suono al comportamento. Un ululato rilevato da un microfono può essere associato all’immagine del lupo che lo ha emesso pochi minuti dopo, permettendo un’analisi in tempo reale delle interazioni sociali e dei movimenti del branco.
Inoltre, il sistema può registrare rumori umani, come gli spari, fungendo da sistema d’allerta passivo per la protezione della fauna selvatica.
Algoritmi che imparano a “parlare lupo”
I dati raccolti saranno elaborati da un algoritmo di machine learning sviluppato da Colossal in sole due settimane. Questo strumento è già capace di classificare gli ululati con un’accuratezza del 92%, distinguendo tra vocalizzazioni territoriali, di richiamo o d’allarme, e stimando la composizione e le dimensioni dei branchi.
Il modello, costantemente ottimizzato con nuovi dati, verrà reso disponibile a livello globale per aiutare altri progetti di conservazione del lupo e, più in generale, della fauna selvatica.
Dal Montana all’Idaho: una rete per il futuro della biodiversità
Il progetto non si fermerà a Yellowstone. Colossal prevede l’estensione di questa tecnologia alle terre tribali dell’Idaho, in collaborazione con la tribù Nez Perce. Questo segna un passo importante verso una conservazione condivisa, in cui le comunità indigene, che da secoli convivono con i lupi, diventano protagoniste della salvaguardia ambientale.
Come ricorda James, l’assenza dei lupi per buona parte del secolo scorso ha portato a squilibri ecologici drammatici: popolazioni di alci fuori controllo, degrado della vegetazione e diminuzione dei castori. Il ritorno dei lupi ha lentamente ristabilito l’equilibrio naturale, confermandoli come specie chiave di volta.