
Il rischio associato a un possibile collasso del Cumbre Vieja a La Palma non è un’ipotesi priva di precedenti. Nella storia geologica terrestre, esistono numerosi esempi di frane vulcaniche che hanno innescato tsunami devastanti, alcuni dei quali hanno modificato profondamente le coste e le popolazioni coinvolte.
Questi eventi, pur rari, offrono importanti insegnamenti su come si sviluppa il processo di frana e sulla natura delle onde generate.
Il caso di Ritter Island, Papua Nuova Guinea (1888)
Uno degli episodi meglio documentati è il collasso del vulcano di Ritter Island nel 1888. In seguito a una massiccia eruzione, il fianco del vulcano crollò improvvisamente nell’oceano, generando un’onda di tsunami alta oltre 15 metri, che si abbatté sulle isole circostanti.
Le testimonianze riportano che:
- Il collasso coinvolse circa 5 km³ di materiale.
- Le onde raggiunsero la costa a una velocità sorprendente, con danni estesi fino a 700 chilometri di distanza.
- Il numero di vittime fu stimato tra 500 e 3000 persone.
Questo evento viene considerato il modello naturale più vicino alle simulazioni di frana di La Palma, sebbene in scala minore.
Il crollo del Monte St. Helens, Stati Uniti (1980)
Anche il famigerato Monte St. Helens nello stato di Washington subì un enorme collasso parziale durante l’eruzione del 18 maggio 1980. Sebbene il fenomeno avvenne su terraferma e non generò un vero tsunami oceanico, rappresenta uno dei più spettacolari esempi recenti di frana gravitazionale vulcanica.
La frana:
- Fu innescata da un forte terremoto locale.
- Rimosse oltre 2,5 km³ di materiale.
- Creò un’ondata interna nel Lago Spirit, causando un’onda alta più di 250 metri.
Questo caso ha fornito fondamentali dati sulla dinamica dei crolli vulcanici improvvisi.
Il megatsunami di Lituya Bay, Alaska (1958)
Sebbene non causato da un vulcano, il megatsunami di Lituya Bay è strettamente collegato agli studi sulle frane rapide. Un’enorme frana di roccia scivolò in un fiordo glaciale, spingendo l’acqua ad altezze record.
Alcuni dati significativi:
- L’onda raggiunse 524 metri di altezza, il più alto tsunami mai registrato.
- L’evento fu provocato da un terremoto di magnitudo 7.8.
- Anche se in un’area remota, causò diverse vittime e distrusse tutta la vegetazione sulle pareti circostanti.
Questo evento ha confermato come piccole masse in rapido movimento possano generare onde mostruose in bacini chiusi.
I grandi collassi delle isole Hawaii
Le isole Hawaii, come documentato da studi geologici (fonte: USGS – Hawaiian Landslides), hanno vissuto numerosi crolli su scala gigantesca in tempi geologici:
- Circa 100.000 anni fa, il fianco del vulcano Mauna Loa crollò, provocando enormi frane sottomarine.
- Le dimensioni delle masse coinvolte furono persino superiori a quelle simulate per La Palma, superando i 5000 km³.
- Alcuni ricercatori ritengono che questi collassi abbiano potuto causare tsunami transpacifici, sebbene manchino dati archeologici diretti vista l’epoca remota.
Questi crolli hawaiani rafforzano l’idea che grandi isole vulcaniche, nel tempo, possono diventare instabili e cedere con effetti potenzialmente globali.
Cosa insegnano i precedenti geologici al caso di La Palma
I dati raccolti dagli eventi storici e preistorici dimostrano che:
- Il collasso di fianco vulcanico è un processo reale e non solo teorico.
- Le dimensioni del collasso influenzano direttamente la potenza e la portata dello tsunami.
- Fattori come la velocità del crollo e la profondità dell’acqua giocano un ruolo fondamentale nell’amplificazione delle onde.
Queste osservazioni hanno ispirato i moderni modelli di simulazione per Cumbre Vieja, che cercano di evitare sia catastrofismi inutili sia sottovalutazioni pericolose del rischio.