In Italia, la regolamentazione del percorso di transizione di genere si fonda principalmente sulla Legge 164/1982, successivamente interpretata e integrata da numerose pronunce giurisprudenziali. Tra i cambiamenti più rilevanti, si segnala la sentenza della Corte di Cassazione n. 15138/2015, che ha chiarito come l’intervento chirurgico non sia condizione necessaria per la rettifica anagrafica del genere. A ribadire questo principio, è intervenuta anche la Corte Costituzionale con la sentenza n. 221/2015, sottolineando che il diritto all’identità di genere prevale sull’adesione ai caratteri sessuali biologici (Fonte: Corte Costituzionale).
La procedura inizia generalmente con un’istanza presso il Tribunale ordinario competente per residenza, accompagnata da documentazione clinica attestante il percorso di affermazione di genere. Solo dopo l’autorizzazione del giudice è possibile aggiornare i dati anagrafici.
Le tappe del percorso medico e psicologico
Supporto psicologico e diagnosi di disforia di genere
Il primo passo cruciale è la presa in carico psicologica e/o psichiatrica. Gli specialisti devono rilasciare una diagnosi di disforia di genere, secondo i criteri del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) (Fonte: American Psychiatric Association). L’obiettivo non è patologizzare, bensì confermare la persistenza, la consistenza e la permanenza della condizione.
Terapia ormonale sostitutiva
Successivamente, si intraprende un percorso endocrinologico che può prevedere:
- Terapia femminilizzante con estrogeni e antiandrogeni (per persone MtF).
- Terapia mascolinizzante con testosterone (per persone FtM).
La terapia viene avviata dopo un’accurata valutazione clinica e il consenso informato. Le linee guida internazionali, come quelle della World Professional Association for Transgender Health (WPATH) (Fonte: WPATH Standards of Care v8), raccomandano un monitoraggio continuo degli effetti ormonali e dei possibili effetti collaterali.
Iter legale presso il Tribunale
Dopo alcuni mesi o anni di percorso psicologico ed endocrinologico, si può avviare la procedura di rettifica anagrafica. La documentazione presentata in Tribunale include:
- Diagnosi psichiatrica di disforia di genere.
- Relazione endocrinologica attestante l’avvio della terapia ormonale.
- Relazione psicologica che certifichi la stabilità della decisione di transizione.
Nonostante non sia obbligatorio sottoporsi a interventi chirurgici, la persona può scegliere autonomamente se e quando intraprendere operazioni di adeguamento fisico.
Interventi chirurgici disponibili in Italia
Chirurgia per persone MtF
Vaginoplastica o vulvo-vaginoplastica:
È il principale intervento per creare una neovagina, che permette sia una funzione estetica che sessuale. Le tecniche principali includono la inversione peniena e l’utilizzo di innesti cutanei (Fonte: National Institutes of Health (NIH)).
Mastoplastica additiva:
La somministrazione di estrogeni può non essere sufficiente per sviluppare un seno di dimensioni soddisfacenti; in tali casi si procede chirurgicamente all’inserimento di protesi mammarie (Fonte: SICPRE).
Femminilizzazione facciale:
Interventi come riduzione della fronte, mentoplastica, rinoplastica e lifting facciale aiutano a ottenere un volto più conforme ai canoni estetici femminili (Fonte: Journal of Facial Plastic Surgery).
Chirurgia delle corde vocali:
Poiché la terapia ormonale non modifica la voce nelle persone MtF, si può intervenire chirurgicamente attraverso tecniche come il Wendler glottoplasty per rendere la voce più acuta.
Chirurgia per persone FtM
Mastectomia sottocutanea:
Consiste nella rimozione del tessuto mammario, ricostruendo un torace maschile. È uno degli interventi più richiesti e più accessibili anche tramite il Sistema Sanitario Nazionale.
Isterectomia e ovariectomia:
Questi interventi eliminano gli organi riproduttivi femminili, riducendo la necessità di assunzione ormonale a lungo termine.
Metoidioplastica:
Tecnica che utilizza il clitoride ingrandito dagli ormoni per creare un piccolo pene, consentendo la funzione erettile naturale (Fonte: European Urology Journal).
Falloplastica:
Intervento più complesso e invasivo, che prevede la creazione di un neofallo utilizzando lembi cutanei prelevati da zone come l’avambraccio o la coscia (Fonte: International Journal of Transgender Health).
Costi, tempi d’attesa e detrazioni fiscali
Gli interventi di riassegnazione di genere possono essere effettuati tramite strutture pubbliche convenzionate o privatamente. Nel primo caso, i tempi di attesa possono superare i 24 mesi in alcune Regioni come Lombardia e Lazio.
Dal 2015, una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate (Fonte: Agenzia delle Entrate – Risoluzione n. 9/E/2015) permette la detrazione delle spese mediche sostenute per il trattamento della disforia di genere, sia ormonali che chirurgiche.
Strutture di riferimento in Italia
Tra i principali centri specializzati si segnalano:
- Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma, uno dei pochi ospedali pubblici che offre un percorso completo multidisciplinare.
- Ospedale Careggi di Firenze, dove esiste un’equipe dedicata alla transizione di genere.
- Policlinico di Bari, che ha recentemente avviato un programma sperimentale per la chirurgia di affermazione di genere (Fonte: Ministero della Salute).
Aspetti psicologici e post-operatori
Supporto psicoterapeutico continuo
Il supporto psicologico continua a essere centrale anche dopo gli interventi chirurgici. I percorsi di follow-up mirano a monitorare la qualità della vita, la soddisfazione corporea e il benessere psicosociale (Fonte: Psychology and Sexuality Journal).
Rischi e complicazioni
Gli interventi chirurgici, pur avanzati, non sono privi di rischi. Le complicazioni più comuni includono:
- Infezioni post-operatorie
- Stenosi uretrali dopo vaginoplastica o falloplastica
- Necrosi parziale dei tessuti
- Difficoltà funzionali sessuali (Fonte: Annals of Plastic Surgery).
La necessità di ulteriori interventi correttivi è stimata intorno al 20-30% dei casi.
Evoluzione giurisprudenziale recente
Una sentenza storica del Tribunale di Trapani del 6 luglio 2023 ha riconosciuto il diritto di una persona transgender a ottenere la rettifica anagrafica senza interventi chirurgici né assunzione di ormoni (Fonte: Il Sole 24 Ore). Questo ha segnato un importante progresso nella tutela dei diritti umani in Italia, ampliando la libertà di autodeterminazione di genere.